Se i controlli e la manutenzione sul viadotto del Polcevera fossero stati eseguiti correttamente il crollo del ponte Morandi non si sarebbe verificato. E’ quanto si legge nella relazione dei periti incaricati dal Gip sul crollo del ponte a Genova il 14 agosto del 2018. La perizia ricostruisce la catena delle cause che hanno determinato o concorso a determinare il crollo di parte del viadotto Polcevera. “La causa scatenante -si legge- è il fenomeno di corrosione a cui è stata soggetta la parte sommitale del tirante sud lato Genova della pila 9. Tale processo di corrosione è cominciato sin dai primi anni di vita del ponte ed è progredito senza arrestarsi fino al momento del crollo, determinando una inaccettabile riduzione dell’area della sezione resistente dei trefoli che costituivano l’anima dei tiranti, elementi essenziali per la stabilità dell’opera”.
“Le cause profonde dell’evento possono individuarsi in tutte le fasi della vita del ponte, che iniziano con la concezione/progettazione dell’opera e terminano con il crollo. Lungo questo periodo temporale, si collocano le cause, relative alle diverse fasi di vita dell’opera, che hanno contribuito al verificarsi del crollo. Esse sono identificabili nei momenti dei controlli e degli interventi manutentivi che, se fossero stati eseguiti correttamente, con elevata probabilità avrebbero impedito il verificarsi dell’evento. La mancanza e/o l’inadeguatezza dei controlli e delle conseguenti azioni correttive costituiscono gli anelli deboli del sistema; se essi, laddove mancanti, fossero stati eseguiti e, laddove eseguiti, lo fossero stati correttamente, avrebbero interrotto la catena casuale e l’evento non si sarebbe verificato”.