In Sicilia sulle “riserve naturali” occupate dai militari c’è il “segreto di Stato”

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di Salvo Barbagallo

 

Da tempo (da anni…) ci occupiamo della progressiva militarizzazione della Sicilia, soprattutto di quella “militarizzazione” che non è “italiana” ma “straniera”, più specificatamente quella “militarizzazione” operata dagli “alleati” statunitensi. La Sicilia nel corso degli anni si è trasformata nella punta strategica avanzata degli USA nell’area del Mediterraneo. Una presenza che si è maggiormente accentuata con la costruzione del MUOS a Niscemi, con impianti sparpagliati nel territorio da un capo all’altro dell’Isola. Impianti realizzati, ovviamente, in base ad accordi bilaterali Italia/USA, ma i cui contenuti nella maggior parte dei casi sono secretati e (ovviamente) ignoti alle collettività e (forse) sconosciuti anche a quanti hanno governato e governano la Regione, tranne qualche presunta “complicità” come nel caso del MUOS di Niscemi la cui autorizzazione in una riserva ambientale è stata concessa proprio dai competenti uffici della Regione.

Anche i poligoni di tiro ufficialmente utilizzati soltanto dalle forze armate italiane (ma non è così) ricadono quasi sempre in aree ambientali “tutelate”. Questa della “militarizzazione” della Sicilia è una problematica che i mass media normalmente ignorano, così come la ignorano i governanti (vecchi e nuovi) della Sicilia. Qualche informazione riesce a uscire dal coro grazie a qualche coraggioso giornale online, ma, purtroppo, sono gocce di notizie in un mare che raccoglie altro.

Così apprendiamo, grazie a un recente servizio di MeridioNews, di una “contesa” fra ambientalisti e Comando della Marina Militare Italiana in merito a un territorio emblematico, quello di Augusta, già ricco di strutture belliche italo-americane con attività sconosciute alla stessa popolazione residente. Il “caso” segnalato da MeridioNews riguarda il poligono di Punta Izzo, area soggetta al massimo livello di tutela dal piano paesaggistico regionale della provincia di Siracusa: Gianmarco Catalano, attivista del Comitato di coordinamento “Punta Izzo Possibile, ha fatto richiesta di accesso a documenti soggetti a obbligo di pubblicazione su informazioni ambientali del sito, Marisicilia ha rigettato la richiesta facendo riferimento aldanno per la difesa e la sicurezza nazionale”. Il motivo del diniego opposto dal Comando marittimo viene ricondotto al segreto militare.

Gianmarco Catalano chiedeva specificatamente: 

l’accesso ai pareri consultivi espressi dal Comitato misto paritetico della Regione Siciliana, in merito alla costituzione del poligono di tiro, al suo impiego e alle relative installazioni militari, anche in merito ai programmi delle esercitazioni svolte o previste;

l’accesso al provvedimento di autorizzazione paesaggistica per la realizzazione delle opere di messa in sicurezza delle infrastrutture;

l’accesso al disciplinare d’uso del poligono tra l’amministrazione militare e la Regione Siciliana;

l’accesso al protocollo d’intesa stipulato con il ministero dell’Ambiente e le competenti autorità regionali relativo all’utilizzo e al mantenimento conservativo del sito di Punta Izzo, in quanto area sottoposta a tutela ambientale; chiarimenti sulle indagini georadar in quell’area.

La risposta della Marina Militare a firma del Capo di Stato maggiore, Danilo Murciano, è stata lapidaria: Sono sottratti all’accesso gli atti inerenti alla pianificazione, programmazione, acquisizione, gestione e manutenzione, dismissione di infrastrutture e areeper il potenziale danno derivante dall’accessibilità di tali categorie di atti agli interessi pubblici della difesa e della sicurezza nazionale. Per tale ragione si esclude l’accesso civico generalizzato nei casi di segreto di Stato.

Sulla delicata questione Gianmarco Catalano aveva presentato nel luglio scorso un esposto alla Procura di Siracusa chiedendo che venissero effettuati opportuni accertamenti, ipotizzando per Punta Izzo un “delitto paesaggistico”.

La questione, dunque, può considerarsi “chiusa”: come prevedibile. Pensate un po’ se, oggi come oggi, si chiedessero lumi su ciò che contengono i depositi di armamenti di Augusta: probabilmente in Italia verrebbero adottati i sistemi del premier spagnolo Mariano Rajoy. Per fortuna c’è Gentiloni che (forse) non ha dimenticato il suo passato di militante del Movimento studentesco…

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