Renzi, Boschi e Lotti indagati per finanziamento illecito ai partiti

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Invito a comparire per il 24 novembre alla Procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open

Il senatore Matteo Renzi, leader di Italia Viva, è indagato dalla Procura di Firenze nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open per finanziamento illecito ai partiti. Con l’ex segretario del Pd sono stati iscritti nel registro degli indagati dai sostituti procuratori Luca Turco e Antonino Nastasi anche la deputata Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, e il deputato Pd Luca Lotti.

Con le iscrizioni di Renzi, Boschi e Lotti salgono a 5 gli indagati dell’inchiesta su Open, la Fondazione attiva tra il 2012 e il 2018 per sostenere finanziariamente l’ascesa e l’attività politica dell’ex sindaco di Firenze.

Erano già indagati fin dall’inizio dell’inchiesta l’avvocato Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open fino al suo scioglimento, e il manager Marco Carrai (nel consiglio direttivo della stessa Fondazione con Boschi e Lotti). Gli indagati, come riportato oggi da “La Verità” e confermato da alcuni legali, hanno ricevuto un invito a comparire in Procura per il prossimo 24 novembre, “per rispondere ad interrogatorio con l’assistenza del difensore di fiducia già nominato”.

A tutti e cinque gli indagati è contestato il finanziamento illecito continuato “perché in concorso tra loro, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso“, Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi, in quanto membri del consiglio direttivo della Fondazione Open “riferibile a Matteo Renzi, articolazione politico-organizzativa del Partito democratico (corrente renziana), ricevevano in violazione della normativa citata i seguenti contributi di denaro che i finanziatori consegnavano alla Fondazione Open”, per un totale di circa 7 milioni di euro: 670.000 nel 2012, 700.000 nel 2013, 1,1 milioni nel 2014, 450.000 nel 2015, 2,1 milioni nel 2016, 1 milione nel 2017 e 1,1 milioni nel 2018.

I finanziamenti coprirebbero il periodo in cui Renzi partecipò alle primarie del Pd, poi diventandone segretario e infine eletto senatore nel marzo 2018, mentre Boschi e Lotti sedevano alla Camera dei deputati nelle file del Pd. L’indagine dei pm fiorentini è iniziata nel settembre 2019 con i sequestri della documentazione nello studio dell’avvocato Bianchi, braccio destro di Renzi fin dalla prima Leopolda. I sequestri si sono poi estesi anche ai finanziatori di Open.

Per la Procura di Firenze e il Tribunale del Riesame la Fondazione Open “appare aver agito da ‘articolazione’ di partito politico, in quanto vi sono i riferimenti alle ‘primarie dell’anno 2012’, al ‘comitato per Matteo Renzi segretario’, alle ricevute di versamento da parlamentari” e “ha rimborsato spese a parlamentari e ha messo a loro disposizione carte di credito e bancomat”; inoltre “gli esiti dell’attività investigativa svolta evidenziano significativi intrecci tra prestazioni professionali rese dall’avvocato Bianchi e da suoi collaboratori e finanziamenti alla Fondazione Open”.

La Cassazione, nelle motivazioni con cui il 15 settembre scorso hanno annullato con rinvio il provvedimento del Riesame che aveva respinto il ricorso dei legali di Marco Carrai, sostiene che non è stato provato che la Fondazione Open agisse come un’articolazione di partito. Pertanto la Cassazione ha sancito l’illegittimità dei decreti di sequestro della documentazione compiuta nei confronti di Carrai e anche dei finanziatori non indagati nell’inchiesta, tra cui il finanziere David Serra. (AdnKronos)

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