Il Respiro dell’Africa: quando il viaggio si trasforma in esperienza di vita

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Il romanzo d’esordio di Lorenzo Marchese, tra sete di conoscenza ed analisi del presente di un continente antico, dal passato millenario ricco di storia ed antiche civiltà e le tante contraddizioni del suo presente

di Anna Studiale

Un uomo con la passione per il viaggio. Sono queste le parole con le quali si potrebbe presentare Lorenzo Marchese. Ma la sua realtà va ben al di là del semplice “viaggiare”, come nell’accezione comune si è soliti definire tale verbo.

Lorenzo è un avvocato, molto esperto nel settore del penale ma anche grande sportivo con la passione per il tennistavolo, disciplina che lo ha visto per dodici anni tra i protagonisti del Campionato Italiano di Serie A; vive a Palermo ed ha da poco superato la soglia dei cinquant’anni, la fase della vita di un uomo identificata molto spesso anche come quella della piena maturità, un momento che egli ha voluto segnare in modo indelebile con la pubblicazione, la scorsa primavera, del suo primo libro, Il Respiro dell’Africa, edito da Book Sprint Edizioni,  un’opera che rappresenta il compendio non solo di una semplice passione che lo spinge, sin da adolescente, a girare il globo, ma di quella che, in realtà, rappresenta l’elemento essenziale della sua vita.

È quasi la fine del 2010 quando Lorenzo intraprende un viaggio molto speciale in Africa partendo dalla Tunisia e con l’obiettivo di raggiungere l’estrema punta sud del Continente, Cape Agulhas, in Sudafrica. Tanti i confini varcati, i popoli e le culture con le quali Lorenzo, appena quarantenne, è entrato in contatto passando dalla Tunisia alla Libia non senza fare una tappa in Israele per poi recarsi in Egitto e, da qui, seguendo il Nilo, scendendo giù, a sud, verso il Sudan, l’Etiopia, il Kenya, l’Uganda, la Repubblica Democratica del Congo, il Burundi ed il Ruanda, la Tanzania, il Malawi, lo Zambia e lo Zimbabwe ed, infine, la tappa finale, il Sudafrica.

Il viaggio è durato dieci mesi e gli ha permesso non solo di conoscere una miriade di luoghi, paesaggi, culture, etnie e modi di vivere propri dei popoli africani molto spesso poco conosciuti a noi occidentali ma anche le tante problematiche politiche che da secoli tormentano la storia del Continente, tra guerre civili, odi razziali e religiosi, continui sconvolgimenti politici dei quali lo stesso autore traccia un’attenta ed acuta analisi all’interno del suo racconto, facendo un equilibrato uso di approfondite digressioni storico-politiche intervallandole con quello che è il suo personale “diario” in cui il protagonista non è solo chi fa il viaggio ma lo sono soprattutto la miriade di volti, di colori, di persone con le loro storie che  egli non semplicemente cerca di conoscere ma con le quali riesce a creare dei veri ponti  di empatia e condivisione spirituale.

“Con Il Respiro dell’Africa ho voluto condividere bellezza perché per me l’Africa è bellezza, intesa non nei canoni come la intendiamo noi ma in quelli delle emozioni che lì sono perenni, continue e di tipologie diverse. Molto spesso la gente non si reca in Africa se non per sostare in un anonimo villaggio turistico in Kenya, Tunisia o Marocco. Vero è che tante regioni hanno problemi, altre, invece, sono assolutamente tranquille e pacifiche ed il dono più grosso che si riceve è l’accoglienza unito alla gioia con le quali le persone ti aprono le porte del loro mondo”.  Sono queste le riflessioni di Lorenzo il quale, però, non nasconde alcuni aspetti fondamentali che fanno parte del presente del “Continente Nero”: “L’Africa è un posto in cui vi sono anche tante cose molto brutte come le guerre civili, è stato sempre considerato come un luogo da depredare perché è ricchissimo di risorse naturali ma, in realtà, noi abbiamo ancora tanto da imparare dagli africani in termini di valori, di gioia della vita, di condivisione di quello che si possiede, di solidarietà, tutti valori che oggi, nella nostra civiltà occidentale profondamente egoistica, abbiamo dimenticato. Di certo l’Africa di oggi è ancora un posto molto indietro da un punto di vista tecnologico ma sotto il profilo dei valori credo che sia avanti”.

Da qui la sua riflessione si allarga al  viaggio quale strumento non solo di conoscenza di mondi lontani dal nostro, diversi e per nulla facilmente riconducibili ai nostri canoni culturali: è questo l’universo in cui durante tutta la sua esistenza ha scelto di “navigare” Lorenzo e lo ha fatto con gli occhi di chi, una volta partito dalla sua città, si spoglia della propria identità per osservare, nel tentativo di fare propria, con curiosità e senza la lente del giudizio, quella dei posti che si è trovato a visitare. In questo vi è molto di un antropologo postmoderno che, pur non rifiutando la sua civiltà, ritrova la sua dimensione in quel continuo ed incessante bisogno di confrontarsi con l’”altro” lontano dal suo mondo ma non estraneo alla sua anima. Da qui si plasma una vita trascorsa a girare il globo, visitando tutti i continenti, sentendone gli odori, catturandone i colori con la sua reflex, unica e sempre fedele compagna di viaggio, nel tentativo di fermare ogni istante di una vita vissuta, di certo, su altre dimensioni mentali oltre che spirituali. Da qui una continua inquietudine che sa di sete di conoscenza, di scoperta di culture e di incontri speciali con persone che, seppure vivano in posti da noi molto lontani, ci sono vicine per quel senso di umanità che, nei fatti, si tramuta in sorrisi, abbracci, senso dell’ospitalità e amicizie che il viaggiare nel corso degli anni gli ha donato. E poco hanno pesato nella mente di Lorenzo i tanti limiti e le difficoltà pur sempre presenti nei tanti viaggi difficili e, di certo, molto complicati che egli ha intrapreso sia per le distanze percorse che per le difficoltà burocratiche che, di volta in volta, ha dovuto affrontare per superare i confini nazionali di parecchi Stati.

Nel corso del suo viaggio Lorenzo ha anche avuto la fortuna di essere accolto anche da quelle che noi definiamo come “tribù primitive”, un’esperienza singolare a proposito della quale afferma: “Le etnie sono la vera essenza dell’Africa, un continente in cui non esistevano gli stati prima dell’Ottocento, quando arrivarono gli europei. Mi ritorna in mente il complesso caleidoscopio di tribù primitive che vivono nel sud dell’Etiopia, nella valle del fiume Omo, un posto in cui ho avuto la sensazione di fare un salto nel passato. In loro alberga quella tensione propria di chi da un lato è aperto al mondo ma dall’altro rimane grandemente fiero e geloso custode della propria diversità. Tuttavia anche in quei posti è arrivato internet e il telefonino e, probabilmente, col tempo anche queste culture primitive saranno completamente assorbite dalla modernità. Io ho avuto la fortuna di vederle e poterle raccontare nel mio libro”. Ma in Lorenzo alberga una consapevolezza importante che ha portato dentro di sé: ”Io ritengo che il viaggio debba essere il prius fondamentale per conoscersi e questo lo si può sperimentare quando si va in posti molto lontani e differenti da quello a cui si appartiene, che mettono in difficoltà anche le cose più banali che ciascuno di noi è abituato a fare ma tutto ciò per me è stato un grande dono e, di certo, mi ha trasmesso tanta ricchezza interiore”. Così come è stato un grande dono la possibilità di poter condividere con le diverse persone che ha incontrato anche quella che è il suo sport preferito: “Ho giocato sempre a tennistavolo in tutti i continenti che ho visitato, ho sempre portato bandierine, fotografie, caramelle ai bambini facendoli tanto divertire; è uno sport che ha sempre unito regalandomi anche delle splendide amicizie”.

Il Respiro dell’Africa per Lorenzo rappresenta oggi il presente di un uomo che mediante la scrittura si concede un ulteriore momento di solitudine e riflessione in cui poter rivivere da casa, a distanza di tempo, la bellezza che i suoi occhi hanno visto nella speranza che la parola scritta doni ali di libertà e sogno anche a chi, a differenza di lui, non ha mai viaggiato né lo potrà mai fare.

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