Non Dimenticare: Paolo Borsellino e i suoi “Angeli”, 27 anni dopo

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di Paolo A. D’Angelo

 

Prima di scattare il vostro “selfie” quotidiano o di inoltrare l’invito per la super serata alla quale non si può mancare altrimenti l’autostima va in arresto cardiorespiratorio, o quando vi taggherete anche nel bagno di casa vostra un minuto prima di iniziare un profondo viaggio introspettivo alla ricerca di quelle risposte e/o verità nascoste; nel momento esatto in cui preparerete un post da coma diabetico a cui, infondo, non credete nemmeno Voi o magari fate partire la diretta Facebook buona a certificare che siete vivi e respirate, subito dopo aver dimostrato come si è fenomeni ad aprire con un calcio tappi di bottiglie mentre Faceapp vi invecchia, dopo una ricerca estenuante di Pokemon tramite smartphone sempre in attesa spasmodica che ripartano e prendano possesso delle menti anestetizzate i vari programmi tv “indispensabili” (Talent, reality show, salottini vari, buste postali, etc…)… Prima di farvi “Influenzare” ….

Provate a spostare l’attenzione su di un fatto importante una volta tanto, altrimenti diventa quasi inutile rendere pubblico un atto se poi non gli viene assegnato il giusto risalto mediatico e nessuno lo sa o continua a non dargli importanza.

La desecretazione e conseguente digitalizzazione consultabile sul portale della Commissione Antimafia di atti su cui fu posto segreto dal 1962 al 2001, oggi più che mai, rappresenta un’enorme possibilità per cercare di reperire quei pezzi mancanti di questo mosaico pietoso che hanno cercato di comporre e abbellire subito dopo l’ “annus horribilis” 1992 che, per gli smemorati, rappresenta un periodo notevolmente importante tra ciò che fu e quello che ne sarebbe stato poi di questa Nazione che intanto veniva travolta da tangenti e corruzione grazie a quei legami forti tra il mondo dell’imprenditoria e quello della politica e dei politici “intoccabili” e dominatori incontrastati di quel periodo storico DC e PSI (ancora oggi, alcuni di essi, idolatrati con commossa nostalgia… stendiamo un velo pietoso!), nel frattempo che il tritolo faceva saltare in aria Giovanni, Francesca, Paolo e le rispettive scorte.

In questi atti potrebbe esserci di tutto ed è per questo che sono davvero importanti in attesa, magari, che vengano aperti gli archivi sul terrorismo così da poter ricercare le tante verità che da troppo tempo attendiamo per quella che si può definire la Repubblica delle stragi e delitti impuniti.

L’omicidio di Giovanni Falcone forse era ipotizzabile o quanto meno da tenere in forte considerazione visto anche il precedente tentativo (Addaura il 21/06/1989) e la continua campagna intenta a screditare l’uomo ed il magistrato, perpetuata nei suoi confronti fino all’isolamento istituzionale che lo portò alla morte.

Ma Paolo Borsellino? … Non è accettabile!

Era una morte annunciata, lo sapevano gli organi di Stato e i Dirigenti delle Forze dell’Ordine che sarebbe arrivato anche il suo turno.

Il 25/06/1992 Paolo partecipò ad una manifestazione promossa da Micromega presso l’atrio della Biblioteca Comunale di Palermo nella quale rivelò a tutti quel clima di diffidenza che gravava su Giovanni e che di fatto lo condannò a morte.

Sarà l’ultimo intervento che farà (potete vederlo su YouTube e capirne lo stato d’animo…) prima che alle 16:58 una Fiat 126 imbottita di esplosivo il 19/07/1992 parcheggiata in via M. D’Amelio nei pressi del palazzo dove risiedeva la madre e quindi inspiegabilmente non considerata area meritevole di restrizione, truciderà l’ultimo baluardo di una lotta a questo nemico multiforme che tutti chiamano mafia ma che in pochi hanno il coraggio di intrecciare con parti deviate e corrotte dello Stato nonché diversi alti ufficiali e funzionari in “divisa”.

5252 sono le pagine che motivano la sentenza pronunciata dalla corte d’Assise di Palermo (sentenza di Primo Grado, NdR) il 20/04/2018, nella quale vennero condannati tre alti ufficiali del Ros (Subranni, Mori e De Donno), l’ideatore di Forza Italia (Dell’Utri) con i mafiosi Bagarella e Cinà, per il processo sulla Trattativa Stato-mafia portato avanti tra mille difficoltà ed impedimenti vari, più o meno leciti, da validissimi PM come Di Matteo, Tartaglia, Teresi, Del Bene in prima linea o come il dott. Scarpinato, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo.

La verità va ricercata in quel passato ormai dimenticato da molti perché faranno di tutto per racchiuderla in quel silenzio omertoso che da 27 anni a questa parte fa da cornice al ritratto ingiallito e spento della Repubblica delle stragi impunite, per provare a ridare un’identità nuova alla mia Terra, sfiancata da uno Stato debole e talvolta tanto accondiscendente a un sistema mafioso così radicato da non riuscire più a distinguerlo.

Per non rendere vano il sacrificio di Falcone e Borsellino e gli uomini e donne delle rispettive scorte e di chi li ha preceduti nella lotta contro un nemico multiforme che si alimenta di quel sangue versato, di menzogne, depistaggi ed insabbiamenti creati ad hoc.

Per ridare coraggio alla voglia di non arrendersi e chinarsi al marciume che vegeta tra le Istituzioni; per esser più forti di tutto quel tritolo utilizzato per destabilizzare le nostre Vite al fine di impedire che la verità venisse a galla e con essa tutto quel fango che, personaggi ben vestiti e sempre sul pezzo, hanno lanciato in faccia a tutto e tutti.

Per ripartire senza sosta e provare con tutti i mezzi a spezzare quei lucchetti di quello scrigno inviolabile che al suo interno custodisce accordi indicibili, mezze verità e parallelismi tra pezzi dello Stato, massoneria deviata, importanti esponenti delle Forze dell’Ordine ed imprenditori.

Se non siamo in grado di cambiare, almeno proviamo a non dimenticare anche nel rispetto delle generazioni future a cui, un giorno, tutti noi dovremmo delle spiegazioni e non ci sarà concesso dire “Tanto si sapeva…” o “Hanno scoperto l’acqua calda…”… sempre se mai le chiederanno!

Si è ancora in tempo per la “rivoluzione” che più di ogni cosa il potere teme: quella culturale.

Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri…  (Paolo Borsellino)


Paolo Borsellino 

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