di Salvo Barbagallo
È un momento carico di incertezze per l’immediato futuro del Paese: la pandemia è il conseguente giustificato lockdown ha messo in ginocchio l’economia, l’auspicata ripresa fino a oggi non c’è stata, mentre cresce il timore per l’aggravarsi dei contagi da Coronavirus, anche se il numero delle vittime fortunatamente ha toccato ieri quota “zero” in Lombardia. La preoccupazione che la crisi peggiori in autunno è tangibile non solamente nei settori produttivi, ma nell’intera collettività: è, appunto, l’incertezza che domina. Già è stata una batosta per il turismo, per i commercianti, per i ristoratori e per tante altre categorie i segni di una disfatta consumata sono evidenti, per i giovani tanti dubbi per l’apertura delle scuole.
Dal Governo nazionale, così come dai Governi delle Regioni non giungono segnali positivi, soltanto elementi di confusione sulle decisioni da prendere.
Vien da dire: Niente domande, niente risposte. È, però, il contrario, in quanto molte sono le domande, anche se c’è la convinzione che nessuna risposta giungerà
In questa sede, oggi, ci limitiamo a chiedere: il pericolo maggiore che sta correndo l’Italia è quello che riguarda l’accentuarsi dei contagi da Coronavirus? Se così è (come è possibile che sia) perché attualmente non vengono adottate adeguate misure di prevenzione sull’intero territorio? Si fa un gran parlare sui mass media quando viene accertato un caso di contagio dal Lazio alla Lombardia, mentre passano inosservati i casi accertati che si riscontrano nel Meridione. Interrogativo: forse perché il maggior numero di casi riguarda i migranti che sbarcano nelle coste del Sud, soprattutto in Sicilia? Quei migranti che “fuggono” dai cosiddetti posti di accoglienza, per poi disperdersi ovunque? Anche se molto sommessamente queste “fughe” ormai vengono segnalate, e non soltanto dalla Sicilia ma da più città da un capo all’altro del nostro Paese. Interrogativo: per questi signori che si disperdono senza controlli non valgono le stesse misure di sicurezza che sono state applicate sia durante che dopo il lockdown? Sono interrogativi che si pongono i “comuni” cittadini, che segnalano pure azioni di violenza che i mass media accreditati “tentano” di minimizzare.
Migranti, clandestini o altro?
Chi adopera il termine “clandestino” viene classificato come “razzista”. Ebbene, è opportuno precisare e chiediamo aiuto al vocabolario.
Secondo la Treccani: migrante agg. [part. pres. di migrare]. – Che migra, che si sposta verso nuove sedi: popoli, gruppi etnici m.; animali, uccelli migranti- Lasciare il luogo di origine per stanziarsi.
Il “migrante” tende a sostituire progressivamente negli usi immigrato, anche se, nell’uso comune, contestato dai media, migrante viene identificato soltanto con la persona più “disperata”, e cioè quella in continuo spostamento da un paese all’altro alla ricerca, spesso vana, di una sistemazione stabile.
Nel Glossario sull’asilo e la migrazione dell’UE, migrante è “persona che lascia il proprio paese o regione per stabilirsi in un altro” e può riguardare “qualsiasi tipo di spostamento qualunque sia la sua durata, composizione e causa”. Sono quindi migranti non solo rifugiati, sfollati e migranti irregolari ma anche manager, dirigenti e professionisti che si spostano per motivi di lavoro (“migranti altamente qualificati”).
Sempre secondo la Treccani: clandestino agg. [dal lat. clandestinus (der. dell’avv. clam «di nascosto»), attrav. il […] senza essere munito di un biglietto di viaggio (anche sostantivato: un c., una clandestina); immigrato c., che entra in un paese illegalmente. Clandestino agg. [dal lat. clandestinus (der. dell’avv. clam «di nascosto»), attrav. il fr. clandestin]. – Che è fatto di nascosto, e si dice per lo più di cose fatte senza l’approvazione o contro il divieto delle autorità.
Per anni, anzi decenni, per chi illegalmente “entrava” in Italia è stato adoperato il termine “clandestino” o “extracomunitario”. Clandestini o extracomunitari che dicasi, sempre hanno “privilegiato” le coste o le isole minori della Sicilia per “entrare” in Italia e quindi in Europa. In passato (dagli Anni Novanta del secolo scorso fino al nuovo Millennio) la maggior parte di questi “migranti” ha trovato lavoro e si è inserita perfettamente nelle comunità locali della Sicilia. Oggi diversi analisti non considerano il continuo flusso di quanti lasciano la sponda opposta del Mediterraneo verso l’Italia una “migrazione”: esplicitamente si parla di “traffico di essere umani” e, addirittura, di “invasione” preordinata, programmata.
La linea del Governo nazionale è quella della solidarietà e dell’accoglienza a tutti i costi e, quasi sempre, senza controllo. Ecco: il cittadino comune non si spiega questa linea governativa, soprattutto da quando si è in crisi pandemica e sanitaria. L’irrazionalità di fatto è nella semplice constatazione: il Governo non ha dato e non dà spiegazioni. Inevitabili le conflittualità che scaturiscano da una impossibile “integrazione” tra questi “stranieri” e le comunità locali.
Il Qualcosa non torna è altrettanto inevitabile che si ponga…anche se si ha la (quasi) certezza che nessuno al Governo ha intenzione di dare “risposte” ai cittadini.