Tentata estorsione: tre arrestati a Paternò

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di Alfio Musarra

 

I Carabinieri della compagnia di Paternò hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Carmelo e Salvatore Scafidi, rispettivamente di 51 e 45 anni, e Giuseppe Calcagno, di 44. I tre, sono ritenuti vicini al clan Santangelo, attivo nella zona di Adrano, e considerato un’articolazione locale della ‘famiglia’ di Cosa Nostra catanese Santapaola-Ercolano. Gli stessi sono indagati del reato di estorsione, aggravata dal metodo mafioso, perché, in concorso tra loro, secondo l’accusa, minacciavano e aggredivano, con condotte reiterate nel tempo, due imprenditori di Biancavilla, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, avendo avanzato ripetute, pressanti e violente richieste estorsive, anche alludendo in modo esplicito alla loro appartenenza alla locale criminalità organizzata di tipo mafioso. In particolare, secondo la ricostruzione dei militari, agivano, facendo ricorso al metodo mafioso, per recuperare un credito vantato da una cooperativa, di cui uno solo di essi era semplice socio, nei confronti di altra cooperativa in fase di liquidazione e quindi in relazione alla quale le persone offese non avevano titolo a disporre pagamenti dei debiti pregressi. I riscontri investigativi svolti, caratterizzati anche da attività di tipo tecnico, hanno permesso di ricostruire nei dettagli le richieste di denaro.

Nel corso delle intercettazioni, gli arrestati si rivolgevano alle vittime con frasi minacciose del tipo «…tu mi devi dare i soldi… io penso che a qualcuno gli faccio male… perché giustamente io non mi posso muovere devo andare a lavorare e non posso andare a lavorare, a rubare non ci so andare, ma a fare male alle persone lo so fare», anche al fine di poter assicurare alle vittime, “protezione” agli imprenditori nel procedimento di liquidazione: «Mi sto seccando ora, non mi voglio seccare… io ti voglio bene…. Tu non mi stai volendo bene a me …tu mi stai portando a un punto che mi devo comportare male, io non mi devo comportare male, ti ho detto… mi sono messo a disposizione, mi metto a disposizione se hai un problema con qualcuno mi puoi venire a chiamare, ti insegno la mia abitazione…» È inoltre emersa dalle indagini l’assoluta indifferenza degli indagati nei confronti delle Forze dell’Ordine. Uno di loro avrebbe detto: «Se te ne vai dai Carabinieri, li porti qua, e li lego insieme a te nel paraurti della macchina e ci facciamo un giro per la strada!» Gli indagati, sono stati tradotti presso la casa circondariale di Catania di ‘Bicocca’.

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