Parla Tria: nessuna manovra bis né patrimoniale

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Non c’è alcun rischio di patrimoniale e sono contrario concettualmente perché colpirebbe al cuore i risparmi degli italiani e avrebbe un impatto distruttivo sulla crescita. Solo parlarne crea una tale incertezza che crea un danno forte all’economia. Parlare di questo significa creare allarme“. Lo ha affermato il ministro dell’Economia Giovanni Tria intervistato a ‘In 1/2 in più’ su Rai Tre in diretta da New York.

Durante l’intervista, il titolare di via XX Settembre ha ribadito il no a manovre bis: “Con questo Def abbiamo voluto dare anche un messaggio di stabilità – ha spiegato Tria – nel senso che intanto il quadro macroeconomico che abbiamo presentato è completamente condiviso con tutte le istituzioni che fanno previsioni macroeconomiche. Il secondo messaggio è che nell’anno in corso, come ho sempre detto, non ci saranno manovre correttive, nel senso che quanto è stato deciso nella legge di bilancio e concordato con la Commissione europea verrà attuato, senza che questo comporti la violazione degli impegni presi con la Commissione europea”. Quindi ha aggiunto: “Il deficit rimane quello che avevamo stabilito”.

Quanto al Pil, “con le misure che stiamo prendendo in questi giorni per il sostegno all’economia ci sarà speriamo un impatto positivo, seppur limitato sul tasso di crescita di quest’anno, anche se sarà molto basso dello 0,2%, ma questo implica una crescita sostenuta già dal secondo semestre dell’anno”. “Per l’anno prossimo – ha aggiunto Tria – prevediamo una ripresa dell’economia, una crescita non fortissima dello 0,8%, il Fondo monetario stima dello 0,9%”.

E sulla flat tax, ha sottolineato: “Concettualmente per me va bene, prima di diventare ministro ne ho scritto a favore, ovviamente si dovrebbe mantenere quella progressività che è un dettato anche costituzionale e questo può essere fatto con una serie di deduzioni e immaginando un’area no tax“. Inoltre, secondo il titolare dell’Economia “una unica aliquota fiscale può essere un obiettivo. Il problema è agire attraverso una riforma progressiva“.

Capitolo fisco, “io credo che sia necessario spostare sempre di più l’imposizione verso i consumi e meno sui redditi – ha sottolineato Tria – perché è un tipo di spostamento del peso fiscale che è più favorevole alla crescita” precisando però che si tratta “una mia posizione scientifica, non la posso confondere con la posizione della maggioranza di governo“.

Quanto alla discussione emersa al Fondo Monetario Internazionale, Tria ha sottolineato: “Siamo nel mezzo di un rallentamento importante, dell’Italia, in Europa e segnali vengono da varie parti del mondo. Il messaggio che è uscito è di relativo ottimismo, nel senso che si è detto: non siamo in recessione, c’è un rallentamento importante che si spera già nel secondo semestre dell’anno si rafforzino segnali di ripresa“. “Però quello di cui si è discusso molto – ha aggiunto – è che i rischi sono tutti in direzione di un possibile approfondimento e rafforzamento del rallentamento. Quindi rischi negativi, e questo ha portato a discutere di quali dovrebbero essere le politiche da concordare anche a livello internazionale per reagire a uno scenario che potrebbe rivelarsi più negativo di quello che oggi stiamo presentando. Il clima è cambiato perché si è discusso di come le politiche macroeconomiche devono coordinarsi“.

La parola forse più pronunciata è stata ‘incertezza’ – ha riferito Tria.  “Siamo in una situazione di forte incertezza sulla crescita, di incertezza sugli effetti di questa fase della globalizzazione che ha portato tanto benessere nei Paesi emergenti ma anche all’aumento delle diseguaglianze e si è parlato di società della rabbia che sta dilagando in vari paesi e quindi ci si è confrontati per dire cosa fare a livello multilaterale e cosa fare a livello nazionale“. “È chiaro che al centro del dibattito c’è stata la questione di come adottare tempestivamente anche politiche fiscali espansive per reagire a uno scenario che potrebbe rivelarsi più negativo, – ha argomentato il titolare dell’Economia – laddove c’è spazio fiscale, dove i Paesi non hanno una alto debito, ed è chiaro l’Italia può adottare meno politiche fiscali espansive, ma si è anche chiarito che le due raccomandazioni, fare politiche fiscali e non farle laddove non c’è spazio, non sono raccomandazioni indipendenti, nel senso che laddove non c’è spazio si possono adottare politiche più prudenti se gli altri Paesi adottano politiche fiscali più aggressive e questo pone in discussione anche le politiche europee e le asimmetrie in Europa“.

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