Cratere sud-est Etna: nella notte colata di magma, cenere e forti boati

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Quattordicesimo evento parossistico sull’Etna dal 16 febbraio scorso, ancora una volta di notte.

La nuova fase, secondo i rilievi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia-Osservatorio Etneo di Catania, ha nuovamente interessato il cratere di Sud-Est ed e’ durata diverse ore e si è concluso.

Il fenomeno è stato caratterizzato da fontana di lava, emissione di cenere eruttiva, ricaduta sul versante Sud-Est dell’Etna, boati uditi a grande distanza e una colata lavica che si espande lungo il versante occidentale della Valle del Bove.

Il 14esimo parossismo dell’anno sul vulcano attivo più alto d’Europa è stato ‘accompagnato’ da una caratteristica particolare: violenti boati che hanno fatto tremare infissi e svegliato persone che abitano nei paesi alla pendici dell’Etna.

INGVvulcani rende noto:

Stamani (mercoledì 17) la sveglia nel catanese l’ha data l’Etna con un nuovo episodio eruttivo, parossismo, il 14° della sequenza iniziata il 16 febbraio. Ogni episodio porta un elemento nuovo, di cui discutere.

Stavolta è il turno dei boati, che hanno generato tanta paura. I boati altro non sono che il suono delle BOLLE DI GAS che scoppiano, come palloncini di magma pieni di gas. Ma perché a volte si sentono così distintamente fino a grandi distanze? I motivi possono essere tanti. Considerando che il fenomeno eruttivo è più o meno sempre uguale, la differenza sta nella propagazione delle onde di pressione generate (le onde sonore). Queste differenze dipendono allora dal mezzo che trasmette le onde cioè dalle condizioni dell’aria. Un mezzo più denso trasmette meglio i suoni, lo sanno i sub e lo sapevano gli indiani che poggiando l’orecchio sui binari sentivano arrivare il treno con largo anticipo. Allo stesso modo un’aria più densa, per motivi di temperatura e/o pressione e/o umidità favorisce la propagazione dei suoni. Il vento a favore fa altrettanto, spingendo le onde di pressione verso una direzione.

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