Dia: Sicilia orientale, gruppi autonomi prima avversi ora con Cosa Nostra

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“Nell’area centro-orientale della Sicilia a Cosa nostra si affiancano altre compagini di matrice mafiosa tra di esse un particolare rilievo è da attribuire alla Stidda la quale è costituita da gruppi autonomi che operano secondo un modello di tipo orizzontale. Tali sodalizi sono inizialmente nati in contrapposizione a Cosa nostra ma oggi ricercano con la stessa accordi funzionali alla cooperazione negli affari illeciti”. E’ quanto emerge dal rapporto semestrale della Direzione Investigativa Antimafia.

“Cosa nostra catanese ha ridotto uso violenza ma resta elemento connaturante

Anche Cosa nostra catanese ha, in termini generali, “compiuto un’evoluzione verso una minore violenza privilegiando azioni utili ad agevolare infiltrazioni in ambienti professionali, nelle amministrazioni pubbliche e nell’economia legale”. La violenza resta “un elemento connaturante della mafia che può limitarne l’uso ma riutilizzarla se ritenuta funzionale al raggiungimento di obiettivi prioritari”. E’ quanto rileva la Dia Le organizzazioni mafiose catanesi “continuano a rivestire un ruolo egemonico nell’intera area orientale dell’isola comprese le zone peloritana-nebroidea e ampi territori dell’ennese”.

Al vertice le famiglie di cosa nostra etnea dei Santapaola-Ercolano, dei Mazzei e dei La Rocca, “mentre residuale è l’autonoma operatività della famiglia di Ramacca”. Secondo la Dia, “la famiglia Santapaola Ercolano opera con i propri affiliati nel territorio urbano e agisce nella provincia etnea e in quelle limitrofe in collaborazione con i sodalizi locali”. Gli equilibri associativi delle formazioni catanesi, evidenzia la relazione, “restano tuttavia precari, così come gli accordi interclanici di natura spartitoria. Pur nel quadro di un prevalente interesse delle varie formazioni a mantenere una pax mafiosa funzionale alla realizzazione degli interessi criminali, non possono escludersi momenti di frizione e di possibile ulteriore scontro anche violento”.

“Nel catanese gruppi criminali stranieri, strutturati i sodalizi nigeriani”

“Particolare attenzione merita la presenza nel territorio catanese di gruppi criminali stranieri. Si tratta di sodalizi dediti in alcuni quartieri specifici, allo sfruttamento della prostituzione, del lavoro nero e del caporalato, al commercio di prodotti contraffatti e allo spaccio di droga. Particolarmente strutturati risultano i sodalizi nigeriani”, si evidenzia nella relazione della Dia.

“Nell’ennese le mani di Cosa nostra sui contributi Ue per sviluppo rurale”

Le mani di Cosa Nostra sui contributi europei per il sostegno allo sviluppo rurale. E’ uno dei particolari che emerge dalla relazione per il secondo semestre 2020 della Dia sulla provincia di Enna. “Sempre alta è l’attenzione nel contrasto all’indebita percezione dei contributi comunitari per il sostegno allo sviluppo rurale – si legge – Il fenomeno devia ingenti flussi finanziari che di fatto risultano sottratti al reale sostegno delle attività produttive ed allo sviluppo del comparto. Tutto ciò avviene sia a opera di soggetti non direttamente legati alle famiglie, sia mediante il diretto interesse delle consorterie mafiose”. 

Esempio ne è l’operazione ‘New Park’ della Guardia di finanza che ha svelato “un sistema di truffe per l’assegnazione di pascoli di proprietà del Comune di Troina (Enna) in favore di soggetti ritenuti vicini ad ambienti mafiosi ennesi e messinesi, con la connivenza di alcuni direttori pro-tempore dell’Azienda speciale silvopastorale. Gli imprenditori agricoli indagati, avvalendosi del metodo mafioso e della forza d’intimidazione, hanno di fatto monopolizzato le procedure negoziali scoraggiando l’accesso di concorrenti e ottenendo l’assegnazione dei terreni mediante la presentazione di offerte minime previamente concordate. Le illecite aggiudicazioni hanno consentito la percezione indebita di contributi comunitari per un importo complessivo di circa 2,5 milioni di euro”.

“Messina crocevia di matrici criminali, attenzione a rapporti con ‘ndrangheta”

Il territorio della provincia di Messina “costituisce il crocevia di varie matrici criminali. L’influenza di cosa nostra palermitana e catanese con le loro peculiari caratteristiche hanno infatti contribuito a creare una realtà eterogenea”. I gruppi mafiosi ‘barcellonesi’ e quelli dell’area ‘nebroidea’ hanno assunto “strutturazioni e metodi operativi assimilabili a quelli di cosa nostra palermitana”, mentre “le ingerenze delle consorterie catanesi appaiono significative nelle aree di confine tra le province e nel capoluogo”.

“Sono stati inoltre riscontrati rapporti con le vicine cosche calabresi soprattutto per l’approvvigionamento di stupefacenti”. Così nella relazione della Dia. In particolare, il rapporto costante con la criminalità calabrese emerso dalle risultanze investigative è, per il procuratore distrettuale di Messina Maurizio De Lucia, “aspetto su cui va posta la massima attenzione dal punto di vista della prospettazione futura, avendo ragione di ritenere che la ‘ndrangheta possa in futuro utilizzare lo stesso canale individuato per gli stupefacenti anche per altri traffici, in particolare quello del reinvestimento dei capitali”.

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