Catena Fiorello Galeano e il suo “viaggio” con Amuri

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Fa tappa a Castelbuono (Pa) il tour siciliano di presentazione dell’ultima “fatica letteraria” della scrittrice siciliana in cui racconta il suo universo umano e letterario e la bellezza della Sicilia, grande protagonista delle sue opere

di Anna Studiale

Castelbuono (PA) – È il tardo pomeriggio di domenica, 29 agosto, a Castelbuono quando nella suggestiva cornice del Chiostro di San Francesco, sede del prestigioso Museo Naturalistico Francesco Minà Palumbo, un buon numero di spettatori attende con gioia l’evento patrocinato dal Comune di Castelbuono ed organizzato da DEMEA Eventi Culturali in occasione del tour siciliano di Catena Fiorello Galeano per la presentazione del suo ultimo romanzo pubblicato proprio quest’anno dalla casa editrice Giunti dal titolo Amuri. Un’opera della quale Catena aveva già accennato nei social lo scorso inverno facendo riferimento proprio al suo titolo, «Perché ho scelto di scrivere la parola “amore” nella mia lingua? Mi sembrava che producesse il suono perfetto per tradurne anche le sue sfaccettature, più languide, talvolta persino dolorose o rappresentate dalla rabbia».

Un romanzo, pertanto,  che corona un percorso con la scrittura già ricco di emozioni e grandi plausi ricevuti dalla critica e dai lettori che ha avuto un suo inizio anni addietro e che ha visto “venire alla luce” opere già entrate a pieno titolo tra le più lette ed apprezzate nel panorama letterario italiano degli ultimi tempi tra le quali ricordiamo: Picciridda (Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2006), opera dalla quale è stato tratto l’omonimo film con la regia di Paolo Licata, presentato alla 65ª edizione del Taormina Film FestCasca il mondo, casca la terra (Milano, Rizzoli, 2012)  Dacci oggi il nostro pane quotidiano (Milano, Rizzoli, 2013), L’amore a due passi (Giunti, 2016), Tutte le volte che ho pianto (Giunti, 2019), Cinque donne e un arancino (per la serie Le signore di Monte Pepe) (Giunti, 2020).

Una carriera di grande prestigio che, però, non ha intaccato l’umiltà e la spontaneità proprie di una donna che si è fatta strada da sola e che ha saputo donare anche in quest’occasione la sua positiva spontaneità dialogando amichevolmente con il giornalista Rosario Mazzola.

E da qui il riferimento alle sue origini oltre che ai suoi due fratelli, Rosario e Giuseppe Fiorello, altrettanto famosi nel mondo dello spettacolo e del cinema italiano, è stato inevitabile.

Nei fatti Catena è una donna che è cresciuta in una famiglia siciliana in cui l’arte, il talento, la passione, l’amore per le cose che si fanno, il coraggio di credere nei propri sogni e la volontà di insistere fino a realizzarli la fanno da padrone. Scrittrice, autrice e conduttrice televisiva italiana, oggi rappresenta, nei fatti, il presente dell’universo letterario italiano; un ruolo che è riuscita a conquistarsi grazie alla sua passione in quell’arte del “saper raccontare” così difficile e complessa ma che prende il cuore e che è parte integrante di un’anima  attenta e sensibile al mondo, soprattutto a quello rappresentato dalle donne con le quali sa intessere trame originali ma, al contempo, esemplari, tracciando storie e vissuti in cui lettori diversi e lontani tra di loro anche geograficamente, possono specchiarsi fino a riconoscersi. Un valore che aggiunge pregio anche all’ultimo romanzo che Catena ha pubblicato.

Protagonista di Amuri ancora una volta è la Sicilia a proposito della quale Catena non evita di far cenno ai suoi limiti tra i quali figura la cattiva gestione dei rifiuti ma della quale non smette di narrarne la sua bellezza unita alla gratitudine “verso coloro che ogni mattina si alzano e cercano di fare qualcosa per questa Isola, cercando di perseverare con grande dignità in questo amore per la propria terra”.

Un impegno che la stessa scrittrice ha portato avanti anche in Amuri in cui la bellezza si condensa all’interno di un posto magico, in cui il tempo e lo spazio paiono essersi arrestati e che fa da cornice alla sua trama: l’isola di Alicudi, (Arcudi nel romanzo), appartenente all’arcipelago delle Eolie ma che, a differenza delle altre, ha mantenuto integra la sua natura “selvaggia” e lontana dal dinamismo della postmodernità.

“L’Amuri di cui parlo nel mio libro è un concetto universale: quello di una madre per le proprie figlie, quello di un padre che non ha potuto fare il padre forse per come voleva, o quello di una moglie, Isabella, la protagonista trentacinquenne, per un marito che ha sposato per amuri ma che strada facendo si rende conto che non era più quello che voleva decidendo, in seguito ad una delle tante litigate, di cacciarlo via di casa. È proprio a questo punto che la donna decide di partire andando ad Arcudi, ovvero nell’unico posto dove era stata felice”, racconta Catena con grande passione quella che è la trama di un romanzo che intreccia le storie di persone in cui quell’amuri universale si sposa con il paesaggio di un’isola che sembra cantare al mondo una bellezza senza tempo, un posto in cui è ancora possibile cambiare vita oltre che la prospettiva dalla quale osservare la realtà stessa delle cose. E Arcudi/Alicudi, luogo speciale in cui non esistono strade ma solo scalini che collegano le poche case ed una lingua di terra che conduce al porto, diventa il posto in cui si snoda quello che qualcuno ha definito un “giallo sentimentale”, ove i labirinti delle nostre esistenze si snodano in sentieri più sicuri in cui procedere con più luce e, soprattutto, Amuri.

“Isabella è una donna che ha dei grandi dispiaceri ma la sua più grande afflizione è quella di capire, dopo venticinque anni, che quell’estate di tanti anni fa, in quella stessa isola in cui lei assieme alla sua famiglia si recava ogni anno, si è organizzato qualcosa di terribile che a lei non era mai stato raccontato e che ha portato, pochi mesi dopo, alla separazione dei genitori; Isabella torna ad Arcudi proprio per capire cos’è accaduto da lì in avanti perché lei lo sa che la sua crisi matrimoniale è strettamente legata alla sua condizione familiare”, si sofferma Catena aggiungendo dei significativi dettagli della trama di un romanzo che lei, per prima, mostra di avere vissuto nel suo intimo non senza aggiungere che Amuri “è una storia non convenzionale, è una figlia che decide dopo venticinque anni di salvare i genitori da una guerra che tra di loro ancora continua, nonostante le loro vite siano ormai separate, nella speranza di poter salvare anche il suo matrimonio cercando di porre fine all’agonia che si è creata tra lei e suo marito”.

E Arcudi/Alicudi è sempre lì, ad aspettare Isabella, sempre uguale dopo tanti anni, un’isola fuori dal mondo in cui poter ritrovare un senso alla propria esistenza.

Come direbbe Edoardo Bennato in una sua famosissima canzone, L’isola che non c’è: “(…) E ti prendono in giro se continui a cercarla/ Ma non darti per vinto, perché / Chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle / Forse è ancora più pazzo di te”.

Oggi sappiamo che quell’isola esiste e sta dentro le pagine di Amuri con i suoi volti, odori, colori, magiche atmosfere e racconti, e che rappresenta la sintesi di una parola il cui profondo significato, forse, nessuna lingua al di là del siciliano, riuscirà mai a comprendere nella sua totale pienezza.

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