PALERMO SUMMIT LIBIA. Alla fine, chi conta c’è

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di Salvo Barbagallo

 

Alla fine, chi conta ed ha ruolo nella lunga crisi che ha devastato e devasta da anni la Libia, è giunto a Palermo per l’annunciato vertice voluto dal Governo italiano. Un solenne Ko per quanti hanno ritenuto e sostenuto che il summit “siciliano” promosso dal premier Giuseppe Conte fosse un “flop”. Un flop, viste le autorevoli presenze, di certo, non può più considerarsi, a prescindere dai risultati concreti che gli incontri avranno.

È iniziata nel tardo pomeriggio la lunga nottata del premier italiano, quando a Villa Igiea ha  accolto delegazioni e ministri esteri, affermando in apertura che “In Libia si è avviato un percorso di stabilizzazione. Facciamo questa conferenza per il popolo libico e perché vogliamo che il popolo libico possa decidere in via democratica del proprio futuro (…) L’Italia ha promosso questa conferenza perché vuole offrire un contributo, nel quadro delle Nazioni, al processo di stabilizzazione della Libia. Saranno qui presenti i principali protagonisti dello scenario libico (…) Tutto questo perché cessino gli scontri armati e la Libia sia avviata ad un percorso di stabilizzazione (…)”-

Sciolto positivamente il mistero sulla presenza al summit del generale Khalifa Haftar, già a Palermo Fayez al Sarraj, capo del Governo di Accordo Nazionale di Tripoli (voluto e imposto dall’ONU) , fra gli altri, il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, il premier russo Dimitri Medvedev, il vice-ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov, il premier algerino Ahmed Ouyahia, l’ambasciatore statunitense David Satterfield, il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, il presidente della Tunisia Beji Caid Essebsi, il premier del Niger Mahamadou Issouffou, il premier greco Alexis Tsipras, il premier maltese Joseph Muscat, il premier Ceco Andrej Babis, il ministro degli Esteri” europeo Federica Mogherini. Sono 38 le delegazioni arrivate in Sicilia, fra le quali delegazioni di Lega Araba, Fmi e Banca Mondiale, 30 i Paesi presenti dei quali 10 rappresentati da capi di Stato e di governo e 20 da ministri o viceministri.

Gli Stati Uniti hanno fatto sapere di apprezzare il ruolo della missione dell’Onu “nel consolidare il cessate il fuoco in Libia e sostengono la Conferenza nazionale libica per elezioni pacifiche e credibili“: questo il “messaggio” che il capo della delegazione americana per la conferenza di Palermo sulla Libia, l’ambasciatore David Satterfield, ha portato al Rappresentante speciale dell’Onu Ghassam Salamè. Salamè, a sua volta, ha sottolineato la necessita di “capire che tipo di elezioni i libici vogliano. Se parlamentari, presidenziali, e con che tipo di legge (…) È importante garantire una rappresentazione più ampia possibile dei libici (…)“,

Dopo la cena di lavoro il programma di Conte si snoderà in incontri bilaterali con tutte le delegazioni libiche presenti a Palermo e con il generale Khalifa Haftar.

I 450 giornalisti accreditati per seguire il summit avranno come sbizzarrirsi nel tirare le conclusioni di un “vertice” che tutti (o quasi) davano per fallito.

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