Di Santi Maria Randazzo
Già dal 1961 il Presidente della Regione Sicilia, on. Giuseppe D’Angelo, si era posto come obiettivo politico-sociale ed economico nella trattativa che stava conducendo con Mattei quello di far si che il metano estratto a Gagliano potesse costituire il volano affinché in Sicilia pervenissero investimenti che impiegassero risorse che favorissero la crescita e lo sviluppo socio-economico della Sicilia, evitando che l’isola venisse considerata mera terra di conquista. Rispetto al perseguimento di questo obiettivo D’Angelo trovò in Mattei l’uomo e l’alleato giusto al fine di realizzare questo obiettivi politici, economici e sociali. Mattei, infatti, concordava con D’Angelo sulla opportunità di creare attività industriali e imprenditoriali direttamente nell’isola per armonizzare una crescita omogenea della nazione.
Per Mattei il vero modello di sviluppo era la crescita uniforme senza distinzione tra nord e sud in Italia, giacché eventuali discrepanze nello sviluppo socio-economico avrebbero creato problemi di carattere economico e politico e, alla lunga, anche pericolose tensioni di carattere sociale. Questa visione dei rapporti socio-economici tra le varie parte della nazione rendevano Mattei un pericoloso meridionalista agli occhi dei potentati finanziari del nord. Nell’ottobre del 1962 al seguito di Mattei, per intervistarlo, troviamo il giornalista americano, del “ Saturday Evening Post, Sam Waagenaar e un altro giornalista americano, del Time Life”, William Mac Hale.
Dopo aver frequentato per alcuni giorni Mattei, William Mac Hale si convinse che il Presidente dell’ENI non combatteva le sette sorelle del cartello petrolifero per il loro strapotere nel mondo del petrolio, ma combatteva ( cosa ancora più pericolosa) la loro inquietante dittatura nascosta sotto le mentite spoglie della democrazia, ovvero la dittatura economica. Quella dittatura che le sette sorelle esercitavano su tutti i popoli che loro sfruttavano, utilizzando le loro alleate “ pulite democrazie”, in nome del progresso della civiltà e dello sviluppo economico e sociale. Secondo Mac Hale, Mattei era un imprenditore atipico essendo rimasto interiormente un partigiano, un combattente per la giustizia e la libertà: il suo vero obiettivo era quello di creare un’industria energetica italiana autonoma che non subisse condizionamenti o sudditanze e che potesse fornire energia a buon prezzo alle industrie italiane.
Per Mattei il conseguimento dell’autonomia energetica e la limitazione dei vincoli burocratici erano indispensabili per realizzare uno Stato moderno e dinamico: a questa visione Mattei univa il suo dinamismo, il pragmatismo, e la facilità e la rapidità d’azione nel mondo della competizione industriale, armi da lui ritenute indispensabili per garantire una crescita economica e industriale del paese. La visita di Mattei a Gagliano, in qualche modo atipica, per Mattei era motivata dall’idea di dare risposte alla fame di lavoro, di giustizia di equità sociale e di riscatto economico che lo riportavano, come stato d’animo, agli anni della sua giovinezza, agli anni della ripresa economica italiana, agli anni della lotta per la liberazione dal nazifascismo, quando combatteva per la libertà con sacrificio e dolore. Ora a Gagliano Mattei sentiva di combattere una nuova guerra che pensava di vincere, per la libertà e la liberazione dalla schiavitù della miseria; e la scoperta nel sottosuolo di Gagliano di giacimenti di petrolio e metano gli fornivano le armi per sconfiggere la miseria di quella parte della Sicilia e promuovere il riscatto economico con la creazione di un numero consistente di posti di lavoro, ponendo un argine all’emarginazione ed alla emigrazione.
La mattina del 27 ottobre l’Arciprete di Gagliano Giuseppe Grippaldi si preparava, cercando la necessaria tranquillità e serenità, per l’incontro che di li a poco avrebbe avuto con Mattei, demandando al suo Vicario, padre Vito Vasta, e a padre Giuseppe Brancatelli la celebrazione dei due matrimoni che dovevano avvenire quel giorno; nel mentre attendeva l’ora in cui si sarebbe incontrato con Mattei don Giuseppe Grippaldi pensò di scrivere una lettera al suo amico Victor Anuo, deputato al Congresso degli Stati Uniti d’America e nativo di Gagliano, per ringraziarlo per essersi interessato a convincere Mattei a fare una vista a Gagliano. Don Giuseppe Grippaldi e Victor Anfuso si erano conosciuti nel lontano 1944 quando questi era tornato in Sicilia al seguito dell’Office of Strategic Services ed aveva voluto rivedere il suo paese d’origine. Don Giuseppe Grippaldi, mentre attendeva l’arrivo di Mattei, ripensò a come nei frangenti dell’occupazione della Sicilia da parte degli Alleati Victor Anfuso si era interessato per evitare che Gagliano fosse bombardata; ripensò con dolore alla distruzione della chiesa di Santa Maria delle Grazie da parte dei Tedeschi in ritirata per rallentare l’avanzata delle truppe alleate.
Quella mattina l’onorevole Filippo Lo Giudice, medico condotto di Gagliano, così come il vicesindaco socialista Giuseppe Brezzaventre, guardò con soddisfazione la scritta posta sull’apice della rocca di Gagliano “ W Mattei”, realizzata da un gruppo di giovani di Gagliano per esprimere il loro gradimento per la vista del Presidente dell’ENI.
Quella mattina il sindaco di Gagliano, Cuva, era rientrato all’alba da Catania per accogliere Mattei e, soddisfatto per quella visita, si ritrovo a parlare da solo davanti allo specchio dicendo a se stesso: “Cchi culu! ‘na iurnata accussì cu savia a zzunnari !”.
Quella mattina nei pressi del Circolo Degli Operai il professore Firrarello e il signor Carmelo Di Gesu si prodigavano per organizzare la festa preparata per accogliere Mattei; tutti i baristi di Gagliano erano stati coinvolti nella preparazione del buffet, predisposto in onore dell’illustre ospite. Quella mattina tutta la popolazione di Gagliano per rendere onore alla visita di Mattei aveva esposto dai balconi lenzuola bianche, bandiere tricolore e bandierine per manifestare la loro gioia per quella visita che preannunciava un nuovo benessere per Gagliano.
Quella mattina uno strano episodio, una fila di bandiere prese fuoco e vi fu chi interpretò quell’avvenimento come un lugubre presagio.
Quella mattina da Gela Mattei, il Presidente della Regione ed il giornalista Mac Hale partirono in elicottero e, dopo una breve sosta ad Enna, atterrarono a Gagliano in contrada Mongemino. Da li al seguito di Mattei si formò un corteo di macchine che seguì la macchina di Mattei sino all’ingresso del paese, al Piano Puleo. Appena Mattei si avviò verso il centro del paese un’immensa acclamazione seguiva il suo percorso attraverso l’unica strada principale del paese e sino all’inizio della salita di Sant’Antono “ a Ferlita”, che terminò alla piazza dove c’era il monumento dei caduti. Arrivato in piazza una donna di Gagliano, la signora Battiato, prese per le mani Mattei e gli chiese se poteva, ora che stava per arrivare il lavoro nel paese, far tornare suo figlio dalla Germania. Mattei commosso, abbassandosi verso l’anziana mamma, rispose di si, affermando che a Gagliano ci sarebbe stato lavoro e prosperità. Nel mentre Mattei, dopo essersi concesso un attimo d riposo, si preparava a tenere il suo discorso il signor Puleo, gestore dell’unico cinema di Gagliano, preparava il suo registratore “ Geloso” per registrare i discorsi che si sarebbero tenti quella mattina. Nel mentre i vari oratori si alternavano sul palco, l’onorevole Lo Giudice si soffermò a commentare che la presenza dei 300 uomini del XII battaglione di Polizia venuti da Catania era da considerare una presenza amica e il loro sfilare in assetto di guerra fu accolto con applausi dagli abitanti di Gagliano.
Tornando a parlare e rivolgendosi a Mattei, l’onorevole Lo Giudice ebbe a dire indicando la folla esultante: “ Vede tutte queste persone? Sono le genti di Gagliano, mancano solo quelli che sono emigrati per lavoro al nord o all’estero nelle miniere, a creare ricchezza col loro lavoro nel paese estero che li sfrutta. Tutta Gagliano è raccolta qui davanti a lei e chiede a lei solo pace, giustizia e lavoro. E chiede che possiamo creare lavoro nel nostro paese, senza essere sfruttati e creare ricchezza e benessere per noi ed i nostri figli nella nostra terra”.
Nel prendere la parola Mattei, dopo aver promesso di creare lavoro a Gagliano disse che doveva partire subito per Milano, dove era atteso. Dalla folla un abitante di Gagliano gridò all’onorevole D’Angelo che si trovava sul palco di far restare Mattei a Gagliano. L’onorevole D’Angelo dopo aver compiuto un gesto che invitava la folla al silenzio e alla calma, dopo un attimo di attesa e di silenzio, riprese a dire con parole profetiche: “Egli sulle spalle porta un carico di responsabilità e di impegni ed ha mezzo mondo contro”. Di li a poco Mattei partì verso Nicosia per un impegno istituzionale, e da li verso Catania dove lo attendevano i suoi due aerei, sopra uno dei quali avrebbe fatto il suo ultimo viaggio.