Voglia di “Separatismo” non tanto strisciante

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di Salvo Barbagallo

Se non si registrassero centinaia di migliaia di vittime in tutto il pianeta si potrebbe mettere in dubbio l’esistenza della Pandemia, così come si potrebbe dubitare dell’esistenza del mortale Coronavirus del quale ancora gli scienziati non sono riusciti a dare una risposta certa sulla sua origine e sulla sua “reale” natura. Morti e contagiati sono l’unica certezza dell’attuale situazione mondiale, anche se vengono messi in discussione i numeri aprendo il fronte delle polemiche che non fanno che acuire una crisi difficile da superare.

Altra certezza: il Coronavirus non è stato sconfitto, forse si è indebolito, o forse nell’immediato futuro la sua aggressività sarà più temibile.

In Italia il passaggio dalla cosiddetta “Fase 1” alla “Fase 2” sta mettendo in luce le contraddizioni scaturite da una controversa gestione governativa dell’emergenza e sta contemporaneamente evidenziando gli atavici contrasti esistenti fra le regioni che compongono il nostro Paese. In poche parole, stanno venendo a galla le debolezze che l’Italia ha sempre posseduto in merito alla sua Unità che in molti, da oltre cento anni, hanno percepito come “imposizione” e non come vera espressione di “condivisione” di ideali.

La Pandemia se è vero che a seguito delle misure restrittive della Quarantena ha fatto “ritrovare” il senso della Famiglia, ha provocato un inevitabile “allontanamento” sociale che poi ora, paradossalmente, sta spingendo le collettività – e chi territorialmente le governa – verso un pericoloso “sovranismo locale”. È questo il risvolto psicologico del discutibile martellante messaggio dei mass media che per mesi, con la finalità di prevenire ed evitare il diffondersi del virus, ha fatto maturare timori e paure in ogni individuo. Non c’è solo questo aspetto negativo sulle conseguenze della Pandemia.

C’è, infatti, la condizione complessiva in cui si trova oggi l’Italia, con le mille e mille sfaccettature che toccano principalmente l’economia, la politica e il Governo del Paese: insomma, una crisi complessa a vari livelli che si intersecano e finiscono con il determinare progressivi momenti di tensione non facilmente decifrabili nelle immediate risultanze.

Si sta puntando il dito accusatore sulla “movida” dei giovani assetati di libertà dopo l’imposta “clausura” e si ipotizzano strumenti (i sessantamila “assistenti civici”, incremento del numero delle telecamere di controllo urbano, interventi capillari delle forze dell’Ordine) che riportano alla mente regimi che si vorrebbero cancellare dai ricordi. La “movida” è forse un falso problema, poiché la sperimentazione “restrittiva” nel periodo di Quarantena, ha ampiamente dimostrato quanto sia “facilmente” possibile attuare misure per dissuadere quanti non si “adattano” alle Regole.

I problemi sui quali si tenta di non porre l’attenzione sono quelli che riguardano un’economia distrutta che stenta nella ripresa per la mancanza di “concreti” indirizzi risolutivi, la disoccupazione che cresce in maniera esponenziale, gli scandali che sono emersi nella Magistratura e che fanno dubitare in una Giustizia “giusta” e non di parte come viene dimostrato, un Governo che in tanti si chiedono da chi sia governato.

In questo scenario di certo non rassicurante, permangono i timori e le paure per la “ripresa feroce” dei contagi, già “annunciata” da scienziati ed esperti. Come stupirsi che si ingigantisca il preesistente divario tra Sud e Nord (per altre connotazioni); come stupirsi che si proponga un “Passaporto sanitario” per transitare da un capo all’altro del Paese? E come stupirsi che le regioni che hanno subìto un danno inferiore dalla Pandemia cerchino di “tutelarsi” come possono?

Il Coronavirus (probabilmente, indirettamente) sta facendo riemergere istanze che il tempo aveva sopito: è questo il problema che si vuole ignorare e che non si vuole ammettere. L’apprezzato e ammirato tour delle “Frecce tricolori” sulle principali città italiane per ricordare la data del 2 giugno, nascita della Repubblica, purtroppo non fa l’Unità dell’Italia, là dove vengono sottolineati da più parti i lunghi silenzi di Chi la rappresenta come Vertice rappresentativo in merito a quanto si è, e si sta verificando nella Magistratura e in merito allo stesso (discutibile) operato del Governo.

Il “Passaporto Sanitario” (ovviamente incostituzionale!) richiesto dalle Isole, allora, assume significati inquietanti, tenendo conto che a chiederlo sono Regioni che in passato si sono adoperate per ottenere non solo “autonomia”, ma “indipendenza”.

La voglia di “separatismo”, inoltre, non proviene soltanto dal Sud: è un “fermento” che si è riscontrato anche in regioni del Nord. Questa “voglia” è stata tenuta sempre sotto controllo dagli organi di Polizia, ma il proliferare di movimenti e di associazionismo a macchia di leopardo, volti al raggiungimenti di una completa “autogestione” del proprio territorio dovrebbe mettere in guardia. In momenti di alta tensione sociale, come quelli che sta attraversando l’Italia, scivolare sulle bucce di banana è facile.

Il flusso costante di migranti che sbarcano in Sicilia dovrebbe allarmare le competenti Autorità nazionali, anziché mostrare un “favoritismo” che i più non riescono a spiegarsi razionalmente quando si attraversa una crisi generale.

Troppe le ripercussioni che il Coronavirus si sta portando dietro, non analizzare le discordanze che si presentano quotidianamente nel Paese, significa agire come lo struzzo. Un “lusso” che l’attuale Governo non può permettersi, senza mai dimenticare che c’è sempre chi soffia sul fuoco, e sempre in maniera strumentale.

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