La Francia che ha rinunciato alle sue radici perde Notre Dame

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di Luigi Asero

 

15 aprile 2019, ore 18.50. Una data e un orario che i parigini, e con loro il mondo intero, non dimenticheranno facilmente. A quell’ora è stata fatta la prima chiamata ai pompieri. Una sorta di “11 settembre” francese almeno per l’impatto sull’opinione pubblica. Le cause dell’incendio, come anticipato nel primo pezzo di cronaca, sono tutte da indagare e scoprire. Ma l’immaginario collettivo è intanto colpito dal dramma di questa Cattedrale che sta bruciando mentre scriviamo e che vede nei primi soccorsi ritardi e qualche incongruenza. Tutto da verificare, è chiaro.

Si parla di ritardo nell’invio dei mezzi antincendio e tanto basta per far gridare al complotto e all’attentato. In un momento in cui la Francia soffre della crisi che con le sue stesse azioni si è attirata addosso. La crisi di consenso, l’ateismo diffuso, una crisi di valori che lascia sgomenta la popolazione mondiale, almeno quella certamente non minoritaria di matrice cattolica.

La Francia mondialista che da tempo ha rinunciato alle sue radici.

Ma questo non è un processo alla Francia, è semmai il momento per aprire, ora e non dopo, una riflessione su quanto sta avvenendo.

In Libia, dove lo zampino francese nella nuova guerra pronta a esplodere sembra palese, pochi piangono le oltre 147 vittime in pochi giorni, le migliaia di persone in fuga. Se difficile appare l’ipotesi di accusare il governo di Macron di averla fomentata la nuova crisi libica, è pur vero che diversi esperti francesi sono corsi in aiuto delle milizie di Haftar. E questo la gente lo sa, lo ha letto e capito. Difficile, se anche fosse realmente un corto circuito all’origine del devastante incendio, togliere dalla mente dei lettori l’ipotesi che l’incendio di Notre Dame sia un attentato. Tanto più nel momento in cui si fanno alcuni conti e si scopre che soltanto negli ultimi due mesi sono almeno nove gli episodi di vandalismo contro cinque chiese cattoliche in Francia. Statue e crocifissi distrutti, chiese incendiate, ostie rovesciate.

Un breve riepilogo: dal 20 gennaio al 4 febbraio saccheggiata tre volte la chiesa di San Nicola a nord di Parigi, nell’ultimo episodio è stata distrutta la statua della Madonna e ribaltato l’altare; il Tabernacolo contenente le Ostie consacrate è stato divelto dal muro e distrutto a terra nell’altra chiesa di San Nicola a Maison Lafitte; un incendio poi ha interessato la chiesa di Saint Alain vicino Tolosa distruggendo il Tabernacolo, anch’esso contenente Ostie consacrate; il 6 febbraio a Nimes atti di vandalismo contro una chiesa con le Ostie consacrate disperse sul pavimento e pestate, con feci umane gli stessi vandali hanno disegnato croci in terra e ucciso animali lasciati sulle pareti sempre formando segni di croci. Poi il 17 marzo l’episodio più inquietante: il portone della chiesa di Saint Sulpice dato alle fiamme e distrutto dal rogo mentre all’interno della chiesa c’erano persone.

Tornando alla cattedrale Notre Dame secondo un portavoce della Curia non rimane nulla del tetto. La sera parigina è nera. Il buio del fumo di Notre Dame sovrasta il buio del cielo e dei cuori parigini.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva subito scritto su Twitter “È terribile guardare l’incendio a Notre Dame. Forse aerei cisterna anti-incendio potrebbero essere usati per spegnere le fiamme. Bisogna agire velocemente!”. “Un luogo sacro della fede cattolica sta bruciando”, ha affermato il portavoce dei vescovi di Francia. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha dichiarato: “Londra condivide il dolore di Parigi”. L’Unesco ha diramato una nota per dire che è “al fianco della Francia per salvare e restaurare” la cattedrale. “I nostri pensieri sono con gli amici francesi”, ha dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Notre Dame brucia. L’imponente costruzione gotica guarda adesso direttamente dal suo interno il Cielo. Che il Cielo aiuti Notre Dame e il popolo francese. Che possa indicargli la retta via.

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