“Scrittura a mano rischia di sparire”, allarme della Crusca

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“Il recupero della scrittura a mano è un obiettivo importante, anzi importantissimo” per la scuola, dove sempre più spesso i bambini fin dalle elementari mostrano grosse difficoltà con la grafia. “Incoraggiando la scrittura manuale” si sostiene anche la lingua italiana e se ne promuove lo studio e la conoscenza. “Il recupero della scrittura a mano merita grande attenzione, senza demonizzare pc, tablet e smartphone che devono affiancare, non sostituire, la modalità tradizionale di scrittura. Vecchio e nuovo possono convivere, non sono in contrasto, l’uno non esclude l’altro. Accostiamoci al nuovo senza rinunziare al vecchio, è questa la sfida”. E’ l‘Accademia della Crusca, la secolare istituzione incaricata di custodire il tesoro dell’idioma di Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, a invocare un ricorso sempre più frequente negli istituti scolastici alla “bella scrittura”, nella consapevolezza che “redigere testi scritti in maniera chiara e ordinata è un eccellente allenamento cerebrale”.

Lo storico della lingua italiana e filologo Rosario Coluccia, professore emerito di linguistica italiana dell’Università di Salerno e Accademico della Crusca, riflette sul tema per conto dell’Accademia fiorentina fondata nel 1583, la più antica ancora attiva in Europa, e richiama l’attenzione del mondo della scuola e delle istituzioni sul’importanza dell’educazione alla calligrafia.

L’intervento di Coluccia, come riferisce l’AdnKronos, parte da una recente petizione circolata su internet, indirizzata alla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, dal titolo “Promuoviamo la bellezza della scrittura a mano”, e ne apprezza la filosofia di fondo. Non è, precisa il linguista, “un complessivo nostalgico invito a ripristinare nella scuola del XXI secolo pratiche didattiche del passato. Fino alla scuola degli anni ’60 del Novecento bambini e ragazzi si sono sempre esercitati nella ‘bella scrittura’. L’ora di calligrafia era inserita fra le materie di studio; poi fu abbandonata, giudicata strumento educativo sorpassato, mortificante della creatività”. “Un dato, per quanto esterno, pare difficilmente contestabile: gli studenti dei decenni passati per la maggior parte erano in condizione di produrre temi, riassunti e diari con nitidezza e pulizia quasi tipografiche. Meno gradevole la forma esterna dei testi elaborati da gran parte dei ragazzi di oggi”.

Da anni gli insegnanti della scuola primaria e media segnalano la crescente difficoltà dei loro allievi a scrivere manualmente, ricorda l’Accademia della Crusca. Nei testi redatti a mano i caratteri appaiono “incerti e disallineati, con parole mal disposte sul rigo, con i tratti delle singole lettere a volte difficili da decifrare, con vacillanti legamenti tra una lettera e l’altra, con incongrui miscugli di stili e di caratteri nelle stesse parole o nella stessa sequenza di parole: corsivo e stampatello, maiuscolo e minuscolo”.

“Non vale solo per i bambini delle elementari o al massimo delle medie. La difficoltà di scrivere a mano è presente in adolescenti delle scuole secondarie superiori e coinvolge in maniera preoccupante i giovani universitari- sottolinea l’Accademico della Crusca – Spesso gli scritti manuali degli studenti medi e universitari rasentano l’indecifrabilità, con pensieri sconclusionati, in una forma che non rispetta gli standard minimi di coerenza e coesione”.

Sostiene il professore Coluccia nel suo intervento pubblicato sulle pagine del sito internet dell’Accademia della Crusca: “L’aspirazione a una scrittura ordinata e ben leggibile non è un fatto estetizzante. La scarsa connessione neuro-cerebrale tra pensiero e manualità crea ritardi nello sviluppo del linguaggio, parlato e scritto. Ne viene coinvolto il processo cognitivo di bambini e adolescenti, fondamentale perché implica l’esercizio di una capacità umana molto antica (la scrittura è stata inventata più o meno cinquemila o cinquemilacinquecento anni fa), che oggi corriamo il rischio di perdere”.

“Diciamolo in maniera esplicita. La scrittura a mano non può essere sostituita dalla scrittura su tastiera, sono entrambe utili perché assolvono a funzioni diverse – sostiene lo storico della lingua italiana – Nel mondo occidentale bambini e ragazzi sono fortemente sedentarizzati; alcuni non sanno abbottonarsi i vestisti o allacciarsi le scarpe (sono in gran voga scarpe senza lacci, definite ‘a strappo’ o ‘con strappi’; praticissime, assicura la pubblicità, e crescono le vendite delle scarpe a strappo); altri non sanno lavarsi i denti da soli; altri non riescono a fare operazioni semplici (tracciare cerchi e rettangoli con l’aiuto di compasso e di righello) o addirittura attività semplicissime (ridurre un foglio di carta in segmenti più piccoli tendenzialmente uguali). E, nello stesso tempo, mostrano carenze espressive e linguistiche. Redigere testi scritti in maniera chiara e ordinata è un eccellente allenamento cerebrale”.

Una ricerca coordinata dal pedagogista Benedetto Vertecchi dell’Università di Roma Tre ha mostrato che, con opportuno allenamento alla scrittura manuale, bambini di terza, quarta e quinta elementare, migliorano progressivamente la qualità grafica dei loro testi e nello stesso tempo ottengono una maggiore appropriatezza ortografica e una più accurata selezione del lessico. A livello cerebrale esiste un legame tra attività manuale e area del linguaggio, che si influenzano reciprocamente. Nel tracciare manualmente i caratteri del corsivo al cervello del bambino è richiesto uno sforzo in più, la forma di ciascuna lettera deve essere continuamente plasmata perché sia possibile legarla alle altre. “Si tratta di una sfida che non è presente nel carattere stampatello o quando si adoperano strumenti elettronici come il touchscreen, che richiedono una gestualità semplice e ripetitiva”, evidenzia Rosario Coluccia.

La difficoltà di scrivere nitidamente ha riflessi sulla qualità dell’apprendimento e sulla capacità di coordinare il pensiero. La caduta investe sia la capacità di tracciare adeguatamente i caratteri sul foglio, sia quella di organizzare correttamente la sequenza di parole e le frasi necessarie per trasmettere il messaggio. Spiega l’Accademia della Crusca: “Mettiamo per ipotesi che nessuno scriva più con carta e penna, che si usino solo mezzi digitali. Il correttore automatico riduce la consapevolezza ortografica: non c’è bisogno di conoscere l’ortografia delle parole, il correttore automatico vi provvede al posto nostro. C’è di più. Il ricorso ossessivo alla funzione ‘copia e incolla’ riduce la necessità di sviluppare una linea argomentativa coerente. Ed ha avuto una portata dirompente, ha influito sulle strutture mentali di chi elabora un testo, ha cambiato la maniera di pensare e di fare ricerca, trasformando il modo in cui oggi vengono percepiti la organicità di un testo e concetti quali la ripetizione e il plagio”.

Prima che esistesse il ‘copia e incolla’, evidenzia il professore Rosario Coluccia nel suo intervento, “appropriarsi di un testo altrui e includerlo nel proprio (operazione dolosa) richiedeva la riscrittura a mano o a macchina del brano copiato e comportava almeno un certo impegno intellettuale: non era possibile riscrivere qualcosa senza comprenderlo abbastanza profondamente. Oggi non è così. Nel web ci sono miliardi di pagine che non sono altro che la copia di altre pagine, in una sequenza senza storia, senza origine e senza fine. Si può copiare qualsiasi cosa senza interrogarsi sulla sua plausibilità, senza nemmeno sforzarsi di conoscerne a fondo il significato, è sufficiente uno sguardo alla prima riga o alle prime parole, per assicurarsi di non essere del tutto fuori strada”. https://2b722bc808d8c62bfbf318a615f0fea6.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-37/html/container.html

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