Reliquia Wojtyla rubata: “Così abbiamo individuato il responsabile”

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“Parliamoci chiaro, pensava di farla franca agendo fuori il suo territorio, ma per sua sfortuna non è stato così. Abbiamo trovato in casa sua gli indumenti utilizzati quel giorno”. E’ il primo commento all’Adnkronos del tenente colonnello Guido Barbieri, Comandante del nucleo Tpc (Tutela Patrimonio Culturale) di Perugia, dopo l’indagine dell’Arma che ha consentito di individuare il presunto autore del furto della reliquia di Papa Giovanni Paolo II, l’ampolla che conteneva delle gocce di sangue di Wojtyla, rubata dal Duomo di Spoleto lo scorso 23 settembre.

“Un’attività investigativa lunga, precisa e dettagliata – ha spiegato – svolta in collaborazione con l’Arma territoriale della compagnia Spoleto. Subito dopo il furto “ci siamo presi qualche giorno per reperire filmati, telecamere del Duomo e delle vie di Spoleto. Abbiamo visionato ogni immagine, ogni frame e una volta individuato il sospettato e averlo visto scavalcare la balaustra con uno zainetto sulle spalle e un cappello da baseball, abbiamo capito che era stato lui. Ma non siamo intervenuti subito – aggiunge Barbieri – dovevamo avere la certezza. Abbiamo continuato a seguire i suoi spostamenti”.

L’autore del furto è stato quindi fermato e denunciato. Si tratta di un cinquantanovenne di Figline Valdarno (Firenze), che già in passato si era reso protagonista in zona di furti di beni di natura ecclesiastica. “Aveva delle restrizioni e non poteva nemmeno essere a Spoleto – conferma il tenente colonnello Barbieri – Dopo aver rubato la reliquia si è recato in stazione, dove ha preso un treno direzione Foligno, poi, sempre seguendo le telecamere, abbiamo capito che si stava spostando in Toscana. Allertati i colleghi, ci è subito stato comunicato che il soggetto in questione era già noto per questo tipo di reati”.

Poi la perquisizione nella sua abitazione, ma della reliquia nessuna traccia. “Ha avuto due mesi per organizzarsi – le parole di Barbieri – All’inizio ha negato ogni suo coinvolgimento – racconta – ma, messo alle strette, ha ammesso di essersi disfatto della reliquia. Siamo convinti che dietro possa esserci il reato di ricettazione o una commissione di qualche collezionista. Per questo non ci fermiamo”.

“La reliquia è di recente fattura – spiega – ma a noi non interessa tanto il valore economico quanto piuttosto il carattere devozionale di quell’ampolla, che non ha prezzo per i fedeli. Per questo continueremo a cercare e a monitorare il mercato. Sia quello del commercio lecito di beni culturali, sia quello un po’ più ‘grigio’. La nostra attività va avanti, ora più che mai”, conclude. (AdnKronos)

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