Ingegnere catanese rapito ad Haiti

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L’ingegnere catanese Giovanni “Vanni” Calì di 74 anni, dipendente di una ditta di costruzioni con sede a Roma e impegnato ad Haiti nei lavori per la costruzione di una strada, è stato rapito l’altro ieri. L’ingegnere è stato prelevato dal cantiere dove si trovava per alcuni rilievi da individui sconosciuti. Lo ha riferito la Farnesina in una nota. L’Unità di Crisi della Farnesina è stata immediatamente attivata e sta seguendo il caso in raccordo con le altre competenti articolazioni dello Stato, con la nostra Ambasciata a Panama e con il nostro Console onorario sul posto. Gli autori del rapimento avrebbero già contattato la locale sede dell’azienda: agirebbero a scopo estorsivo.

Giovanni “Vanni” Calì, è un professionista apprezzato nel capoluogo etneo: già assessore ai Lavori pubblici alla Provincia di Catania. Calì,  è stato anche sub commissario per l’emergenza cenere lavica durante la violenta eruzione dell’Etna del 2002.

Alla Provincia l’ingegnere Calì è stato dirigente della Pianificazione territoriale, Protezione civile e Trasporti per un decennio, fino al 2011.

Sindaco Catania: “rapimento ingegnere Calì lascia sgomenti”


Il sindaco Salvo Pogliese, dalla mattinata di oggi, è in contatto coi familiari dell’ingegnere catanese Vanni Calì sequestrato ieri ad Haiti, dove si trova per lavoro per conto di un’azienda di costruzioni, da una banda di ignoti rapitori. Il primo cittadino sta seguendo l’evolversi della situazione, seguita con massima attenzione dalla Farnesina: “Conosco da parecchi anni Vanni Calì, il suo signorile tratto umano e la grande competenza professionale -ha detto il  sindaco Pogliese-. Un episodio che lascia sgomenti per cui auspichiamo una rapida soluzione, affinchè il professionista, molto noto a Catania, possa presto riabbracciare i suoi familiari comprensibilmente angosciati e rasserenare i tanti suoi amici, preoccupati da questa incresciosa vicenda”. 

Haiti e l’epidemia di rapimenti

E’ una vera e propria ‘epidemia’ di rapimenti quella che sta avendo luogo ad Haiti negli ultimi mesi, come registrano le cronache. Prima del rapimento del 74enne ingegnere italiano, è del 30 aprile la notizia del rilascio degli ultimi sei religiosi cattolici, del gruppo di dieci missionari rapiti l’11 aprile, nei pressi della capitale Port-au Prince. Il gruppo comprendeva quattro preti ed una suora haitiani e un prete ed una suora di nazionalità francese. Gli altri quattro religiosi erano stati liberati in precedenza.

I rapitori, ha riferito nelle scorse settimane la Bbc, avevano chiesto un riscatto di 1 milione di dollari, del quale non è mai stato confermato il pagamento. Dietro al rapimento si ritiene vi sia una banda criminale 400 Mazowo. Il sequestro ha spinto alle dimissioni il precedente governo, con la nomina di un nuovo primo ministro, Claude Joseph.

La Chiesa cattolica ha definito la crisi dei rapimenti in corso nel Paese, considerato il più povero dell’emisfero occidentale, una “discesa all’inferno”. Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel 2020 il numero dei rapimenti è triplicato rispetto all’anno precedente, arrivando ad un totale di 234 casi. In realtà secondo gli osservatori, il numero sarebbe molto più alto, perché molti haitiani non denunciano i sequestri per paura di rappresaglie da parte delle bande criminali. Il Center for Human Rights Analysis and Research, una ong di Port-au-Prince, recentemente ha riferito di avere registrato lo scorso anno 796 sequestri di persona.

I rapitori

A quanto apprende l’Adnkronos da fonti, sarebbe di nazionalità haitiana l’uomo rapito a Port au Prince insieme all’ingegnere italiano Giovanni Calì della società Bonifiche Spa. Il sequestro, ad opera di un gruppo armato, è avvenuto mentre i due stavano ispezionando un ca ntiere stradale nella capitale haitiana.

Sempre a quanto apprende l’Adnkronos da fonti, un membro del gruppo armato avrebbe contattato il socio locale di Calì, facendo riferimento al pagamento di un riscatto, anche se senza avanzare richieste specifiche, ma esprimendo comunque minacce all’incolumità degli ostaggi.

Avrebbero chiesto un riscatto da mezzo milione di dollari, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti ben informate, i rapitori dell’haitiano sequestrato a Port Au Prince insieme all’ingegnere italiano di Bonifiche Spa Giovanni Calì. In particolare, i rapitori si sarebbero messi in contatto con la famiglia del collaboratore di Calì avanzando una richiesta esplicita di 500mila dollari per il rilascio del loro congiunto. Non sarebbe avvenuta invece la stessa cosa per quanto riguarda il rapito italiano: i sequestratori, infatti, pur essendosi messi telefonicamente in contatto con il socio locale di Calì, nel colloquio avrebbero fatto cenno alla necessità di un riscatto per il rilascio ma senza indicare una cifra.

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