Vertice Ue: veto del premier Conte se documento finale non parla di immigrazione

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[AdnKronos]

 

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è riservato di valutare il voto sull’intero documento delle conclusioni del Consiglio Europeo, che ha un unico numero di protocollo, non solo su una parte. Lo si apprende da fonti italiane, mentre è in corso il summit dei capi di Stato e di governo. Per Conte, insomma, nothing is agreed until everything is agreed, come si ripete sempre a proposito dei negoziati sulla Brexit, cioè niente è concordato finché non c’è accordo su tutto.

Un passo avanti è stato fatto più tardi, a cena: sarebbe stato trovato un accordo tra cinque Paesi europei (Italia, Francia, Olanda, Malta e Spagna) sulla formulazione delle conclusioni del Consiglio Europeo sulle migrazioni. Formulazione che costituirebbe una base di lavoro per i capi di Stato e di governo, che stanno discutendo della questione, fanno sapere fonti diplomatiche. Se confermato, si tratterebbe di un passo avanti verso un accordo sulla formulazione delle conclusioni. Il presidente francese Emmanuel Macron poco fa ha twittato: “Con Giuseppe Conte ci mobilitiamo per trovare un accordo europeo sull’accoglienza dei rifugiati“.

Conte difficilmente potrà accettare conclusioni che non affermino il principio che chi arriva in un Paese transfrontaliero dell’Unione europea arriva in Europa, che non ribadiscano la necessità di azioni e responsabilità congiunte degli Stati membri con riguardo agli sbarchi di migranti per effetto di operazioni di salvataggio, che non prevedano un cospicuo rifinanziamento del Fondo fiduciario per l’Africa e che non contemplino la necessità espressa di riformare il regolamento di Dublino nonché una rapida attuazione entro l’anno di questi nuovi principi. Lo si apprende da fonti italiane.

L’Italia, aggiungono le fonti, non sarebbe infatti disposta ad accettare una proposta avanzata dalla Francia, che prevedrebbe la creazione solo in Italia di hotspot di nuova generazione, cioè chiusi e finanziati dall’Ue, come quelli che aveva accettato la Grecia nel 2016. Se invece questi hotspot, o centri di protezione, gestiti dall’Ue e propedeutici ad una redistribuzione dei richiedenti asilo e al rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione internazionale, come proposto dall’Unhcr, si trovassero non solo in Italia, ma anche in altri Paesi dell’Ue, allora ci si potrebbe ragionare.

Gli italiani, conferma una fonte Ue, “si sono riservati la posizione su tutto l’insieme delle conclusioni, non essendoci ancora accordo sulle migrazioni“. La situazione di oggi, osserva la fonte, è comunque diversa da quella del marzo 2017, perché allora c’era accordo sulla sostanza delle conclusioni, e la decisione della Polonia di opporsi dipendeva dall’opposizione alla rielezione di Donald Tusk (Varsavia era sostanzialmente d’accordo sulle conclusioni). Oggi invece, almeno allo stato attuale, non c’è ancora accordo sulla sostanza politica delle conclusioni. Comunque, “si spera che siano in grado di trovare un accordo sulle migrazioni e sul resto”, continuano le fonti. In ogni caso, questa notte non ci saranno conferenze stampa dei vertici Ue, che sono rimandate a domani, perché si terrebbero ad un’ora così tarda da essere sostanzialmente inutili. Le conclusioni del Consiglio Europeo non sono un atto giuridico formale, bensì dichiarazioni politiche che devono essere decise in maniera consensuale. “Non c’è dubbio alcuno che le conclusioni possono essere bloccate”, confermano le fonti. Nel marzo 2017 si ovviò all’opposizione della Polonia diramando al termine del vertice conclusioni del presidente del Consiglio Europeo, che tuttavia non sono previste nei trattati Ue e hanno quindi un valore più relativo.

La mancata approvazione delle conclusioni del Consiglio (che o sono unanimi o non sono) da parte di un Paese, pur non costituendo un vero e proprio veto, è una cosa che accade raramente: l’ultima volta è successo appunto nel marzo 2017, quando l’allora premier della Polonia Beata Szydlo decise di non approvarle, indispettita per la rielezione a presidente di Donald Tusk, inviso al Pis, il partito ultranazionalista che esprime il governo polacco. Le conclusioni di quel vertice, nel marzo 2017, formalmente non sono conclusioni del Consiglio Europeo, cioè dei 28, ma conclusioni del presidente Tusk. L’Italia, per sottoscrivere le dichiarazioni dei leader in questo summit, chiede che almeno alcuni dei principi chiave della proposta sulle migrazioni presentata da Conte (European Multilevel Strategy on Migration) vengano riconosciuti nelle conclusioni, che danno l’indirizzo alle politiche dell’Ue.

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