Cinema e pandemia. La mostra di AsCinema presso l’Archivio di Stato di Palermo

Condividi questo articolo?

Domenica 11 ottobre, ASCinema – Archivio Siciliano del Cinema inaugurerà la mostra dal titolo, Salus populi. Epidemia e cura: dalle carte d’archivio al cinema che verrà allestita all’interno dell’Oratorio del Settecento magnificamente adornato dai preziosi stucchi barocchi di scuola serpottiana nell’ex convento di Santa Maria degli Angeli detto della “Gancia”, attualmente una delle sedi della Soprintendenza Archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo.

L’esposizione temporanea verte sulle pandemie nel cinema e trae stimolo da una proposta dello stesso dell’Archivio di Stato e si inquadra all’interno della manifestazione Domenica di carta 2020 promossa dal MiBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo) che vedrà coinvolti tutti gli enti presenti sul territorio nazionale ed inserita all’interno del “piano di approvazione del patrimonio culturale 2020”. Lo stesso Ministero ha fornito ai singoli Archivi la traccia per questa edizione della manifestazione diramando una circolare ove si fa riferimento “alla luce dell’attualità stringente e al fine di diffondere la conoscenza della memoria conservata negli archivi sulle emergenze sanitarie del passato, dando anche seguito a significativi percorsi di ricerca intrapresi nei mesi scorsi”.

Quella delle epidemie è una tematica che irrompe quotidianamente nel nostro presente per via del Covid-19 che sta segnando pesantemente la storia mondiale rendendola stringente ma, al contempo, rappresenta un universo di particolare interesse in quanto la loro periodica diffusione ha indelebilmente segnato la storia dell’umanità, caratterizzandone interi periodi e condizionandone l’economia, la politica e lo sviluppo culturale delle popolazioni colpite.

Attraverso cinque suggestive opere cinematografiche selezionate da ASCinema, tutte di particolare valore e con contenuti relativi ad epidemie come la Peste o il Colera, nonché alla salute pubblica e alla prevenzione, come la Quarantena, ossia la prima forma profilattica nata nella Repubblica di
Venezia nel 1377. I film saranno rappresentati da materiali cartacei molto rari ed inediti – cineromanzi, cinefumetti, manifesti di vario formato, foto di scena, brochure, etc. – e sono tratti da opere letterarie multi-identitarie: quella siciliana è rappresentata da La storia di una capinera (1943), film tratto dal romanzo di Giovanni Verga, con la regia di Gennaro Righelli, contestualizzato durante l’epidemia del colera, proveniente dall’India, che comparve in Italia per la prima volta nel 1835 nelle regioni settentrionali, scendendo velocemente lungo tutta la Penisola per arrivare in Sicilia nel 1837, dove assunse un andamento molto più virulento che altrove e dove uccise ben 69.250 persone.

Uno spaccato di respiro nazionale è narrato ne I promessi sposi (1941) e ne Il ponte dei sospiri (1940). La prima opera è del regista Mario Camerini ed è la trasposizione in chiave cinematografica dell‘omonimo romanzo ottocentesco di Alessandro Manzoni i cui capitoli XXXI XXXII sono interamente occupati da una digressione storica che ricostruisce la diffusione della peste. La terribile epidemia, che dilagò nel Nord Italia, tra il 1630 e il 1631, a causa della calata dei Lanzichenecchi, decimò intere popolazioni in particolare quella della città di Milano. In questo contesto è inserita la storia d’amore tra Renzo e Lucia, compromessa da Don Rodrigo, un nobile malvagio che è interessato alla donna. Il ponte dei sospiri è, invece, una storia d’amore contrastata tra Rolando ed Eleonora, figlia del Doge. Siamo nella Venezia del XVI martoriata dalle scorribande turche e dalle pestilenze diffuse tra la popolazione veneziana dalla pirateria turca. Ispirato dal romanzo dello scrittore francese Michel Zevago, è diretto da Mario Bonnard.
Nel film Il settimo sigillo (1957) – tratto da una pièce de théâtre dello stesso regista svedese Ingmar Bergman – l’orrore della peste, il buio dell’ignoranza, la cieca superstizione e il fanatismo religioso spiccano nello scenario apocalittico, in quella terra natale in cui il nobile cavaliere scandinavo ritorna. La Peste, che nel libro dei Sette sigilli dell’Apocalisse è raffigurata con un cavallo che impersona l’Epidemia, è da sempre percepita come un castigo divino, risvegliando nelle popolazioni il bisogno di sacralità.
E per finire, La maschera della morte rossa (1964), film tratto da un racconto di Edgar Allan Poe e diretto da Roger Corman ed ambientato nel Medioevo: La morte rossa o la morte nera (Black Death) è la grande pestilenza che avrebbe desolato l’intera Europa per anni e anni a partire dal bacino del Mediterraneo e che avrebbe raggiunto anche la Sicilia nell’ottobre del 1347, dando luogo ad una pandemia di circa quattro secoli.

La mostra sarà accompagnata dalla proiezione di un film-loop contenente le scene più significative dei film presentati, più un documentario sull’influenza “spagnola” d’inizio Novecento che verrà proiettato ad oltranza.

Significativa la riflessione di Antonio La Torre Giordano, direttore di ASCinema in merito all’evento: “Il cinema ha narrato in maniera molto efficace i temi legati alle pandemie e alla salute pubblica e, sulla base della realtà incombente, è uno strumento straordinario per veicolare la memoria di eventi epidemici passati verso la quotidianità, dando vita a momenti conoscitivi e di riflessione responsabile”.

L’esposizione durerà quattro mesi e ad impreziosirla vi saranno diversi manufatti e cimeli museali di proprietà di ASCinema, rappresentati da diversi proiettori cinematografici, lanterne magiche, cineprese ed altri apparecchi cinematografici la cui produzione è in gran parte risalente alle origini della settima arte.

Il contributo che ASCinema darà alla Domenica di carta edizione 2020 è carico di un notevole valore per la cultura nazionale, giacché lo scorso 7 agosto 2020 il MiBACT – attraverso il sopralluogo dei Funzionari archivisti della Soprintendenza Archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo – ha già avviato la procedura per il suo riconoscimento come bene di interesse culturale e, più nello specifico, di interesse storico particolarmente importante, ai sensi della normativa del Codice dei beni culturali e del paesaggio. L’attestazione ministeriale segna una tappa prestigiosa e significativa per l’Archivio Siciliano del Cinema, che rende merito al percorso di conservazione e salvaguardia del proprio patrimonio cinematografico avviato già dai primi anni Sessanta. Oggi il complesso documentario custodito nei suoi archivi e reso disponibile alla collettività, nella consapevolezza che la diffusione della cultura cinematografica sia un importante vettore di accrescimento del sapere e del progresso del Paese. Un’attestazione che rappresenta un forte incentivo per l’Ente nella sua ricerca di una feconda osmosi con i singoli cittadini (studiosi, ricercatori, giornalisti, autori, etc.) e, soprattutto, con le Istituzioni pubbliche con le quali continua ad attuare fruttuose collaborazioni in un scambio armonico tra “pubblico” e “privato”, incrementando il patrimonio di conoscenze e di espressioni artistiche.

La mostra verrà inaugurata domenica, 11 ottobre; sarà visitabile il martedì, mercoledì e giovedì, dalle 9:30 alle 12:30, sino al 14 gennaio 2021.

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.