Maresciallo ucciso, “killer si è fermato solo finite munizioni”

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Si è fermato solo quando aveva finito il caricatore e non aveva più munizioni“. Così il procuratore capo della repubblica del tribunale di Foggia, Ludovico Vaccaro durante la conferenza stampa convocata nel capoluogo all’indomani dell’omicidio del maresciallo dei carabinieri Vincenzo Carlo Di Gennaro avvenuto ieri a Cagnano Varano e il fermo del pregiudicato Giuseppe Papantuono. ”L’episodio è di una estrema gravità e ferisce non solo l’Arma ma tutte le forze dell’ordine e il Paese perché è stato ucciso volutamente un carabiniere in servizio che altro non faceva che il suo dovere”, ha aggiunto Vaccaro.

Papantuono aveva subito due controlli nei giorni scorsi, ha riferito ancora Vaccaro. In occasione del primo controllo era stato trovato in possesso di alcune dosi di sostanza stupefacente. “Non fu arrestato – ha continuato il procuratore – perché la sostanza rinvenuta era un piccolo quantitativo, poche bustine. La perquisizione nell’abitazione aveva avuto esito negativo, non era stato trovato nulla”, ha aggiunto Vaccaro. L’uomo era stato denunciato a piede libero “ma questo rientra nell’assoluta normalità in casi del genere”, ha precisato. Alcuni giorni dopo il 65enne era stato fermato e trovato in possesso di un coltello, un reato contravvenzionale. Era stato condotto in caserma per il sequestro e per gli atti di polizia giudiziaria e dopo era stato rilasciato. In quella occasione aveva manifestato una sorta di risentimento ma in maniera anche abbastanza generica”, ha spiegato il procuratore, pronunciando la frase “‘ve la farò pagare’. Nulla ma proprio nulla faceva presagire quello che poi è accaduto, né poteva dare una minima consistenza a una reazione del genere. E’ stata una reazione assolutamente sconsiderata, gravissima, ingiustificata, del tutto priva di fondamento. Questo aggrava la ferita che questo gesto dà allo Stato, attraverso l’Arma è stato colpito tutto l’ordine costituito con una reazione violenta contro chi rappresenta la legge”.

Il 65enne non era comunque nuovo alla giustizia: era stato condannato in primo grado a un anno di reclusione per una aggressione con lesioni avvenuta nel 2017 e si attendeva l’appello che era in programma a Bari, ha fatto sapere ancora il pubblico ministero della Procura della Repubblica che cura le indagini per il delitto del militare e il ferimento dell’altro carabiniere. “E’ stato processato e condannato alla pena di un anno di carcere per lesioni”, ha spiegato il pm Ileana Ramundo.

Ricostruendo ancora quanto accaduto, Varano ha affermato che il 65enne, dopo aver svuotato il caricatore sul carabiniere 46enne e sull’altro militare ferito, “si è anche aggrappato allo sportello dell’auto dei carabinieri e pronunciato frasi di rabbia. Voleva anche impossessarsi delle pistole dell’Arma”. L’altro militare della pattuglia “benché ferito si è avviato perché si è reso subito conto della gravità del collega Di Gennaro che poi è deceduto”, ha aggiunto Vaccaro. Papantuono “è rimasto aggrappato allo sportello. Solo in curva, nel momento in cui l’autovettura dei carabinieri ha girato verso sinistra, è caduto e lì è stato immediatamente bloccato. Aveva con sé la pistola priva ormai di munizioni”.

“E’ stato un delitto assolutamente privo di motivazioni. Stento a parlare di movente perché il movente deve avere una consistenza”, ha sottolineato poi Vaccaro aggiungendo che questo omicidio ”è l’espressione del livello di violenza e di aggressività che la criminalità da noi ha assunto e questo deve far riflettere tutti”. Di fronte a due controlli ”entrambi positivi e legittimi” a suo carico dei giorni precedenti ”a testimonianza che erano assolutamente fondati – ha proseguito Vaccaro – c’è stata la reazione aggressiva verso lo Stato che si è permesso di sottoporlo a controllo. In questo senso l’episodio non va assolutamente sottovalutato. Esprime una situazione drammatica sotto il profilo anche culturale, cioè ci fa riflettere sul fatto che una persona sottoposta a controlli reagisce contro lo Stato armandosi e sparando”.

E spiega il perché “non è stata contestata la premeditazione, è giusto procedere per gradi, ci sono aspetti in via di precisazione. Ci sono indubbiamente degli elementi. La scelta è stata quella di aspettare anche la sua versione, se vorrà darla, prima di procedere a contestazioni di una aggravante così importante come la premeditazione”, ha detto ancora il procuratore capo della Repubblica del Tribunale di Foggia riferendo che Papantuono si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al pm Ileana Ramundo che ne ha disposto il fermo.

A chi gli chiedeva di commentare un video in cui si vedrebbe, poco prima della sparatoria, Papantuono entrare in una tabaccheria barcollante: “Nulla di queste circostanze risulta agli atti, lo stesso video che avete visto non è quello che abbiamo noi. Il video circolato non è di quelli messi a disposizioni da noi”. Quanto alla reazione successiva al fermo, il procuratore ha solo aggiunto che il 65enne “era in uno stato di agitazione e man mano ha preso consapevolezza. Il colonnello e il pm hanno preferito allontanarlo da Cagnano Varano e portarlo alla Compagnia di Vico del Gargano dove c’era un medico del pronto soccorso e una ambulanza che hanno assistito una persona che si era reso protagonista di un fatto così grave e che cadendo si era ferito e aveva subito delle lesioni”.

Domani mattina sul corpo del maresciallo maggiore Vincenzo Carlo Di Gennaro, 46 anni, sarà effettuata l’autopsia. I funerali potrebbero tenersi a questo punto nel pomeriggio di martedì. Sempre martedì pomeriggio dovrebbe tenersi l’interrogatorio di garanzia di Papantuono.

SALVINI – “Mi auguro che quello che ha ucciso” il maresciallo dei carabinieri nel foggiano che era “mio coetaneo” passi “il resto dei suoi giorni in galera e lavorando da mattina a sera, troppo comodo stare in carcere guardando la tv”, ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

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