Confcommercio Palermo: restrizioni consegneranno imprenditori a mafia

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“Dobbiamo tornare a lavorare. Continuando così, le istituzioni politiche faranno il gioco della criminalità, consegnando la Sicilia e i siciliani alla mafia che, attraverso la diffusa pratica dell’usura, avvicinerà la gente in difficoltà e grazie alla liquidità proveniente da attività illecite proverà a estorcere le aziende commerciali ormai moribonde. L’emergenza sanitaria è stata gestita in modo grottesco sulla pelle delle aziende e delle famiglie, gli aiuti somigliano a una elemosina, si vuole impedire il sacrosanto e inalienabile diritto costituzionale alla libertà d’impresa e al lavoro. Chiediamo alle istituzioni che ci sbarrano le saracinesche: cosa farebbero al nostro posto, senza pane per sopravvivere?”. La presidente di Confcommercio Palermo Patrizia Di Dio si fa interprete del grido disperato di migliaia di imprenditori e commercianti e chiede la riapertura dal 1 febbraio.

“Non possiamo più stare chiusi – afferma – A breve, se non è già successo, molti imprenditori siciliani saranno tra le fauci della criminalità e degli strozzini. Il diritto al lavoro non può essere ucciso dal diritto alla salute. Devono coesistere entrambi”. Secondo la Di Dio “la scarsa efficacia dei provvedimenti finora adottati è sotto gli occhi di tutti. Fa male sentire minacciare, ancora ora, un ulteriore prolungamento delle restrizioni da parte di chi, evidentemente avulso dalla quotidiana realtà, non ha compreso la gravità della situazione e continua a non programmare per tempo gli adeguati sostegni economici per quelle attività imprenditoriali che hanno visto crollare i propri fatturati senza alcuna colpa”.

“Siamo solo noi, imprenditori e negozianti, circa il 30% di tutte le attività, a dover rimanere chiusi? Siamo stati noi, che ci siamo sempre adeguati alle rigorose regole sanitarie, a provocare la diffusione del contagio? – aggiunge – O più semplicemente non c’è stata la capacità organizzativa e di adozione di provvedimenti equi e razionali? Sarebbe più onesto ammettere i propri errori. Troppe le promesse non mantenute e nessuna reale visione d’insieme”.

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