La crisi di governo provoca l’implosione dem-stellata. È terremoto politico

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di Luigi Asero

 

Il boato dello Stromboli pare annunciare che anche la Natura non ne possa più e sbuffi dei giochini “all’italiana”. Se probabilmente rientrerà, come si auspica, l’allerta tsunami nelle Eolie, lo tsunami politico starebbe travolgendo M5S e Pd in un rincorrersi di notizie, rumors, atteggiamenti, che fanno dubitare anche della pazienza che il Capo dello Stato Sergio Mattarella, sempre pacato, potrà mantenere nel corso di questa guerra senza esclusione di colpi.

Ieri, dopo l’endorsement inaspettato del Presidente USA Donald Trump, apparentemente accolto con sorrisi da tutte le parti in campo, si è scatenata la bufera notturna quando il capo politico del Movimento Cinque Stelle ha annunciato che prima di far il Governo i pentastellati dovranno votare sulla piattaforma Rousseau i dieci punti programmatici che il Movimento presenta al Pd come “conto” della “santa alleanza”. Apriti cielo. Sui social è scoppiato il putiferio con migliaia di commenti che evidenziano come bisognasse preventivamente chiedere se il popolo grillino volesse piuttosto allearsi col “nemico politico” e non chiedere a cose fatte. In più perché votare i punti e non l’alleanza in sé. Ma non è tutto. Già prima il giornalista e parlamentare pentastellato aveva dato voce al dissenso interno e della base annunciando che voterà no e che se passa il governo Pd-M5S lui lascerà il Movimento e tornerà a fare semplicemente il giornalista.

Poi sono arrivate le parole di un altro deputato pentastellato, Michele Nitti che insieme ad altri quattro deputati del Movimento smentisce categoricamente che si fosse deciso di affidare alla piattaforma Rousseau la votazione sul programma.
Votazione che richiede almeno una settimana e che a sua volta è rigettata dal Partito Democratico e che, Istituzionalmente, appare poco seria nei confronti del Capo dello Stato che vorrebbe oggi assumere una decisione e al quale non si può chiedere di attendere una settimana per una votazione online su una piattaforma segreta gestita da una società privata e direttamente interessata ai destini del Movimento.

Ma se il Movimento 5 Stelle non ride  certamente non lo fa nemmeno il Partito Democratico. Non poche le perplessità espresse dal presidente della regione Campania Vincenzo De Luca appena 48 ore fa ma la tegola cade sulla testa del segretario Dem appena pochi minuti fa: Carlo Calenda si dimette e lascia la segreteria Pd, fonderà un nuovo partito e con sé porterà certamente altri parlamentari Pd scontenti del patto Pd-M5S.

È un terremoto e non è detto che il Presidente Mattarella tolleri ancora questo teatrino dei pupi. Vedremo fra poche ore. Potremo assistere a un Capo dello Stato che perde la pazienza? Sarebbe forse la cosa più rappresentativa del popolo italiano.

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