Sicilia “straniera” a Casa propria

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di Salvo Barbagallo

 

C’è chi si sveglia la mattina e si sente “straniero” in Casa propria: Un paradosso? Purtroppo è ciò che, di questi tempi, capita a molti Siciliani. Una sensazione strana che – almeno apparentemente – non ha ragione d’essere, ma che a rifletterci solo per un attimo, di motivazioni se ne possono trovare tante.

Di Maio a Tripoli
Di Maio a Tripoli

Stamane (17 dicembre, in prossimità del Natale) si apprende dai mass media che il ministro degli Esteri italiano si trova in Libia. In Libia, dove si combatte la cosiddetta battaglia per Tripoli, in quella Libia che è a due passi da Casa nostra (dalla Sicilia, cioè) dove da anni ormai c’è una guerra che i più vorrebbero ignorare. Di Maio dovrebbe incontrare (il condizionale è d’obbligo) il presidente Fayez al Sarraj, il vicepresidente del consiglio presidenziale Ahmed Maitig, il ministro degli Affari esteri Mohamed Siala e il ministro degli Interni Fathi Bashaga. Subito dopo dovrebbe portarsi a Bengasi per incontrare Khalifa Haftar. Infine Tobruk, per vedere il presidente della Camera dei rappresentanti Aghila Saleh. Al centro dei colloqui il conflitto in corso, la conferenza di Berlino, il memorandum e altri temi centrali. Così riferisce l’agenzia ANSA. Ci chiediamo: Di Maio è un novello Batman che intende imporre la “tranquilla” visione dell’Italia nel Mediterraneo, mentre attorno possono piovergli bombe e proiettili?

Libia, problema che non “riguarda” la Sicilia, una Sicilia che non sta neanche a guardare ciò che sta accadendo dietro l’angolo, così chiusa nei problemi di una sopravvivenza che fa dipendere soltanto da altri, senza valutare che quei problemi vitali potrebbe risolverli da sola con le risorse e le energie che spreca. Si potrebbe dire: ma la Sicilia che interessi in comune può avere con la Libia?

A parte un interesse di estrema vicinanza territoriale, basterebbe ricordare (come semplice esempio) che quasi tutto il gas che arriva in Italia passa dai grandi gasdotti attraverso il Greenstream da 8 miliardi di metri cubi annui che unisce le coste di Tripoli con Gela, che, guarda caso, si trova in Sicilia. Realizzato dall’Eni nel 2006 per sancire l’asse energetico con Gheddafi, il Greenstream (il tubo più lungo, 520 chilometri, e profondo, oltre mille metri, del Mediterraneo) con una situazione politicamente instabile può correre il rischio di essere chiuso. Un pericolo e un rischio costante. Già due anni addietro un commando di terroristi provocò l’esplosione dell’oleodotto libico che porta al terminale di Al Sider (Sidra), in Cirenaica. Episodi di questo genere possono ripetersi. Poi c’è anche Il Trans Mediterranean Pipeline – Transmed, conosciuto anche come gasdotto Enrico Mattei, è un gasdotto che collega Algeria e Sicilia passando per la Tunisia. Il gasdotto parte dal campo di Hassi R’Mel, in pieno deserto algerino, e dopo aver attraversato la Tunisia, si inabissa nel Mar Mediterraneo raggiungendo le coste siciliane, a Mazara del Vallo. Da qui risale l’Italia e arriva al punto di approdo finale di Minerbio.,

Tripoli
Tripoli

Solo esempi, ma non bisogna dimenticare il mega hub di connessioni, cuore di Internet per vastissima parte del pianeta, chiamato Sicily Hub, centro focale della Intelligence Usa, base primaria  di un enorme Internet exchange point. Il Sicily Hub, ha i propri centri operativi a Palermo e Catania: dalla Sicilia passano i cavi del traffico generato in Africa, Medio Oriente ed Asia che si diramano nel Continente e oltre.

E il problema migranti (guai a definirli “clandestini”!) che si riversano in Sicilia e i cui sbarchi oggi sembrano essere ignorati da tutti?

Cosa otterrà da questi incontri libici il ministro degli Esteri Di Maio? Il Governo nazionale ha mai tentato di coinvolgere il Presidente della Regione Siciliana in questioni che possono interessare la Sicilia? Il Governo nazionale sicuramente ha sempre disconosciuto che al Presidente della Regione Siciliana è riconosciuta dallo Statuto Speciale la “qualifica” di ministro. che può sedere nel Consiglio dei ministri ed avere voce in capitolo per quanto attiene questioni “Siciliane”. Purtroppo c’è da ricordare che dalla concessione dell’Autonomia Speciale alla Sicilia, nessun Presidente si è avvalso di questo “diritto” (e anche di altri “diritti” sanciti nella Carta).

La Sicilia di oggi non può vantare “differenze” significative con quella di ieri.

Una Sicilia che (a quanto pare) non si è mai chiesta perché agli stranieri piace tanto, tanto da comperarla a piene mani o da occuparla senza dare nulla in cambio.

La Sicilia, in fondo, è “straniera” a Casa sua. La responsabilità non può di certo essere attribuita soltanto a chi l’ha governata e la governa: la responsabilità, purtroppo, ricade principalmente sui Siciliani, anche su quelli che preferiscono “emigrare” altrove rinunciando a far valere le proprie ragioni.

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