Palermo: maxi sequestro di 150 milioni di euro a imprenditore supermercati

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Beni per un valore complessivo di circa 150 milioni di euro sono stati sequestrati a Carmelo Lucchese, 55 anni, imprenditore attivo nel settore della grande distribuzione alimentare. I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Nell’operazione sono stati impegnati oltre 100 militari del Nucleo di polizia economico – finanziaria di Palermo, che hanno messo i sigilli ad aziende, quote societarie, immobili, conti correnti, polizze assicurative e auto anche di lusso. 

Oggetto del sequestro è, in particolare, la società Gamac Group srl, con sede legale a Milano, che gestisce 13 supermercati tra Palermo e provincia (Bagheria, Carini, Bolognetta, San Cipirello e Termini Imerese) e che viene affidata a un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale di Palermo, con il compito di garantire la continuità aziendale e mantenere i livelli occupazionali. Secondo gli investigatori Lucchese, pur essendo incensurato, sarebbe “un imprenditore colluso” perché “seppure non organicamente inserito nell’organizzazione criminale, ha sempre operato sotto l’ala protettiva di Cosa Nostra”. In particolare, sia le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia sia le risultanze investigative raccolte in alcuni procedimenti penali avrebbero fatto emergere “strutturati contatti” dell’imprenditore con la famiglia mafiosa di Bagheria e i vantaggi ‘imprenditoriali’ di cui avrebbe potuto beneficiare nel tempo.

Da impresa familiare in una realtà imprenditoriale in grado di fatturare oltre 80 milioni di euro nel 2019. Eccola l’ascesa della Gamac, la società di Carmelo Lucchese con sede legale a Milano e che gestisce 13 supermercati tra Palermo e provincia per la quale oggi sono scattati i sigilli. I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.

Secondo l’accusa, l’imprenditore proprio grazie alla sua ‘vicinanza’ con esponenti di vertice della famiglia mafiosa di Bagheria sarebbe riuscito ad espandersi economicamente. Una vicinanza che avrebbe permesso a Lucchese anche di scoraggiare la concorrenza ricorrendo pure ad atti di danneggiamento; di  risolvere controversie sorte con alcuni soci, ottenendo la possibilità di rilevare l’impresa contesa e beneficiando di una dilazione nei pagamenti; e di evitare il pagamento del pizzo nella zona di Bagheria e, grazie alla mediazione mafiosa della locale famiglia, contrattare la “messa a posto” con le altre famiglie palermitane di Cosa nostra.

“In una logica di reciproco vantaggio – spiegano gli investigatori -, l’imprenditore ha remunerato con ingenti somme gli esponenti mafiosi, assumendo anche loro familiari nei propri punti vendita, quale riconoscimento del loro determinante intervento in momenti cruciali nel percorso di espansione commerciale dell’attività imprenditoriale”.

Inoltre, le indagini avrebbero fatto emergere la disponibilità manifestata dall’imprenditore ai boss di Bagheria di un appartamento per dare rifugio a Bernardo Provenzano nell’ultimo periodo della latitanza. Adesso il Tribunale ha disposto il sequestro dell’intera attività imprenditoriale svolta da Lucchese qualificata come “impresa mafiosa” e di tutto il patrimonio nella sua disponibilità: 150 milioni di euro.

Oltre al sequestro dell’interno compendio aziendale e delle quote sociali della Gamac Group srl, sono stati affidati a un amministratore giudiziario affinché li gestisca nell’interesse della collettività: 7 immobili di cui una villa in zona Pagliarelli a Palermo; 61 rapporti bancari e 5 polizze assicurative, 16 auto, tra cui 2 Porsche Macan.

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