Alfio Guzzetta all’Istituto per la Cultura Siciliana

Guzzetta recita Tempio
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di Vittorio Spada

 

Alfio Guzzetta, attore e scrittore, costantemente in campo, sulle scene, per proporre e riproporre la continua ricerca delle radici culturali della Sicilia.

Ultima prova, in ordine di tempo, la (ri)scoperta di un Domenico Tempio poco conosciuto che, in un atto unico dal titolo “La scerra di li numi”, ci mostra come nulla su questa terra cambia, nonostante il trascorrere del tempo. La farsa è stata presentata nel salone dell’Istituto per la Cultura Siciliana, dal Collettivo “Terre Forti” animato proprio da Alfio Guzzetta, con l’attiva partecipazione di Gaetano Gullo, Letizia Tatiana Di Mauro, Michael Castorina, Concetta Cefalà, Alessia Costa, Francesca Privitera, Francesca Sanfilippo, Martina Salamanca, con l’introduzione del presidente dell’Istituto, Luigi Asero.

Numeroso il pubblico, nonostante l’accogliente ambiente dell’Istituto per la Cultura Siciliana, sicuramente più idoneo per un “Teatro da Camera” che non per un “Teatro Popolare”: I ripetuti applausi hanno dimostrato ampiamente che il lavoro (o “fatica”?) di Alfio Guzzetta è ben speso, visti i risultati: la matrice di base di “Terre Forti”, cioè la riscoperta dell’identità e delle radici, nel momento in cui “politicamente” si tende all’annullamento totale di questi due fondamentali elementi della vita di un territorio, ha una sua valida e concreta ragione d’essere. Occorre darne atto ad Alfio Guzzetta e a quanti lo circondano e lo affiancano nel proseguire questo arduo percorso.

Ne “La scerra di lu nomi” Micio (Domenico) Tempio racconta la storia di due personaggi che si disputano una carica. Oggi si direbbe, due pretendenti lottano per una “poltrona”; a conclusione, per buona pace di tutti, entrambi i rivali vengono accontentati, ottenendo ciascuno una poltrona diversa. Una “farsa”, questa di Tempio, che la dice lunga sui “poteri” terreni, occulti o visibili che siano.

Guzzetta e il suo Collettivo hanno saputo cogliere le sfumature nella scrittura del Poeta, esaltandone gli aspetti più contraddittori e con un filo di ironia che ha reso accattivante la rappresentazione

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