Il rugby a Catania, dal suo esordio nel 1934 al 1951

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Di Salvo Pappalardo

E’ stato pubblicato in questi giorni il volume <Il rugby a Catania> di Santi Maria Randazzo, edizione CUS Catania, che analizza la nascita di questo sport dal suo esordio nel 1934 fino al 1951.  Questo libro unico nel suo genere, che ha ricevuto il gratuito patrocinio del Comune di Catania, dell’Università di Catania e della Federazione Nazionale Rugby, è il frutto di due anni di ricerche dall’autore attraverso la lettura di vari giornali,tra cui il quotidiano “ Il popolo di Sicilia”, stampato a Catania il 28 marzo 1934, in cui la segreteria del G.U.F.  (gioventù universitaria fascista) comunica agli universitari  a prendere parte alla squadra di rugby, per poi successivamente giocare contro il  Messina. Come infatti avvenne il  15 aprile. Furono, poi , le locandine di Achille Starace, segretario del partito, a propagandare questo sport. Era evidente lo scopo: indurre i giovani ad aderire in massa, perché secondo il regime la forza fisica, il coraggio delle azioni e l’impatto contro avversari di peso avrebbe temprato le menti dei partecipanti.

Ma il Randazzo scava più a fondo e pone l’accento, strada facendo, sull’oblio della fama: formare uomini capaci di affidare le imprese sportive non è merito di questo o quel regime, bensì supera il momento storico per una serena e ferma accettazione della dimensione naturale e la conseguente affermazione della possibilità di realizzarsi nella pienezza e nella totalità della persona. E sono soprattutto i nomi dei rugbisti catanesi del 1937 a far riflettere. Regio Istituto Industriale: Leonardi; Musumeci; Romano; Guglielmino…Regio Istituto commerciale: Caruso; Russo, Chiarenza; D’Antone…Liceo Spedalieri: Fichera; Curatolo; Zappalà; Todaro; Zambonelli…Magistrale: Grasso; Motta; Molino; Torrisi…eccetera, tutti giovani che potrebbero riapparire all’improvviso in quest’epoca come esempio di una civiltà perduta, ma integra nei suoi valori morali e psicologici, oggi completamente distrutti. Poi dal 1940 all’agosto del 1943 in apparenza, leggendo sempre l’organo fascista catanese “Il popolo di Sicilia” sembra in apparenza che lo sport della pallaovale non subisca alcuna conseguenza: si gioca regolarmente nonostante i bombardamenti sulla città.

Il Randazzo mette in evidenza documenti e foto con grande maestria sottolineando il carattere essenziale di questa pedagogia sportiva che ruota attorno al concetto di sviluppo integrale dell’uomo in un armonioso rapporto tra l’essere e il divenire con la natura e la società.  Non si è rugbista-fascista, ma è al contempo uno sviluppo fisico, intellettuale, morale e civile senza la camicia nera! La prassi educativa di questo sport negli ideali del GUF si sta trasformando lentamente, ma inesorabilmente, in una nuova dimensione e proprio il colonnello inglese George Robert Gayre comincia la “defascistizzazione” di tutti gli organismi civili, politici e sportivi. Così dalla ceneri della fenice nasce il glorioso CUS Catania, simbolo di un grande rinnovamento ispirato alla moderazione, all’equilibrio al rigore dei principi democratici in una rielaborazione collettiva ancora oggi valida ed efficace. Venerdì 4 maggio 1945 il nuovo quotidiano <La Sicilia> riprende la pubblicazione di comunicati, assemblee, riunioni ed altro al fine di riportare in auge questo sport , tanto che come si afferma a pag. 136 con un articolo di Piero Paradiso con foto : <…Questo è il rugby>! 

Insomma, la genesi della realtà rugbystica determinata dal flusso dei mitici anni del passato è caratterizzata  da un fenomeno di reminiscenza e l’affiorare di un sentimento sportivo tanto remoto e bello da poter esser identificato con un eterno presente. E lo dimostra il fatto che nel corso degli anni il Cus Catania ha incrementato tutti gli sport: scherma, calcio, hockey pallavolo, pallacanestro ad altissimo livello con campioni mondiali di rara fama. Dunque, il libro di Randazzo è da leggere con grande empatia, perché attraverso la lettura di questi giornali citati si scoprono eventi del passato che sarebbero scomparsi nel tempo. L’archeologia letteraria cui ci ha sempre abituato Randazzo è sempre viva e presente e questo libro lo dimostra ampiamente. L’autore ha rinunciato a qualsiasi emolumento utilizzando il libro per attivare una raccolta fondi a favore dell’attività giovanile dei rugbysti del CUS.

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