Falsi incidenti stradali a Catania. Carabinieri arrestano quattro persone, tra i quali un medico e un avvocato

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Sono quattro le persone arrestate dai Carabinieri del Nucleo di Polizia Giudiziaria presso la Procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta ‘Fake crash’ riguardante falsi incidenti stradali. Le indagini riguardano il presunto promotore della truffa, Pietro Bellaprima, di 56 anni, condotto in carcere, e altri tre indagati per i quali è stata disposta la misura degli arresti domiciliari: Agata Zingarino, di 46 anni; l’avvocato Giuseppina Ferrigno, di 46 e il medico legale Epifanio Rapisarda, di 66. Il Gip ha sospeso per sei mesi dalla professione forense un altro avvocato, Claudia Maria La Porta, di 47 anni. I Carabinieri hanno anche notificato un avviso di conclusione indagini della Procura per complessive 36 persone. Secondo la ricostruzione, sarebbero stati accertati almeno 18 falsi incidenti, tra Catania e Misterbianco, che erano incardinati con documentazione sanitaria che secondo l’accusa sarebbe falsa e indottrinando falsi testimoni. Incidenti sui quali le compagnie assicurative hanno presentato denunce, costituendosi parte offese con un danno patrimoniale accertato di circa 100 mila euro.

Le indagini dei Carabinieri del Nucleo di Polizia Giudiziaria della Procura di Catania iniziarono nel giugno del 2017 e si sono concluse nel gennaio 2019. I cinque destinatari del provvedimento cautelare del Gip sono accusati di “avere costituito una associazione per delinquere, di fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona e di falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità“.

Le indagini si sono avvalse di intercettazioni, servizi dinamici e acquisizioni documentali. Il gruppo, secondo la ricostruzione degli investigatori, si avvaleva anche della cooperazione di molti altri complici i quali, di volta in volta, gli procacciavano o suggerivano i sinistri che poi venivano contraffatti nell’istruttoria o simulati del tutto. Nel dettaglio il modus operandi ricostruito dalle indagini, “consisteva sia nel creare ad arte documentazione sanitaria e dichiarativa falsa o alterata, sia nell’indottrinare falsi testimoni che avrebbero dovuto fornire formali dichiarazioni agli agenti accertatori delle varie compagnie di assicurazione“.

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