Fallita Mercatone Uno: nella notte la chiusura improvvisa, i dipendenti disperati

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di Luigi Asero

 

La situazione della catena era chiaramente difficile ma nulla faceva presagire l’improvvisa chiusura nella notte di tutti i 55 punti vendita in Italia con 1.860 lavoratori che hanno scoperto di essere senza lavoro questa mattina tramite le piattaforme di Facebook e Whattsapp. Si sono formati presidi di lavoratori davanti ai negozi interessati.

L’azienda era stata rilevata lo scorso anno dalla Shernon Holding ma la stessa holding lo scorso mese ha presentato richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo che ne ha decretato ugualmente il fallimento senza attendere il 30 maggio data in cui era stato convocato un tavolo di crisi al Ministero dello Sviluppo Economico. Va ricordato che gli ex soci e amministratori, prima che la Shernon Holding rilevasse tutti i punti vendita, sono indagati con l’ipotesi di bancarotta fraudolenta.

Lo sconforto assale anche aziende fornitrici. Infatti sono oltre 500 le aziende che vantano crediti nei confronti del gruppo per un ammontare pari a circa 250 milioni di euro, un indotto che pesa su circa 10 mila lavoratori.

Inoltre ci sono i tanti clienti che hanno versato acconti anche cospicui per diverse migliaia di euro e che non possono più ritirare quanto acquistato. Qualcuno non comprende la situazione aggredendo i dipendenti in presidio che non possono però accedere ai locali e non possono effettuare alcuna consegna.

L’assurdità di tutto sta nel fatto che fino a ieri sera i negozi erano aperti e nulla lasciava presagire l’epilogo notturno. Si attendono notizie dal curatore fallimentare.

Intanto su Facebook il sindacato Filcams Cgil Emilia Romagna dichiara che “È inaccettabile che gli organi di vigilanza del ministero dello Sviluppo economico, che appena la scorsa estate avevano permesso l’acquisto da parte della nuova società di quel che rimaneva di Mercatone Uno, non abbiano verificato la sostenibilità aziendale degli acquirenti. I lavoratori avevano sostenuto non pochi sacrifici in termini di orari e salari abbattuti, e una volta incassata la flessibilità l’azienda ha bypassato ogni rapporto con le organizzazioni sindacali, fino all’incredibile epilogo scoperto nottetempo. C’è già una convocazione presso la task force regionale per il 28 mattina e il 30 al Mise. Chiediamo anche al presidente Emiliano e alle prefetture di attivarsi. L’operazione di passaggio era sembrata opaca fin dall’inizio. Non è accettabile che si operi in questo modo, che si giochi con le vite delle persone che dalla sera alla mattina scoprono di non avere più un lavoro e che la società per la quale erano assunti è fallita. Questo è modo selvaggio di procedere, chi ha dato la fiducia a questi pseudo imprenditori?”
Dichiarazione sindacale che lascia perplessi, quanto e più della decisione del tribunale, proprio perché il tavolo tecnico di crisi era convocato per il 30 maggio, come dichiarato dallo stesso sindacato, per cui non si comprende bene in cosa ci sarebbe disinteresse.

Incuriositi andiamo a cercare i tempi medi per le azioni fallimentari, scovando in rete un articolo del principale quotidiano economico/finanziario italiano: “Il Sole 24 Ore”, fonte che osiamo definire “più che affidabile”. I tempi medi in Italia per la gestione pare si allunghino fino a 7 anni.  Citiamo testualmente l’articolo (che trovate a questo link):

A penalizzare la media è però soprattutto l’esistenza di code infinite, dossier pendenti ormai da oltre 20 anni. Distribuzione “lunga” che distanzia di molto media e mediana, con la metà delle pratiche che riesce ad essere gestita in meno di cinque anni, il primo 25% addirittura entro due anni e cinque mesi.

Lo stesso articolo mostra a fine pagina un grafico con i tempi medi di gestione di una procedura fallimentare, l’Emilia Romagna si assestava al 5° posto per rapidità nel 2016 con un tempo medio pari a 6,3 anni per procedura, al secondo posto la Lombardia (il decreto di fallimento sarebbe del Tribunale di Milano) che si assestava invece al 2° posto con un tempo medio di 5,3 anni.

La richiesta di concordato per la catena Mercatone Uno sarebbe stata presentata circa un mese fa, al Mise era convocato un tavolo tecnico per il 30 maggio (fra 5 giorni), il fallimento arriva -per pura coincidenza ne siamo certi- nella notte in cui è scattato il silenzio elettorale prima delle elezioni che potrebbero cambiare tutti gli assetti in Europa.

Il mai dimenticato “divo” Giulio Andreotti soleva dire “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca“.


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