Coronavirus: complotto, incidente o arma?

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Di Salvo Barbagallo

Covid: le teorie del complottismo incominciano a fare breccia nell’immaginario collettivo? Fin troppo facile giungere a questa conclusione, fin troppo facile creare “alibi”: se complottismo c’è veramente: le “teorie” di varia natura che vengono messe in giro (strumentalmente) servono principalmente a chi complotta in quanto nella confusione che si determina possono agevolmente operare.

Tanto scalpore per le parole pronunciate da padre Livio Fanzaga, direttore di “Radio Maria”, con le quali ha sostenuto che il Coronavirus sarebbe nato da “un progetto ben preciso, per colpire soprattutto l’Occidente, realizzato da menti criminali con uno scopo ben preciso: fare una specie di colpo di Stato sanitario o massmediatico Un progetto, volto a fiaccare l’umanità, a metterla in ginocchio e a creare una dittatura sanitaria e un mondo nuovo non più del Dio Creatore” ma “il mondo di Satana”.

Parole che sicuramente non saranno state di gradimento all’attuale Pontefice che, con le sue discutibili prese di posizione, sta facendo correre il rischio di far perdere credibilità alla Chiesa cristiana, ma che hanno indotto molti a ponderate riflessioni.

Sin dall’inizio “ufficiale” (cronologicamente parlando) della Pandemia su questo giornale abbiamo segnalato le contraddizioni che hanno caratterizzato l’incedere inarrestabile dei contagi da Coronavirus. Contraddizioni che abbiamo definito con l’espressione “Qualcosa non torna”. Molti, infatti e vario livello, gli elementi che nel corso dei primi mesi di questo nefasto 2020 sono apparsi “anomali”.

Il 12 marzo scorso (ben otto mesi addietro!) scrivevamo: Il Coronavirus adesso fa veramente paura, e la questione del decreto ministeriale che imponeva ristrettezze nelle “zone rosse” divulgato ancor prima che venisse firmato ufficialmente, lo ha dimostrato mettendo in fuga dalla Lombardia, dirette al sud, migliaia di persone. I martellanti (e più che giustificati) notiziari televisivi, e le prime pagine dei quotidiani nazionali che indicano i pericoli (e non più semplici “rischi”) che si corrono se non si adottano cautele adeguate, hanno inevitabilmente creato un “allarme” diffuso (che non è più semplice “percezione”) provocato dalla grave situazione che il Paese da un capo all’altro sta vivendo. La parola “panico” incomincia a diffondersi e quanto è accaduto e sta accadendo nelle carceri italiani è un altro esempio di come le condizioni del cosiddetto “controllo”vanno maggiormente deteriorandosi e possono ragionevolmente preludere ad ulteriori misure governative di ristrettezze della vita collettiva e individuale.

E nello stesso articolo segnalavamo una delle prime “anomalie”. Così, nei timori che si trasformano in paura, ora in molti incominciano a porsi domande anche in merito a eventi ai quali in altre circostanze non si sarebbe dato peso e non avrebbero suscitato interesse. Ci riferiamo alle cosiddette “esercitazioni militari” che prendono la denominazione Defender Europe 2020” prevista con la partecipazione di forze armate europee e statunitensi. Evidentemente una “esercitazione” programmata quando del Coronavirus (forse…) non si conosceva nulla, e la cui preparazione sarebbe già in atto. Una notizia (anzi, un reportage) pubblicato una settimana addietro dal quotidiano “Il Manifesto” e, nei giorni successivi, ripreso da altri giornali. Il servizio giornalistico porta la firma di Manlio Dinucci che esordisce in questi termini: ”I militari americani che «si spargeranno attraverso la regione europea» sono esentati dalle norme preventive sul Coronavirus che invece valgono per i civili. Basta l’assicurazione data dallo US Army Europe”. Ovviamente nei giorni e nelle settimane successive e dopo non si parlò più in maniera specifica di quell’importante esercitazione. Si disse che era stata “in parte” sospesa.

Uno dei motivi che hanno suscitato maggiore perplessità è stato quello che riguarda l’origine del Coronavirus: allorché si disse che proveniva dai laboratori di Wuhan in Cina Governo e governanti “italiani” si affrettarono a smentire, promuovendo anche cene in ristoranti cinesi nel tentativo di smentire la notizia che ormai stava facendo il giro del mondo. In seguito dell’origine del virus non si parlò più, e pochi tennero nel debito conto il reportage di Mirko Molteni, apparso su “Analisi Difesa” il 20 marzo scorso che offriva un’analisi approfondita sul delicato argomento. Molteni titolava la sua ricerca in questi termini “Coronavirus: natura, incidente o arma?, e così si esprimeva: (…) Non è facile tracciare una, peraltro parziale, interpretazione dell’attuale pandemia di virus Covid-19 dal punto di vista dei suoi possibili aspetti strategici e militari. Le informazioni liberamente disponibili possono spesso essere intossicate dalle cosiddette “fake news”, o come preferiremmo dire noi “fandonie”, e da ipotesi complottistiche di ogni tipo. Per ora l’unica certezza assodata è che lo sconvolgimento causato sugli assetti economici mondiali rischia di essere molto duraturo, e forse di mettere pesantemente in discussione il processo di globalizzazione degli ultimi trent’anni, che ha avuto uno dei suoi epicentri proprio nel delegare alla Cina la funzione di “manifattura universale”, attirandovi per decenni investimenti stranieri e delocalizzazioni produttive di ogni risma. L’emergenza è reale, forse più ancora nelle sue ricadute psicologiche in economia, che nella pur drammatica mortalità (…).

Si dovrebbe “rileggere” attentamente ciò che ha scritto Molteni quando ancora la situazione non era precipitata non solo in Italia, ma in tutto il mondo.

Oggi viene a galla anche la circostanza che nel nostro Paese il Coronavirus girava già dal settembre del 2019: c’è stupore e costernazione, ma pochi si chiedono il perché il premier Giuseppe Conte tenga ancora secretati atti che potrebbero dare un po’ di luce alla vicenda Pandemia. Una vicenda di certo non conclusa e che ci porta a continui “aggiornamenti”. Soprattutto per quanto concerne il contenuto del “messaggio” lanciato da “Radio Maria”.

Il Governo, inoltre, dovrebbe spiegare anche il perché le restrizioni in lockdown vengono applicate solo ai “residenti” ma non ai migranti che dopo essere approdati tranquillamente in Sicilia (“Zona Arancione”) si spargono e si assembrano in tutta Italia senza essere ostacolati.

Qualcosa non torna?

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