Identità linguistiche Nord-Sud: Regioni viaggiano su binari diversi

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di Giuseppe Firrincieli

La Nazione italiana, in base a parecchie Identità regionalistiche che insistono nell’intero territorio, non si può neanche dire “appare”, ma è un insieme di “Staterelli” che da un punto di vista economico, gestione del territorio, salvaguardia dell’ambiente e tutela dei propri costumi, uso della madre lingua locale e studio della propria Identità, viaggiano su binari diversi, o, per meglio dire su locomotive diverse. specie in due Regioni autonome: in Friuli, su treni di ultima generazione, a 300 chilometri orari, in Sicilia su treni a vapore, a 30 chilometri orari, ereditati dal Regno delle Due Sicilie. Il famoso cabarettista siciliano, Sasà Selvaggio direbbe: “Futtitivinni!!!” Ma fino a che punto?

Vi presentiamo un colloquio fra due amici al telefono, il primo, un catanese doc, e il secondo, un siciliano che vive in Friuli da molti anni:

  • Pronto…Ciao, Giovannuccio come stai? Pinuccio di Catania, sono!!!
  • Ciao, grande amico mio… è un piacere sentirti, come stai? In famiglia tutto ok?
  • Diciamo bene, Gianni, tu … anche tu, tutto bene?
  • Si, tutto ok. Ho saputo che c’è l’Etna che non vi dà pace, ho visto alla Tv fiumi di lava e cenere non stop.
  • Si, un giorno si e un giorno no, scopiamo, non capire fischi per fiaschi … ahhh, ’a cinniri, e, purtroppo non sappiamo dove metterla. Al posto della differenziata davanti alle porte e ai cancelli delle abitazioni, abbiamo muntagni di cinniri. E mancu pàssunu, chiddi da nettezza urbana ppì purtarasilla …. Mahhh!!! Abbissati semu… peggiu ‘i Palemmo.
  •  Pinuccio, addirittura??? Poi ci voleva pure questo gran caldo, vi siete trasferiti al Sahara con 45 gradi, a quanto ho saputo…
  • Si, Giannuzzo, non ci possiamo lamentare, a Piazza Duomo, avanti o Liotru, c’è ‘na carovana di camiddi parcheggiata. Ahhh, ahh. Almeno ti faccio ridere, ’mbaruccio!!!
  • Qui, caro Pinuccio, si sta discretamente bene… addirittura Tricesimo, nell’udinese, il Comune, dove io abito, è risultato il primo in classifica con l’83,85 per cento della raccolta differenziata dei rifiuti e le tariffe della tari sono bassissime.
  • Ah bene, Giannuzzu,  noi invece? … non ci possiamo lamentare. Qui, in tutta la Sicilia, viene da piangere, hanno chiuso quasi tutte le discariche, a Palermo si è battuto il record dei rifiuti abbandonati per strada, di centri di stoccaggio e di Termovalorizzatori manco a parlarne e semu ’nmenzu a munnizza, cu rispettu parrannu!!! Ahhh, ahhh.
  • Scusami Pinuccio, ma Musumeci, il vostro presidente non aveva programmato di costruire i termovalorizzatori?
  • Si, o frati! … Giannuzzo! La sua idea è stata soffocata sul nascere dall’Ars. Non sappiamo proprio, quali interessi ci siano sotto.     
  • Ho capito Pinuccio, ancora con la uccisione di Falcone e Borsellino, in Sicilia non è cambiato nulla.
  • Si Gianni, i politici che ci sono, sono sempre gli stessi e molti addirittura riciclati.
  • Noooo!!! Pinuccio, per tua conoscenza, qui a Trieste esiste da ben 20 anni un centro di Stoccaggio di rifiuti molto avanzato che raccoglie i rifiuti dell’ intera regione ed anche, in buona parte, dal Veneto. La struttura risulta, specie nel controllo dei fumi prodotti, il primo termovalorizzatore all’avanguardia che produce energia, per  la rete interna.
  • Minchia!!! Noi qui abbiamo, caro Gianni, le pale eoliche che infestano buona parte del territorio e …, ’a  munnizza, grazie a Ddìu è abbondanti, ovunque, stamu cà spranza di inviarla molto presto all’estero, dietro il pagamento di laute prebende. Però, adesso ti voglio dare una bella notizia, L’Istituto comprensivo De Roberto, di Zafferana e Milo, retto dal Preside Salvatore Musumeci,  è il primo Istituto ad insegnare ai propri alunni la lingua e la storia siciliana e con una aggiunta di qualità in più, la pubblicazione di un libro redatto dagli scolari, la cui presentazione è prevista giovedì otto luglio, alle 20,30, al parco comunale di Zafferana. Chiaramente il suddetto progetto di Studi scolastici è riconosciuto dalla legge della Regione Siciliana che stabilisce le norme sulla promozione, valorizzazione ed insegnamento della storia, della letteratura e del Patrimonio linguistico siciliano nelle scuole, definita come legge 9 del 31 maggio del 2011.  Sai? A distanza di dieci lunghi anni, Il preside Salvatore Musumeci ha dichiarato: “Sono immensamente soddisfatto di questo nuovo percorso didattico, perché ha dato vita, oltre all’insegnamento didattico della propria madre lingua originaria, alla nascita di un testo di lingua siciliana, con canti, poesie, filastrocche e storie, scritti dai nostri alunni, sulla scia di una ricerca di testi antichi e moderni, dediti agli aspetti culturali della nostra bellissima Isola. Il libro si intitola: “ Chista è Sicilia … per riconoscersi”.
  • Non pensavo, caro Pinuccio, che foste, anche in questo settore, così indietro, specie nello studio di una sì immensa ricchezza culturale siciliana. Che peccato!!! Mi spiace dirtelo, ma noi, qui in Friuli Venezia Giulia, siamo avanti di 25 anni rispetto a voi. La legge regionale sulle Norme per la Tutela e la promozione della lingua e della cultura friulana e l’Istituzione del servizio per le lingue regionali e minoritarie, risale al 22 marzo del 1996. La lingua friulana è diventata la seconda lingua di studio nelle scuole primarie e secondarie e addirittura, la segnaletica stradale risulta fatta in doppia lingua e si fanno corsi, per l’insegnamento della lingua friulana,  al quadro impiegatizio negli Uffici pubblici, in termini più chiari gli operatori di sportello debbono parlare in lingua friulana. Eh, Pinuccio caro …, qui si offendono se la lingua friulana la chiami dialetto. E’ diventata una moda conversare in dialetto friulano. Sai, anche i Comuni non pèrdono tempo a ordinare ai propri dipendenti di parlare in friulano. Ti voglio raccontare un fatto  che ti lascerà senza fiato:In una scuola locale, le madri di due alunni non hanno potuto scegliere l’indottrinamento dell’inglese per i loro figli, in quanto tutte le altre mamme degli scolari di quella classe hanno optato per la l’insegnamento, ai propri figli, di quella friulana!
  • Caro Giannuzzu, ma chi mi stai dicennu?… Mi lassi senza palori!!! … E, non so che dirti… Una riflessione però me la devi consentire: “E… ancora, da sessantacinque anni, dalla promessa fatta dall’allora capo del Governo Mariano Rumor, ci prendono per il …, con il Ponte si, ponte no!… E noi ci culliamo con queste fesserie, … Arancino no, arancina si!!!, mentre la nostra Terra va a rotoli in tutte le direzioni, specie con gli sbarchi dei migranti, ma questa è un’altra storia! Avremo modo di parlarne, un abbraccio affettuosissimo.

Il vocabolario “Italiano–Siciliano” è entrato in una Scuola siciliana, quella del Comprensorio Zafferana Milo, in provincia di Catania

L’Istituto comprensivo De Roberto, retto dal Preside Salvatore Musumeci, si professa, quale primo Istituto ad insegnare ai propri alunni la lingua e la storia siciliana e con una aggiunta di qualità in più, la pubblicazione di un libro redatto dagli scolari. Chiaramente il suddetto progetto di Studi scolastici è riconosciuto dalla legge della Regione Siciliana che stabilisce le norme sulla promozione, valorizzazione ed insegnamento della storia, della letteratura e del Patrimonio linguistico siciliano nelle scuole, definita come legge 9 del 31 maggio del 2011. 

Il preside Salvatore Musumeci ha dichiarato: “Sono immensamente soddisfatto di questo nuovo percorso didattico, perché ha dato vita, oltre all’insegnamento didattico della propria madre lingua originaria, alla nascita di un testo di lingua siciliana, con canti, poesie, filastrocche e storie, scritti dai nostri alunni, sulla scia di una ricerca di testi antichi e moderni, dediti agli aspetti culturali della nostra bellissima Isola. Il libro si intitola: “ Chista è Sicilia … per riconoscersi”.

La presentazione avverrà sabato 8 luglio 2021, alle ore 20,30 presso il Parco Comunale di Zafferana Etnea, ospite d’onore,  l’assessore regionale all’Istruzione prof. Roberto Lagalla.

  • Unità d’Italia, nell’Isola, i siciliani iniziarono a trovarsi in serie difficoltà, nel comunicare con parecchia gente venuta dal Nord, tipo militari, polizia, carabinieri, giudici ed anche burocrati negli Uffici statali. La lingua italiana, questa sconosciuta, iniziò a dare problemi alla classe media cittadina. Venne a registrarsi, addirittura, una frattura insormontabile relazionale, tra la classe contadina ed operaia e i cosiddetti “stranieri”, proprio per l’incomprensione del nuovo linguaggio imposto.

Allora non c’era nè radio e nemmeno televisione, pronti a trasmettere il linguaggio nordista. Ecco che molti linguisti, delle esistenti tre  Università siciliane, come il Piccitto, lo Storaci ed altri si adoperarono ad elaborare vocabolari “Siciliano – Italiano” in modo da permettere a molti isolani, che sapevano leggere e scrivere, di trovare un sostegno di apprendimento della lingua italiana. Per i giovani studenti siciliani, la lingua italiana divenne la madre lingua ed ecco che  negli anni sessanta del secolo scorso nacquero, viceversa, i vocabolari “Italiano – Siciliano” ad opera sempre di linguisti, come il professore catanese Salvatore Camilleri, con uno scopo ben preciso: “Evitare di annientare la conoscenza della nostra madre lingua originaria”.

Dizionario “Italiano – Siciliano” che, guarda caso, oggi si ritrova in auge e diventa oggetto di supporto didattico  nelle scuole siciliane per lo studio della lingua siciliana.

Chiaramente il vernacolo siciliano, dalla fine dell’ ottocento, venne  garantito  da scrittori siciliani di fama del ventesimo secolo, come Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Leonardo Sciascia e tanti commediografi come Nino Martoglio; ultimo, Andrea Camilleri con il suo “Commissario Montalbano”. Per il suddetto impegno profuso, nella esaltazione della lingua siciliana, anche l’Accademia della Crusca si adoperò al  riconoscimento della lingua siciliana, mentre l’Unesco la pose sottotutela, assieme a quella napoletana.

La storia è strana: Immaginate, un siciliano dell’ottocento non avrebbe mai pensato che, a distanza di un secolo e mezzo, i propri discendenti non avrebbero più conosciuto il proprio idioma, tramandato da padre in figlio. E la cosa che suscita più clamore è quella che gli studenti di oggi, per conoscere le proprie radici linguistiche, le debbano apprendere a scuola. E’ diventato, ormai, molto difficile, fra i giovani di oggi, parlare in dialetto siciliano, e di scriverlo?… Manco a parlarne!

I genitori di oggi, per comunicare nell’ambito familiare, si avvalgono della lingua italiana; i media, in genere, hanno passato ogni limite, tanto da stravolgere persino la lingua nazionale con una aggiunta esagerata di anglismo, con tanto di rischio previsto: “ Il lento, ma progressivo ed inesorabile annientamento della lingua italiana”.

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