L’Italia dice “addio” all’Afghanistan: ammainata la bandiera

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Dall’inviata AdnKronos Silvia Mancinelli

E’ stata ammainata la bandiera italiana nell’hangar dell’aeroporto di Herat. Finisce così la cerimonia e la ventennale presenza del contingente italiano in Afghanistan

La cerimonia è iniziata con un minuto di silenzio per i caduti in Afghanistan. Arrivati il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che si è scusato con i giornalisti per l’inconveniente del blocco del volo militare a Dammam, il Capo di Stato Maggiore della Difesa il generale Enzo Vecciarelli, il comandante del Coi (Comando Operativo di vertice Interforze) il generale di Corpo d’Armata Luciano Portolano, il comandante della Brigata Folgore il generale Beniamino Vergori e il tenente colonnello Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valore militare.

“Dopo 20 anni la Nato ha deciso di chiudere questa esperienza, oggi si sta pianificando e realizzando il rientro accompagnato da grande sforzo e impegno di carattere politico, diplomatico, economico per sostenere l’Afghanistan in questo passaggio e mantenere alcune conquiste che in questi anni sono state realizzate” ha detto il ministro Guerini nel corso della cerimonia.

“Risultati importanti sotto il profilo della conquista di diritti civili, in particolar modo della popolazione femminile, della possibilità di accedere al diritto all’istruzione – ha aggiunto – sono stati ottenuti. Sono consapevole della complessità con la quale ci dobbiamo confrontare, ma la cessazione dell’impegno militare non deve essere letto dalla società afghana come un disimpegno della comunità internazionale. Dovremo continuare a lavorare sostenendo anche le forze di sicurezza afghane nello sforzo che saranno chiamati ad affrontare nei prossimi anni per mantenere la sicurezza del Paese”.

Poi, al termine della cerimonia, ha spiegato che “quello degli interpreti afghani è un tema che ci sta molto a cuore, abbiamo voluto assegnare all’impegno nei confronti del sostegno e della protezione dei collaboratori afgani la dimensione di un’operazione che si chiama Aquila e con la quale si procederà alla graduale evacuazione umanitaria del personale civile afgano che ha supportato nel tempo il contingente italiano anche nel periodo antecedente all’operazione Resolut Support”.

“Sono state redatte due liste di personale che potrà beneficiare di questo supporto, circa 270 unità tra collaboratori e relativi familiari per i quali si ha evidenza del rapporto lavorativo in essere o a suo tempo prestato a favore del contingente italiano e circa 400 per i quali è in corso di accertamento l’effettivo rapporto di collaborazione prestato al contingente italiano – ha annunciato – Questo personale verrà progressivamente trasferito in Italia a partire dalla metà di giugno dove, dopo il previsto periodo di quarantena, verrà preso in carico dal Ministero dell’Interno per il successivo inserimento nella rete di accoglienza e integrazione”.

Si è quindi rivolto all’opinione pubblica assicurando che “tutto ciò che dovrà essere fatto sarà realizzato con lo sforzo necessario che il Paese dovrà mettere in campo. Chi ha collaborato con l’Italia – ha sottolineato il ministro – non viene dimenticato, anzi protetto e accompagnato nell’ingresso nel nostro Paese”.

BLOCCO VOLO A DAMMAM – Il Boeing 767 dell’Aeronautica Militare con 40 giornalisti a bordo diretti da Pratica di Mare a Herat per la cerimonia di ammaina bandiera è stato bloccato per tre ore nell’aeroporto di Dammam, in Arabia Saudita. Nonostante il piano di volo già accordato, al comandante è stato impedito il sorvolo sui cieli degli Emirati Arabi. Il Boeing, dopo la sosta forzata, ha ripreso il viaggio per Herat.

Sull’episodio, su istruzione del ministro Luigi Di Maio, il segretario generale del ministero degli Esteri, ambasciatore Ettore Sequi, ha oggi convocato alla Farnesina l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti Omar Al Shamsi. Il segretario generale, si legge in una nota, ha manifestato all’ambasciatore “la sorpresa e il forte disappunto per un gesto inatteso che si fa fatica a comprendere”.

A margine della cerimonia di ammaina bandiera a Herat, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha spiegato: “La questione non è dipesa da noi, sono state mosse alcune iniziative di carattere diplomatico, è stato convocato l’ambasciatore degli Emirati al ministero degli Esteri per chiedere spiegazioni e per manifestare tutto il disappunto e lo stupore per avere negato il sorvolo rispetto a decisioni che erano già state comunicate, assunte e garantite”.

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