I pizzini del cimitero di Francavilla di Sicilia

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di Nello Cristaudo

 

Quest’anno, l’annuale commemorazione dei defunti, sta suscitando grande clamore nel centro alcantarino per l’iniziativa dell’Amministrazione Pulizzi di lasciare i “pizzini”, a mo’ di notifica,  sulle tombe in scadenza di concessione e per il lungo elenco affisso all’ingresso del cimitero. Sui social network si è scatenato un vero vespaio, e persino un’apposita pagina è stata creata dove si è aperto un attento ed accorto dibattito in merito. Diversi gli interventi delle persone che esprimono la propria opinione, ritenendo per lo più fuori luogo ed incredibile, la pensata assunta dall’amministrazione del sindaco Vincenzo Pulizzi.

Se da un lato l’esigenza di dare la giusta sepoltura al caro estinto, cui i parenti chiedono quando si verificano gli eventi luttuosi, va a cozzare con la mancanza di loculi e terreni e, quindi, il Comune si vede costretto a requisire le poche tombe risultanti vuote nelle more di costruirne delle nuove,  dall’altro la geniale proposta di reperire tombe attraverso le concessioni in scadenza e/o scadute, non riesce a trovare seguaci.  A tal riguardo riportiamo l’intervento dell’avvocato Francesco Camardi, attento operatore culturale e molto noto per i suoi puntuali suggerimenti alle varie amministrazioni comunali succedutesi nel tempo, sugli argomenti sociali e culturali d’interesse pubblico, il quale rende noto il suo pensiero sull’argomento affermando quanto segue:

Tomba antica

L’Amministrazione in carica, privilegiando incondizionatamente il potenziale valore d’uso della tomba (= il recupero impellente di nuove sepolture), tende superficialmente a cancellare –o per lo meno a degradare fortemente- la capacità del complesso cimiteriale di Francavilla (ma comune a tutte le similari realtà) di evocare figure, personaggi, eventi o semplici volti di un’umanità a noi anagraficamente più o meno prossima, più o meno direttamente conosciuta, più o meno a noi legata da vincoli parentali, in una “corrispondenza d’amorosi sensi” -per dirla con il Poeta- in cui si vive con l’amico estinto e questi vive con noi.” E continuando dichiara: “ Il Gran Camposanto di Francavilla non è solo una struttura fisica fortemente rappresentativa del patrimonio architettonico e culturale, e quindi elemento di paragone e di riscontro con lo stesso centro storico del Paese, ma è anche un libro aperto da leggere sul posto, potendosi ivi individuare, procedendo con una lettura integrata da ricerche storico /archivistiche,
a) Non solo quelle figure di comune umanità, di cui abbiamo detto, ma anche quei personaggi più significativi del locale nostro contesto socio-ambientale, caduti in immeritato oblio;
b) Anche gli stili delle varie aree o zone, nel loro divenire temporale;
c) Anche gli scultori e gli altri artisti che hanno operato;
d) Anche le iscrizioni, altrimenti dette epitaffi, incise sulle lapidi e fonte di specifiche informazioni sullo stile letterario e sui dati storici evocati;
e) anche, infine, le figure ed i simboli rappresentati nei bassorilievi e nei
fregi decorativi.”

Il professionista, inoltre, si sofferma anche sulle considerazioni giuridiche del provvedimento in corso dicendo: “Fermo restando allora che è ancora da vedere se l’inopinata determinazione di comminare la decadenza per le tumulazioni avvenute sotto il precedente regime della proprietà delle aree e degli spazi, goda del necessario supporto legale, per le innanzi espresse altre considerazioni di carattere metagiuridico, ma perfettamente accreditate e valide sul piano etico/morale della nostra comunità.

Conclude , infine, il suo intervento asserendo che:

Tomba antica

Il complesso cimiteriale di Francavilla, al pari delle realtà similari presenti nel mondo, ha tutti i requisiti per essere ritenuto un patrimonio monumentale identitario della nostra comunità sociale, e come tale da salvaguardare nel suo complesso, in virtù sia dell’interesse storico-artistico-architettonico che etno-antropologico, entrambi altamente presenti e consolidati dal tempo. Paradossale ed oltremodo offensivo per il senso comune e per i principi affermati dalla comunità scientifica, in perfetta sintonia con quelli qui appena espressi, ci appare perciò l’iniziativa dell’Amministrazione Comunale di omologare il “gioellino”, di cui forse immeritatamente disponiamo, con gli oltre cinquant’anni di brutture e barbariche devastazioni che abbiamo visto progressivamente invadere il nostro “sacro recinto”, con l’aggravante che il decorso del tempo, eccepito dai nostri Amministratori, viene a penalizzare quello e non il vuoto di buon gusto e di cultura sopravvenuto. Mi viene a questo punto da dire: quel <<nulla eterno>>, cui il Foscolo, con l’esaltazione ed il ricordo suscitato da “I Sepolcri”, ha contrapposto valori, illusioni ed ideali per garantire all’uomo l’immortalità, forse che sia l’obiettivo privilegiato dei nostri solerti amministratori locali? Lo vedremo presto!

Dando voce anche ad altri, tra cui Maria Rosaria Camardi, la quale si chiede: “L’intervento della Sovrintendenza spesso limita il vincolo a una parte del bene, per cui gli Amministratori si sentono nel giusto osservando questi limiti. Ma non si deve dimenticare che  ciascun sindaco è un sovrintendente  e la sue competenze di tutela, salvaguardia, conservazione della memoria e quant’altro, si estendono anche sulle parti non tutelate dalla Sovrintendenza, perché il Sindaco è il vero tutore della Storia del suo Paese, della sua memoria, della sua tipicità. Egli non ha giustificazioni se distrugge un bene significativo, anche se non tutelato dalla sovrintendenza (la quale, per ovvi motivi, si limita alle cose più rilevanti dal punto di vista artistico).
Il Cimitero non è un contenitore che periodicamente si deve svuotare e riempire con nuovi “oggetti”. per assicurare così un’entrata finanziaria al Comune. Mi chiedo:  il sindaco ha fato un suo censimento delle tombe  – anche non tutelate – che vale la pena lasciare al loro posto per non perdere la memoria del paese
?”

Il dibattito sulle concessioni in scadenza, inoltre, si estende anche sulle cifre che si dovrebbero sborsare per gli eventuali rinnovi che sembrerebbe coincidano con il costo dei nuovi loculi, senza esserci nessuna differenza tra le due cose che  sanno più di operazione contabile per fare cassa. Infine da più parti viene rilevato che questo tipo d’intervento sarebbe opportuno effettuarlo allorquando non si potrebbero costruire  nuovi loculi nel nuovo cimitero, dove invece, vi è spazio a sufficienza  per edificarne di nuovi.

Mi sa tanto che non basti più il “requiem eterno” per assicurare la pace ai nostri cari morti.

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