Impariamo a conoscere l’Islam ma non cos’è la Sicilia

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di Salvo Barbagallo

 

Tempi che si vivono, cose che si devono conoscere o “imparare” proprio nelle tematiche che i tempi stessi impongono. Così (e non è solo un esempio) in Italia sino alla caduta del muro di Berlino era d’obbligo per chi aspirava ad avere la patente (o etichetta) di “intellettuale di sinistra”, giovane o meno giovane che fosse, militante o simpatizzante del Partito Comunista Italiano che fosse, doveva sapere tutto della Rivoluzione sovietica, di Lenin e di Trotskij, ma non tanto di Stalin nonostante fosse ampia la pletora di “stalinisti”. Il “fenomeno” (che tale non era, ma era soprattutto il frutto di scuola di partito e di moda chic della casta dominante) coprì anche la Sicilia e molti che in quegli anni erano giovani contestatori del “sistema” sociopolitico del Paese, oggi si ritrovano a coprire molto borghesemente ruoli cattedratici e accademici, che non dimenticano le loro origini, ma magari cambiano rotta in quanto il comunismo è risultato improponibile nella sua essenza pratica.

Così ci troviamo oggi ad avere una decrepita e (fortunatamente) superata classe intellettuale (o presunta tale) che cerca di adeguarsi all’attualità non parlando più di “Rivoluzioni” in nome della classe operaia (che chissà dove è finita e si ignora chi rappresenta il residuo) ma di problematiche propagandistiche strettamente legate al momento, e non sappiamo fino a che punto potrebbero anche essere prezzolate o, quantomeno, pilotate in nome di interessi sconosciuti.

A noi, ora come ora, restano gli interrogativi di sempre, quelli che potevamo avere decenni addietro, appunto quando constatavamo che l’obbligo era la “conoscenza” della Rivoluzione sovietica e si ignorava (cioè, si metteva da parte) nella maniera più totale la conoscenza della propria Terra, cioè la Sicilia. È solo constatazione quanto poco (molto, molto poco) si fa nelle scuole o nelle università del territorio isolano per far conoscere la vera storia di Sicilia, quella che ha portato ai giorni nostri.

Queste considerazioni scaturiscono da una iniziativa – promossa dal Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’università di Catania in collaborazione con il Centro per gli Studi sul mondo islamico contemporaneo e l’Africa – di un laboratorio (che conta già oltre 300 iscritti) sulla tematica “conoscere il mondo islamico”. L’idea (a quanto si apprende dal quotidiano La Sicilia) è del prof. Antonio Pioletti, ex settantottista del Movimento Studentesco che, nonostante l’età, a quanto pare non rinuncia alle sue originarie vocazioni, anche se oggi occupa una di quelle cattedre che tanto contestava.

Iniziativa che, a nostro avviso, potrebbe essere più che apprezzabile se, almeno e in contemporanea, venissero portati avanti altri programmi con tematiche da considerare prioritarie, quali quelle della “conoscenza” di ciò che è stata, è, e potrà essere questa Sicilia della quale giovani e meno giovani sanno ben poco, tanto poco da non comprendere la realtà in cui si trovano. Perché, allora, non “rispolverare” e promuoverne la divulgazione e la lettura dei numerosi libri sulla Sicilia del (purtroppo) dimenticato prof. Giuseppe Giarrizzo che dell’ateneo catanese fu un vero pilastro? E, fra l’altro, non si può dire che oggi all’ateneo catanese manchino docenti preparati in questa “materia”. Ma certamente parlare di Sicilia e affrontare le “verità” che non si vogliono portare a galla non è “attuale” come “far conoscere” il “mondo islamico”, ovviamente “far conoscere” a senso unico, così come avveniva per la conoscenza della Rivoluzione sovietica.

I tempi cambiano, ma la linea del continuum mirato a certi obbiettivi non si è mai interrotta, anche se qua e là nel corso degli anni ha dovuto subire degli inevitabili adattamenti. Anche la linea dei personaggi che vengono alla ribalta, alla fine, è sempre la stessa: vetusti, defunti o giovani che siano hanno tutti il marchio “doc” dell’intellettualismo di sinistra. Peccato che il comunismo abbia mostrato cosa fosse… Adesso, e comunque, c’è l’Islam: ma perché non l’Ebraismo?…

 

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