Italia, il Paese dove vogliono comandare gli arroganti

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di Salvo Barbagallo

 

Non si possono avere più prove “provate” di quelle che gli Italiani vivono quotidianamente: da un capo all’altro di questo Paese vogliono comandare gli arroganti e i presuntuosi, anche se i cittadini che vanno a votare (sempre meno) esprimono parere contrario. La voglia di cambiamento c’è, e si vede, ed è il risultato che scaturisce dalle urne a dimostrarlo. Il guaio è che, a conclusione e a conti fatti, quei voti espressi per un “presunto” o “auspicato” cambiamento vengono gestiti da leader che si autodefiniscono o si ritengono “dei”, almeno nelle azioni che portano avanti. Che poi – prima o poi – gli “dei” finiscono nella polvere è solo casualità consequenziale la quale, visti i tempi e la mancanza di un “personale” politico adeguato, può essere superata appena si presenta l’occasione giusta.

Non stiamo filosofeggiando o giocando con le parole, i fatti sono sotto gli occhi dell’intera collettività nazionale che, a distanza di due mesi e dopo avere espresso una volontà elettorale piuttosto chiara, non ha ancora un Governo, mentre vede alla ribalta gli arroganti e i presuntuosi che si scazzottano gli uni contro gli altri a suon di ingiurie, trincerandosi dietro l’alibi che lo fanno per il bene di tutti. Avvilente.

Ma guardate un po’ chi è che si è posto e si pone come leader “maximum” di questa Italia: Di Maio. E così tutte le speranze che gli elettori hanno posto sul Movimento 5 Stelle sono andate a farsi friggere.

C’è sempre di mezzo quel termine che evoca momenti tristi ed equivoci del Paese: la “trattativa”. Si “tratta”, o si tenta di “trattare”, il termine “dialogo” cancellato dal dizionario della politica (e non solo), si va alla ricerca di impossibili accordi fra forze che mai saranno omogenee, “trattando”. Trattare per concludere patti, ma non dialogare su piattaforme programmatiche concrete, con punti significativi da realizzare, condivisibili a 360 gradi. L’Ego smisurato non è esclusiva di un singolo (Renzi, per esempio), ma dello stesso Di Maio, Berlusconi e, giungendo sino al profondo Sud, di Nello Musumeci.

Per paradosso, che si voglia ammettere oppure no, poco cambia, ne esce bene Salvini, che nel suo percorso ha mostrato e mostra sicuramente più coerenza di tanti altri. Il risultato delle elezioni appena conclusesi in Friuli ne è una riprova: Lega primo partito, crollo del M5S.

Molte le incognite che si presentano al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: quale Governo del Paese è possibile nelle attuali condizioni di scontri e veti non stop?

Matteo Renzi si toglie la polvere dagli abiti e ritorna padrone della scena, e non soltanto nel PD: c’è da supporre che l’arroganza è una strada da percorrere? Non c’è da augurarselo: i falsi miti – con quel consueto prima o poi – si scoprono, così come sono venuti a galla i contorsionismi di Di Maio. Cos’altro ci sarà da aspettarsi?

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