Sicilia, l’isola più armata e pericolosa del mondo?

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La Russa a Sigonella

La Sicilia è l’isola più armata e pericolosa del mondo? Non sapremmo rispondere a un interrogativo posto in termine “mondiale”, ma di certo non crediamo d’essere in errore nell’affermare che la “militarizzazione” progressiva di questo territorio (colonia occupata) dovrebbe destare un po’ di preoccupazione. È questo un argomento che ricorre spesso sul nostro giornale, anche se siamo pienamente consapevoli che argomentare su questo tema non scalfisce l’attenzione di governa la regione o i politici “Siciliani” che siedono nel Parlamento nazionale. Anzi. Siamo pure pienamente consapevoli che molti autorevoli ministri che si reputano “Siciliani-doc” (da Scelba a La Russa) hanno contribuito fortemente (mettendoci faccia e firma) a sottoscrivere in nome del Paese “ignaro” Protocolli e Trattati che hanno consentito (e consentono) a forze militari “straniere” (ma “alleate” dell’Italia) di insediarsi stabilmente in Sicilia, portando e “costruendo” apparati bellici d’ogni tipo e pericolosità. Certo, siamo convinti che da questo punto di vista la Sicilia è un “target” primario per chiunque veda con ostilità e timore l’accresciuta presenza militare “umana” e “tecnica” degli Stati Uniti d’America in Sicilia, soprattutto in quanti vedono nell’attuale presidente USA Donald Trump una effettiva minaccia alla stabilità e alla sicurezza mondiale. Argomentazioni, dicevamo, che (almeno in apparenza) non toccano quanti dovrebbero avere cura delle collettività che “gestiscono”. Se pur convinti che quanto scriviamo possa cadere nell’indifferenza “generale”, noi continueremo a mettere il dito in questa che riteniamo una malattia dei nostri tempi, augurandoci che possa trovarsi un antidoto che la blocchi prima che diventi mortale. È in questa direzione che proponiamo un articolo apparso quasi tre anni addietro sul sito “Paxchristo”, il sito del Movimento Cattolico Internazionale per la Pace creato nel 1954, per desiderio di Mons. Montini della Segreteria di Stato Vaticana, e Mons. Vallainc, che fu incaricato di seguirne i primi passi come segretario nazionale. Questo articolo (se pur con notevoli carenze di “aggiornamento”) offre un quadro sintetico abbastanza rispondente alla realtà Siciliana.

S. B.


Paxchristi

30 gennaio 2015

E’ nozione comune che in Sicilia esistano, come anche in altre parti del territorio italiano, installazioni militari non di pertinenza dello Stato Italiano, ma della NATO o degli Stati Uniti. Sappiamo di far parte dell’Alleanza Atlantica e che sono stati stipulati degli accordi in merito. Quanto al numero, funzioni e scopi di tali installazioni, è però un altro discorso. Basta un’analisi un po’ più approfondita per rimanere certamente sorpresi. Solo in Sicilia vi sono almeno 15 (o probabilmente di più) insediamenti militari fuori della giurisdizione italiana, ed in tutto il territorio italiano essi superano largamente il centinaio. Mentre tutti poi sono a conoscenza della presenza di grandi impianti, come quello della base di Sigonella o quello della base navale di Augusta, ben pochi invece sono consapevoli della loro portata operativa. Sorgono immediate alcune domande, apparentemente ingenue, ma a mio avviso efficaci. Data la numerosità e l’importanza di tali installazioni militari straniere, l’Italia è ancora uno stato sovrano sul proprio territorio? Questa presenza così massiccia di uomini e mezzi non ha inevitabilmente un impatto negativo sulla normale vita dei cittadini, considerando anche le conseguenze sull’aviazione, sull’ambiente e quant’altro?

Qual è il potenziale aggressivo (e non puramente difensivo) di tutto questo apparato e verso quali minacce è rivolto? Risposte esaurienti a queste domande non ce ne sono. Certamente questa problematica desta non poche preoccupazioni. I dati oggettivi che si possono raccogliere su questo tema sembrano in contrasto con diversi articoli della nostra Costituzione.
Segue un elenco, certamente insufficiente, di tali presidi non italiani, in Sicilia.
Risultano presenti nell’isola le seguenti installazioni militari degli Stati Uniti o della NATO:

  1. Catania – Sigonella-

Cosa è: La Base di Sigonella è la principale stazione aeronavale delle forze armate statunitensi nel Mediterraneo. A Sigonella vivono quasi 5.000 marines che hanno combattuto negli scacchieri di guerra mediorientali e africani, nei Balcani e in Caucaso.
Nel 1956 il Governo italiano autorizzò la Marina statunitense ad insediare nella piana di Catania una base terrestre per la propria aviazione operante nel Mediterraneo. La base crebbe via via d’importanza, fino a diventare fondamentale per le operazioni della Marina USA nel Mediterraneo.

Cosa ospita: Dal 2004 ospita il Combined Task Force 67, il comando che sovrintende alle operazioni delle forze aeree della Marina USA, come i cacciaintercettori F-15, i pattugliatori marittimi P3-C “Orion”, i velivoli di sorveglianza elettronica EP-3E e altri sempre più moderni mezzi militari.

Cosa fa: Lo scalo offre il supporto tecnico-logistico e il rifornimento di munizioni e carburante agli aerei a decollo verticale V-22 “Ospreys” e agli elicotteri d’assalto CH-46 “Sea Knight” e CH-53E “Super Stallion” del Corpo dei marines, e ai 15 cacciabombardieri F-15, F-16 e B-2 (gli “aerei invisibili”) che l’US Air Force ha trasferito nel Canale di Sicilia. Da Sigonella partono anche gli aerei cisterna KC-130 e KC-135 utilizzati per il rifornimento in volo dei velivoli impegnati nei raid. Oltre ai mezzi statunitensi, dalla base sono operativi sei caccia F-16 dell’aeronautica danesi, a cui potrebbero aggiungersi gli intercettori di Canada, Norvegia e Spagna. Nella missione in Libia di alcuni anni fa, infine, sono stati coinvolti i reparti USA schierati stabilmente a Sigonella, come l’Helicopter Combat Support Squadron HC-4, il Fleet Logistic Support Squadron VR-24 e il 25° Squadrone Antisommergibile della US Navy. Un cocktail di strumenti di morte a cui l’aeronautica militare italiana non fa mancare il suo contributo: a nove pattugliatori “Atlantic” del 41° Stormo antisommergibile è stato affidato infatti il controllo dello spazio aereo e marittimo prospiciente al Mediterraneo centrale. La base è stata anche classificata come “Special Ammunitions Depot”, in quanto ospitava in bunker superprotetti un centinaio di testate nucleari di diversa potenza.

  1. Pantelleria

Cosa è: Base aerea NATO

Cosa ospita: Tutti i velivoli della coalizione possono utilizzare in qualsiasi momento le due piste di volo e il mega-hangar “Pier Luigi Nervi” ricavato all’interno di una collina dell’isola di Pantelleria capace di ospitare sino ad una cinquantina di aerei da guerra.

Cosa fa: Nello scalo sono stati completati di recente i lavori di ampliamento delle piste e di ristrutturazione dell’aerostazione che ha assunto un ruolo chiave nelle attività anti-migranti.

  1. Mezzogregorio (SR)

Cosa è: Impianto radar

Cosa fa: ha il compito di elaborare le informazioni raccolte da aerei, da unità navali e dalle squadriglie radar presenti nell’isola di Lampedusa e a Marsala. I dati vengono poi trasferiti al Comando operativo delle forze aeree (COFA) di Poggio Renatico (Ferrara), il più grande centro di intelligence delle forze armate in Italia.

  1. Augusta

Cosa è: base navale NATO. La base navale di Augusta aumenta d’importanza nel febbraio 1991, quando diventa “base di rischieramento” nel Mediterraneo della Stanavforchan, la forza navale della NATO costituita nel 1973, che viene spostata dalla Manica nel Mediterraneo, per rafforzare la protezione delle linee di navigazione, specialmente nel Canale di Sicilia.

Cosa ospita: mezzi di servizio per il rifornimento delle navi, stoccaggio di munizioni e deposito carburanti.

Cosa fa: Assicura le operazioni di rifornimento delle navi da guerra e dei sottomarini statunitensi, italiani e dei paesi partner. E’ utilizzata come base di servizio per la NATO e per la VI Flotta USA, per lo stoccaggio delle munizioni e quale deposito POL (petroleum, oil and lubrificants). I rifornimenti di carburante e il munizionamento sono resi possibili da un pontile ampliato nel 1983, che permette l’ormeggio in banchina persino alle portaerei. Nei pressi del pontile NATO sorge il Deposito Generale della Marina Militare di Cava Sorciaro, che verrebbe utilizzato per lo stoccaggio temporaneo delle testate nucleari da imbarcare nelle unità della VI Flotta. Non sono mancate le denunce del rischio di contaminazioni radioattive durante le soste di portaerei e sottomarini a propulsione nucleare. Non risulta l’esistenza di impianti di monitoraggio della radioattività e di piani di emergenza e di evacuazione della popolazione. Decine di elicotteri da trasporto fanno da ponte con la vicina base di Sigonella, sorvolando popolati centri urbani.

  1. Trapani Birgi

Cosa è: E’ uno scalo di dimensioni relativamente ridotte, ma di notevole importanza strategica. Classificata come base NATO fin dagli anni ’50, è diventata nel 1985 Base Avanzata di Rischieramento, Rifornimento e Manutenzione degli aerei radar AWACS-Boeing E-3° “Sentry”, della Forza NAEW (NATO Airborne Early Warning – Allarme in volo a distanza). In occasione della prima Guerra del Golfo il Governo USA è stato autorizzato a schierare nella base otto velivoli del tipo F-16 ed F-18, numerosi addetti militari e 200 mezzi per il supporto e la manutenzione dei caccia militari.

Cosa ospita: Trapani-Birgi ospita la NATO Airborne Early Warning and Control Force dotata dei velivoli radar Awacs. Ospita anche i cacciabombardieri F-16 del 37° Stormo dell’Aeronautica militare italiana, disponibili per le intercettazioni aeree e il bombardamento di obiettivi terrestri.

Cosa fa: È in questo scalo che alcuni anni fa il ministro della difesa La Russa ha fatto confluire i “gioielli” di morte destinati al fronte libico: quattro caccia “Tornado” del 50° Stormo di Piacenza nella versione Ecr (specializzati nella guerra elettronica e nella distruzione delle difese aeree), e due “Tornado” Ids del 6° Stormo di Ghedi per il rifornimento in volo e/o l’attacco contro target terrestri. A secondo della missione, i “Tornado” possono essere armati con i missili “anti-radar” Agm-88 Harm, con gli aria-aria Aim-9 e con gli aria-suolo “Storm Shadow”, questi ultimi con caratteristiche Stealth, una testata esplosiva perforante in grado di distruggere bunker protetti ed una gittata di circa 500 km. A Trapani sono pure atterrati i caccia supersonici Eurofighter 2000 “Typhoon” del 4° Stormo di Grosseto, velivoli con una bassa superficie riflettente al radar e forniti di missili aria-aria a guida infrarossa “DiehIris” per l’attacco ravvicinato ed Aim 120 per bersagli a 40 km di distanza. Completano lo schieramento quattro cacciabombardieri F-18 dell’aeronautica militare canadese, tra i più impegnati nei bombardamenti.

  1. Niscemi

Cosa è: stazione USA di telecomunicazione

Cosa ospita: una quarantina di antenne a bassissima frequenza per la trasmissione degli ordini di attacco ai sottomarini a propulsione nucleare. Di recente, la base di Niscemi è stata prescelta per ospitare una delle quattro stazioni mondiali del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare USA, il cosiddetto “MUOS”, la cui emissione di microonde comporterà insostenibili rischi per la salute e la sicurezza della popolazione locale.

Cosa fa: Nelle missioni contro la Libia da questa base sono stati trasmessi ordini di attacco a tre sottomarini a propulsione nucleare che hanno lanciato contro la Libia decine di missili da crociera “Tomahawk” contenenti al proprio interno uranio impoverito.
Quando saranno in funzione le gigantesche parabole (in atto già montate) del sistema di comunicazione satellitare denominato MUOS, la base sarà parte di un sofisticato sistema di controllo e di trasmissione di ordini per missioni militari in tutto il mondo, in collegamento con altre tre stazioni simili (Haway, Virginia, Australia) e con alcuni satelliti.

  1. Motta S. Anastasia: Stazione di telecomunicazioni USA
  2. Caltagirone: Stazione di telecomunicazioni USA
  3. Marina di Marza (Ragusa): Stazione di telecomunicazioni USA
  4. Monte Lauro (Siracusa): Stazione di telecomunicazioni USA
  5. Centuripe (Enna): Stazione di telecomunicazioni USA
  6. Marsala (Trapani): Stazione di telecomunicazioni USA
  7. Isola delle Femmine (Palermo): Deposito munizioni USA e NATO
  8. Aeroporto Punta Raisi (Palermo): Base saltuaria dell’USAF. Durante la prima Guerra del Golfo la pista dell’aeroporto di Punta Raisi è stata utilizzata da velivoli militari della RAF, la Royal Air Force dell’aviazione britannica.
  9. Isola di Lampedusa (Agrigento): Base della Guardia Costiera USA. Centro Ascolto e Telecomunicazioni.

Infine, anche se non utilizzata da eserciti stranieri, ma solo dalle Forze Armate italiane, non si può non ricordare lo scempio di Punta Bianca, vicino Agrigento.
Il Comando Regione Militare Sud, infatti, utilizza per le esercitazioni il poligono di tiro fisso Drasy, situato tra la riva del fiume Naro e la località Punta Bianca, Agrigento, a meno di una decina di km dalla Valle dei Templi (patrimonio UNESCO). Con ordinanza della Capitaneria di Porto Empedocle, nei periodi e negli orari dei cannoneggiamenti, è vietato il transito e la sosta di persone e veicoli nell’area demaniale marittima lungo la costa inclusa nel poligono, nonché la navigazione, l’ormeggio e la balneazione nel tratto di mare antistante.
Durante le esercitazioni boati e vibrazioni, oltre a fare tremare la terra di mezza provincia, inclusi i fragili colonnati dei templi greci, concorrono a causare smottamenti e frane sulla splendida spiaggia, per non parlare del grave rischio di inquinamento ambientale legato ai bossoli e ai residui di munizioni. L’area del poligono Drasy Punta Bianca è uno degli ultimi paradisi paesaggistici e naturalistici della Sicilia, individuata con decreto regionale del 13 aprile 2001 come riserva naturale da istituire e assicurare alla pubblica fruizione, ma l’iter politico-burocratico per istituire la riserva naturale continua a languire negli uffici regionali di Palermo.

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