La Donna al centro del Festival del Cinema di Frontiera di Marzamemi

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Con il cortometraggio fuori concorso “Donna oltre il cancro” di Francesco Sciacca che ne firma la regia, l’associazione ACTO Sicilia (Alleanza Contro Tumore Ovarico) si presenta al pubblico del Festival Internazionale del Cinema di Frontiera di Marzamemi, giunto quest’anno alla ventunesima edizione, lanciando un inno alla vita. Un messaggio  di speranza, di lotta contro un tumore ancora troppo sconosciuto, che in Sicilia conta circa 500 pazienti l’anno. Giovani donne, la cui vita si è ritrovata difronte ad un bivio: subire la malattia o conviverci. “Essere qui ad un evento così importante ci emoziona anche per il messaggio positivo che vogliamo lanciare  – commenta Daniela Spampinato, presidente ACTO Sicilia –  noi siamo delle pazienti che stiamo lottando per una malattia, anzi chiamiamolo con il  suo nome “cancro”, con il quale convivere, provando a migliorare la qualità della nostra vita”. “Partecipare significa anche svegliare le coscienze, arrivando al cuore delle persone– spiega la vice presidente Annamaria Motta – facendo  conoscere la nostra realtà. Parlare a tante altre donne su come si può affrontare la malattia, supportando le famiglie, i figli. “E naturalmente – aggiunge Daniela Spampinato –sostenere la ricerca e fare informazione”. L’associazione ACTO Sicilia nasce a gennaio scorso, con il supporto del Comitato Tecnico Scientifico presieduto dal professore Paolo Scollo, primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Cannizzaro di Catania.

Un progetto “Donna oltre il cancro” che nasce qualche mese fa da un’idea dell’oncologa Giusy Scandurra, direttore F.F. dell’U.O.C. di Oncologia Medica dell’ospedale Cannizzaro e realizzata dal regista Francesco Sciacca, siciliano di nascita, milanese per formazione professionale, grazie anche alla collaborazione dello stilista Marco Strano, del make up artist Orazio Tomarchio e della Truccheria Cherie.

“Essere qui assieme alle mie pazienti, con  gli uomini e le donne che con me vivono il reparto – commenta Giusy Scandurra

responsabile per l’Oncologia Medica anche del progetto di “Preservazione della fertilità nel paziente oncologico” e responsabile della gestione dei tumori mammari e ginecologici – non solo mi procura una grande emozione, ma mi da pure l’opportunità di realizzare un obiettivo fondamentale per noi: fare conoscere quanto più possibile il tumore ovarico, di cui ancora si parla troppo poco, che ha dei sintomi così subdoli e misconosciuti che molte di noi donne, soprattutto se non facciamo regolarmente visite ginecologiche e una ecografia transvaginale l’anno, non riusciamo a percepirla come una patologia pericolosa. Per accendere i riflettori abbiamo utilizzato perfino il canale del cinema. Noi siamo in questa meravigliosa piazza di Marzamemi per dire come si possa riuscire a sopravvivere al cancro e a vivere nonostante il cancro, ma soprattutto, raccomandare alle donne tutte di non rimandare mai i controlli”.

In quindici minuti, “Donna oltre il cancro” racconta le storie di tre pazienti dal giorno dopo la scoperta della malattia, l’inesorabile cambiamento del corpo e la lenta conquista di una nuova consapevolezza e l’accettazione di una bellezza che resta intatta nonostante il calvario della cura; e poi, il rapporto con il compagno, con i figli, le relazioni sociali ri-declinate su diversi e inaspettati parametri. “Per me è stato un privilegio poter lavorare con loro – racconta il regista e sceneggiatore del cortometraggio – ciò che mi hanno trasmesso è stato indescrivibile, in termini di umanità e di carica emotiva. Il merito è da attribuirsi alla stretta alleanza creata da ACTO tra paziente, famiglia e medici. Calarsi nelle loro realtà e rappresentandole nella sorprendente naturalezza è stato facile per me e lo è stato anche per loro, sostenute da una vitalità fuori dal comune”.

Parole semplici, una straordinaria fotografia e sequenze di immagini e di suoni in “Donna oltre il cancro” che segnano il ritmo di un quotidiano che se da un lato non fa sconti, dall’altro regala il dono prezioso del tempo recuperato, del dettaglio afferrato che scalda il cuore, come il gesto familiare di due mani che si stringono l’una all’altra, che si trasforma nel messaggio più importante. Ed è tutto lì: amore, amicizia, coraggio, compassione, forza e alleanza.   

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