Masso-mafia tra Palermo e Agrigento: fra i sette arresti un funzionario regionale

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Relazioni pericolose di alto livello nell’indagine coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi insieme  all’aggiunto Paolo Guido e ai sostituti Claudio Camilleri, Calogero Ferrara e Alessia Sinatra. Sette le persone fermate in un un blitz dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Agrigento, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Per sei l’accusa è di associazione mafiosa per essere affiliati alla famiglia mafiosa di Licata, mentre il funzionario regionale risponde di concorso esterno in associazione mafiosa.

Gli arrestati sono il boss della famiglia di Licata Giovanni Lauria di 79 insieme al figlio Vito Lauria, 49 anni; Angelo Lauria, 45 anni; Giacomo Casa, di 44; Giovanni Mugnos, di 53; Raimondo Semprevivo, di 47 e il funzionario regionale Lucio Lutri, 60 anni.

Secondo quanto emerso Giovanni Lauria sarebbe un “fratello” e il figlio sarebbe Maestro Venerabile  della Loggia di Licata “Arnaldo da Brescia” orbitante nell’universo facente capo al Grande Oriente d’Italia (G.O.I.). Così secondo quanto ricostruito avrebbero conosciuto il funzionario regionale Lucio Lutri che sarebbe MV della loggia “Pensiero e azione” di Palermo e funzionario regionale al Dipartimento Energia, secondo l’accusa avrebbe messo a disposizione dei “fratelli” la rete di rapporti intrattenuti con altri esponenti della massoneria palermitana che avrebbero ruoli nelle Istituzioni. Così Lutri sarebbe stato in grado di fornire informazioni su indagini a carico della cosca non sapendo però che la consorteria masso-mafiosa fosse intercettata a mezzo di cimici.

Che il tipo di rapporti fosse ben noto a tutti gli appartenenti alla consorteria sarebbe chiaro da alcune intercettazioni di cui da notizia il quotidiano LiveSicilia nelle sue pagine… fra queste “Mugnos riferiva a Lutri le parole pronunciate sul suo conto da Vito Lauria: “… tu non lo sai io e Lucio a chi apparteniamo… andiamo a finire… andiamo a finire sui giornali”, riferendosi alla affiliazione massonica che lo accomunava a Lutri che, qualora fosse stata scoperta, avrebbe avuto certamente un clamoroso effetto mediatico.”.
Eppure questo non avrebbe scoraggiato i loro propositi, infatti a un certo punto il Lutri vantandosi e sentendosi forte della sua rete avrebbe affermato sicuro e tronfio “Ma chi minchia ci deve fermare più?“… Il processo che ne seguirà dirà se quanto ipotizzato nelle accuse ha fondamento concreto.

Intanto sui giornali e in galera ci sono finiti. Oggi.

 

 

 

 

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