“L’ho scelto tra tutti gli altri perché sembrava avesse una vita felice”

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di Luciana Cusimano

 

No, purtroppo, non è una dichiarazione d’amore ma una confessione di morte. Ed è in ricordo di chi non è sopravvissuto, per mano propria o altrui, e per chi si spegne un poco ogni giorno a causa di certa cattiveria gratuita e distruttiva che sento di dover spendere qualche parola, senza vacua retorica, totalmente intrisa di cuore.

Un sorriso non costa nulla ma vale molto. Arricchisce chi lo riceve e chi lo dona. Non dura che un istante ma il suo valore è, a volte, eterno. Nessuno è talmente ricco da poterne fare a meno e nessuno è talmente povero da non poterlo dare. Se voi incontrerete chi un sorriso non sa dare, donatelo voi. Perché nessuno ha tanto bisogno di un sorriso come colui che ad altri darlo non sa.

Così scriveva Frederik W. Faber e ognuno di noi avrà sicuramente letto, almeno una volta, anche sotto forma di aforisma da social, questo adagio così pregno di gioiosa verità.

Eppure, oggi, in un’epoca in cui monetizziamo tutto e ci trinceriamo dietro schermi e facili emoticons che nulla dicono dei nostri reali sentimenti, quanto costa realmente un sorriso? In certi casi, costa la serenità e la vita.

Nulla turba più del vederci sorridere quanti ci stanno ad osservare nascosti nell’ombra di uno spregevole e pernicioso voyeurismo, di sottecchi, mentre rosicano e finiscono di farsi corrodere quel che resta di un animo marcio e imputridito dall’invidia.

L’invidia, già… il più codardo e vile tra i sentimenti umani, così paralizzante e inutile.

L’invidioso è uno che si è arreso in partenza, uno che non vive, semmai vivacchia male; un parassita che non sa scuotersi dall’immobilismo a cui si è ridotto e che lo ha annichilito; un debole insicuro che sbraita e semina zizzania e arreca turbamenti per auto-ingannarsi e illudersi di aver mantenuto una sana dose di forza. È un passivo-aggressivo, un polemico, un critico senza costrutto che non sa porsi in discussione né rimettersi in gioco; trae appagamento dal rovinare e rendere un inferno la vita altrui; un predatore, vittima di sé stesso e mai sazio. Danneggia e gode. Destabilizza e ammazza.

A quanti fanno dell’invidia la loro (apparente) forza, trasmettiamo il coraggio delle nostre idee, la bellezza dei progetti in cui crediamo, la potenza dei nostri sogni che tradurremo in solide realtà.

Mettiamo a tacere queste vecchie sirene, ingannatrici dal triste canto, questi vecchi tromboni stonati. Cogliamo l’occasione di tradire e deludere le loro profezie di sventura, continuando a percorrere il nostro cammino di crescita superiore.

Sovvertiamo i loro presupposti di partenza, ridiamo, ridiamo sempre, alla faccia loro, cantiamo forte e urliamo contro il cielo “la tua invidia è la mia forza!”

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