Dopo 30 anni la lirica ritorna alla Villa Bellini di Catania

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Il Festival Lirico dei Teatri di Pietra, prodotto dal Coro Lirico Siciliano, propone due prime esecuzioni mondiali che riportano la grande lirica nell’estate catanese

Il debutto del Festival. Dopo il successo delle prime due edizioni, che l’hanno consacrata come la manifestazione più acclamata dell’estate siciliana, il Festival Lirico dei Teatri di Pietra ha debuttato lo scorso 24 luglio con un Gran gala di apertura tutto dedicato alla figura del celeberrimo tenore Pippo Di Stefano.

Una magnifica serata svoltasi a Motta Santa Anastasia, paese natale del grande artista siciliano, proprio nel giorno del suo centesimo compleanno, che ha visto la straordinaria partecipazione del tenore Enea Scala, giovane e in piena ascesa nei palcoscenici di mezzo mondo; Scala ha anche ricevuto il Premio Internazionale Giuseppe Di Stefano, nella particolare versione dedicata al centenario, eseguendo alcune celebri arie d’opera e canzoni e distinguendosi per una perfetta esecuzione della impervia cabaletta “Pour mon ame” tratta da La Fille du Regiment di Gaetano Donizetti, che prevede l’esecuzione di 9 do di petto, che Scala ha inanellato uno dietro l’altro con spavalderia e sicurezza.

Il ritorno dell’opera alla Villa Bellini. In questo anno particolare, ricco di tanti anniversari importanti, il Coro Lirico Siciliano realizzerà un piccolo miracolo, riportare l’opera lirica al Giardino intitolato a Vincenzo Bellini, a Catania, e lo farà in grande stile, proponendo due prime esecuzioni assolute.

Un importante tassello nella vita culturale della città di Catania, in quanto la Villa Bellini un tempo era sede naturale estiva degli spettacoli; per circa un trentennio, ciò non è più avvenuto ed è quindi una occasione storica che riapre le porte del grande polmone verde cittadino all’opera lirica.

Mercoledì 4 agosto si potrà assistere a Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, abbinata a una assoluta novità, “Dodici anni dopo” di Mario Menicagli, ossia il racconto – sempre in forma di opera lirica – di cosa è accaduto a dodici anni dalla fine della più popolare opera del genio musicale di Mascagni: si potrà, così, vedere scorrazzare sul palcoscenico Turidduzzu, figlio di Santuzza e Turiddu, uscire di prigione Alfio, che chiede il perdono della comunità e l’ingresso di nuovi frizzanti personaggi.

La musica. L’opera lirica “Dodici anni dopo – Cavalleria’s sequel” ,atto unico su libretto di Lido Pacciardi e Mario Menicagli, è ispirata all’omonimo dramma popolare di Giovanni Grasso (1917), uno dei più grandi attori tragici del novecento, riconosciuto in tutto il mondo come uno degli artefici dell’ispirazione del metodo Stanislavskij, protagonista di note pellicole di film muti, molte delle quali andate disperse o distrutte.

L’atto unico Dodici anni dopo è da considerarsi un vero e proprio “sequel” di Cavalleria rusticana, di cui conserva alcuni tratti fondamentali: organico orchestrale similare, la ”Preghiera”, lo “Stornello di Lola”, il “Brindisi” e l’Intermezzo, composto rigorosamente in tonalità di fa maggiore.

La trama. Si svolge in Sicilia, a Pasqua, dodici anni dopo la tragica vicenda di Cavalleria rusticana, giorno in cui esce dal carcere Compar Alfio. Santuzza, respinge con fermezza le attenzioni dell’amico Pietro e, segnata dalla tragedia che l’ha colpita, deve provvedere alle cure di Gna Lucia e di Turidduzzu, figlio dodicenne nato dalla relazione con Turiddu. Frequenti i battibecchi con Lola, donna piacente che continua a far sfoggio della sua bellezza, quasi indifferente alle disavventure procurate. Di grande aiuto è la presenza di Zu Brasi, vecchio e saggio amico di famiglia. Compar Alfio giunge in paese di nascosto, bramando dal desiderio di essere perdonato da tutti. In un clima di redenzione che caratterizza il finale dell’opera, riuscirà nel suo intento.

La produzione. La produzione vedrà sul palcoscenico due leoni ruggenti come Patrizia Patelmo e Piero Giuliacci, accanto a tanti giovani e validi artisti, molti dei quali venuti fuori dalle audizioni svoltesi proprio a Catania.

Due complessi di grande professionalità, il Coro Lirico Siciliano e l’Orchestra Filarmonica della Calabria, saranno guidati da Filippo Arlia, per la prima parte e dallo stesso Menicagli per il sequel, Dodici anni dopo; la regia è affidata a Pier Francesco Maestrini (aiuto regista Alessandro Idonea), che muoverà gli artisti sulle opulente scene create in coproduzione con il Teatro dell’Opera Astra di Gozo (Malta). I costumi saranno di Rosy Bellomia, mentre i reparti di acconciature e trucco sono affidati alle cure di Alfredo Danese e Graziella Grifò.

Il capolavoro verista, sempre in coppia con “dodici anni dopo”, sarà poi replicato il 7 Agosto presso il Teatro greco di Tindari, inaugurando la 65ma edizione del Tindari Festival, il 20 Agosto presso il Teatro antico di Taormina e il 27 Agosto al Teatro greco di Siracusa.

Il Festival Lirico dei Teatri di Pietra, riconosciuto come iniziativa di alto rilievo culturale e artistico, si svolge sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e delle più importanti cariche istituzionali italiane, il Patrocinio del Pontificium Consilium de Cultura, della Regione Siciliana, Assessorato Regionale Turismo, Sport e Spettacolo e Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, della Rai Sicilia, del Comitato Pietro Mascagni, della Fondazione Verona per l’Arena, della Confederazione Italiana Archeologi, del Mascagni Festival – Fondazione Teatro Goldoni di Livorno, della Società nazionale la Dante, del Fai. Per l’edizione 2021 il Festival Lirico dei Teatri di Pietra, inoltre,  ha ottenuto il prestigioso marchio di qualità europeo Effe Label che viene assegnato dall’European Festival Association ai più prestigiosi Festival del panorama artistico e culturale europeo.

Il tema dell’incontro. Il fil rouge su cui si fonda l’edizione 2021 è il tema dell’incontro, quel contatto che ci è stato negato a causa della pandemia, ma di cui tutti abbiamo bisogno.

E’ questa la mission della terza edizione del “Festival Lirico dei Teatri di Pietra”: trasmettere la bellezza dell’arte e della cultura per favorire la ricchezza dell’incontro e del confronto tra le persone e le proprie identità; un incontro fecondo e vitale tra antichità e contemporaneità, tra arte e individui, capace di rigenerare le comunità attraverso l’incanto dello spettacolo.

Ripartire, dunque, dal nostro passato, dall’arte, dalla cultura, dalla musica, per ritrovare quella “vicinanza” indispensabile per guardare, con fiducia, a un futuro che è prodigo di speranza e di bellezza.

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