Bilderberg concluso nella solita riservatezza (o silenzio alla “Siciliana”?)

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di Salvo Barbagallo

 

È quel termine “riservatezza”, che equivale a “bocche cucite”, che fa dei summit del Gruppo Bilderberg il substrato alle più disparate teorie complottiste. Eppure basterebbe ricordare il pensiero/linea/guida del deus ex machina David Rockefeller per avere le idee più chiare: Qualcuno crede che formiamo parte di una cabala segreta che attua contro i migliori interessi degli Stati Uniti d’America, qualificando la mia famiglia e me stesso d’internazionalista ed accusandoci di cospirare con altri individui del mondo per creare una struttura economica e politica globale più integrata; un mondo, se si vuole chiamarlo così. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole e ne sono orgoglioso.

Un pensiero/linea/guida che (al di là che possa essere compreso, o meno nel suo significati), però dà la misura degli obbiettivi che si prefiggono coloro che fanno parte di questa ristretta cerchia.

Al meeting di Montreux conclusosi tre giorni addietro ha preso parte anche il segretario di Stato americano Mike Pompeo, la cui partecipazione non era menzionata nell’agenda ufficiale e anche Jared Kushner, genero e consigliere di Donald Trump. Fra i 130 i personaggi provenienti da 23 Paesi presenti al summit, nomi di tutto rispetto, quali il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, l’ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger, il premier olandese Mark Rutte, il Ceo della Microsoft Satya Nadella, il ministro alle Finanze francese Bruno Le Maire e la ministra alla Difesa tedesca Ursula von der Leyen. Tra la personalità svizzere, oltre al capo del Dipartimento federale delle finanze Maurer sulle rive del Lemano c’erano il presidente della direzione di Credit Suisse Tidjane Thiam e il presidente del consiglio di amministrazione dell’editore Tamedia Pietro Supino. Fra tanti illustri protagonisti della vita mondiale, c’è da domandarsi quale valenza possa avere avuto la presenza degli “unici” italiani, Renzi Gruber e Feltri? Forse l’interrogativo non merita risposta, o forse ancora più opportuno affermare che alla domanda si potrà dare risposta in un futuro più o meno lontano.

Henri de Castries, che presiede il comitato di direzione del Gruppo Bilderberg, a conclusione del vertice elitario ha dichiarato: Questa edizione 2019 nella bella città di Montreux è stata un grande successo: dibattiti stimolanti, un’organizzazione molto professionale e una grande ospitalità lasceranno un’impressione duratura ai partecipanti (…).

Dibattiti su quali argomenti? Come riportano le stesse note emesse dal Bilderberg, i temi trattati hanno riguardato il futuro dell’Europa, la Brexit, le relazioni con la Cina e la Russia, i cambiamenti climatici, le minacce informatiche e le reti sociali.

Affari Italiani riporta alla memoria una frase emblematica di Richard Salant, (CBS News): Il nostro lavoro non è dare alla gente quello che vuole, se non quello che noi decidiamo che debbano tenere

Ed è ancora Affari Italiani che ricorda un’altra inquietante dichiarazione di qualche tempo addietro di William Shannon (ambasciatore degli Stati Uniti in Irlanda dal 1977 al 1981 sotto il presidente Jimmy Carter.): I membri del Bilderberg stanno costruendo l’era del post-nazionalismo: non avremo più Paesi, ma solo regioni della Terra all’interno di un “mondo unico”. Questo significherà un’economia globalizzata, un “unico governo mondiale” (selezionato, più che eletto) ed una “religione universale”. Per assicurarsi il raggiungimento di tali obiettivi, il Bilderberg si concentra su “il controllo tecnologico e la scarsa sensibilizzazione della pubblica opinione” (William Shannon).

Teorie complottiste? No, di certo: si tratta solamente di “piani globali” per realizzare precisi interessi. Come? Il silenzio è d’obbligo…

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