“Le stelle non hanno padroni”, quando il lirismo si fonde con la verità storica sulla dimensione del grande schermo

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La proiezione a Castelbuono (Pa) conferma il successo del film diretto da Salvatore Bongiorno e prodotto da “Miterra VideoLab Group”

di Anna Studiale

 

Le Stelle non hanno padroni”, film prodotto da “Miterra VideoLab Group” e diretto da Salvatore Bongiorno è arrivato anche a Castelbuono (Pa) lo scorso sabato, 16 febbraio, presso il “Centro Sud” ed all’interno di un evento che ha visto il “Centro Polis” come organizzatore oltre che promotore di un interessante dibattito che ha anticipato la prima delle due proiezioni previste. Quella castelbuonese è stata una tappa preceduta da altre già disseminate un po’ su tutto il territorio siciliano e che hanno testimoniato il successo di un prodotto frutto del lavoro e della passione di tanti giovani madoniti, della Petralie più nello specifico, che da diversi anni coltivano la passione per l’arte del cinema puntando esclusivamente sulle loro risorse e sull’amore per questo affascinante universo che oggi più che mai rappresenta un importante strumento di comunicazione oltre che di trasmissione di valori e conoscenze.

Si tratta di un’opera che porta sul grande schermo le vicende storiche legate alle lotte contadine che divamparono sulle Madonie subito dopo il secondo conflitto mondiale, un movimento di emancipazione dalle antiche leggi feudali che ancora imperversavano all’interno del territorio sempre più soggiogato dallo stretto legame tra la mafia e il potere politico. Un movimento di rivolta che è nato dalla consapevolezza sempre più diffusa da parte del bracciantato agricolo del diritto a possedere la terra che veniva coltivata oltre ad un rapporto di lavoro più onesto e meno schiavizzato con i latifondisti e che ha visto come principale artefice Epifanio Li Puma, sindacalista oltre che contadino di Petralia Soprana il quale fu il promotore di questo movimento che ebbe una grande risonanza in tutta la Sicilia e non solo.

Una voce che, però, destò ben presto il timore di chi era contrario al cambiamento dello “status quo” da lui promosso e gli causò morte prematura con un omicidio efferato del quale rimase vittima proprio mentre era intento a lavorare la terra, il 2 marzo del 1948. Era primavera sulle vaste vallate delle Madonie e la morte di Li Puma animò di ulteriore coraggio ed energia tanti contadini, uomini, donne, vecchi e giovani che prendendo in mano le bandiere rosse del partito comunista (ma vi erano anche socialisti e democristiani tra loro) mossero verso le terre da secoli coltivate dai loro avi col grido “la terra a chi la coltiva” e dando il suo importante contributo a quella che fu la più ampia primavera del popolo siciliano.

“Le stelle non hanno padroni”, la cui sceneggiatura è stata scritta da Gianpiero Farinella, si muove nelle “pieghe” di questo quadro storico e lo fa narrando con incisività ma anche con un pregnante lirismo i fatti che videro protagonisti Epifanio Li Puma e tutti i contadini che si unirono alla rivolta.  Sapiente il lavoro di montaggio oltre che la fotografia e la colonna sonora (composta da Francesco Bongiorno e Lorenzo Profita) che uniti alla bravura dei protagonisti, tra i quali si stagliano i personaggi interpretati dai bravissimi Vincenzo Albanese, Giuseppe Dino, Gandolfo Polito, Maria Carmela Messineo, Ferdinando Gattuccio, Antonio Occorso, Salvo Piparo, danno un contributo decisivo alla buona riuscita finale dell’opera.

Quello in cui lo spettatore si trova immerso è un mondo forse non troppo lontano da quello di oggi che prende le sembianze di un paesaggio selvaggio e magicamente poetico, perfetto teatro in cui muovono gli eventi ed in cui la vera anima è la coralità di tante persone che si lasciano contagiare dalla magnetica personalità di Epifanio Li Puma, la cui presenza all’interno del film e delicatamente accennata.

Da sfondo un racconto in cui il siciliano parlato nelle Madonie si eleva a lingua dotata di ampie capacità espressive e vaste coloriture, scrigno di un passato millenario di sapere e sensibilità che ancora oggi vive in questi posti. Il resto è un’opera che azzera il tempo e pone la mano agli spettatori accompagnandoli in un viaggio ricco di emozioni, valori e conoscenza.

Un’operazione eccellente considerando anche il fatto che è stato realizzato con poche risorse ma con un grande amore per il cinema.

Molto significativo anche il dibattito organizzato dal “Centro Polis” prima della prima delle due  proiezioni previste, introdotto da Concetta Fiasconaro e che, tra gli altri, ha visto la testimonianza di Gaetano La Placa, nipote di Epifanio Li Puma, il quale ha nitidamente tratteggiato quella che è stata la figura del nonno. “Mio nonno è nato e vissuto a Raffo, piccola frazione di Petralia Soprana in cui non c’era l’acqua, la luce, le strade, non c’era nulla però da lì è partito un movimento così grande e così forte che poi ha determinato la nascita di una democrazia di cui oggi noi ci fregiamo e della quale oggi siamo qui a parlare. Tutto ha avuto origine da sogno di mio nonno, quello di migliorare il suo futuro e quello dei suoi figli”, afferma così La Placa aggiungendo, “ciò di cui parliamo si tratta di una storia molto recente: mio nonno è stato ucciso il 2 marzo del 1948, solo 71 anni fa, in territorio di Gangi, in una giornata di semina, in un pezzo di terreno che mio nonno andava a coltivare e che era proprietà di un suo zio emigrato in America. Su mio nonno non è stata avviata nessuna inchiesta dopo la sua morte; egli non era un eroe ma una persona come tutte le altre, non chiedeva nulla al di là di quelli che erano i propri diritti: un pezzo di terra da coltivare che gli avevano promesso perché era andato a fare la guerra ma come tutti gli altri non lo aveva ricevuto”.

Applausi scroscianti da parte del pubblico castelbuonese che ha assiepato il “Centro Sud” nel corso delle due proiezioni serali.

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