Pallidi ricordi

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di Guido Di Stefano

 

E’ esplosa la bomba delle nomine, piuttosto tardivamente però! Perché?

Ci sembra di ricordare che qualche anno addietro un dirigente di ruolo  della Regione Siciliana si appellò al TAR con una opposizione che, riteniamo, doveva essere esaustivamente motivata. Il suo ricorso sarebbe stato rigettato perché lui non era in possesso  della “fascia giusta” per occupare il ruolo in trattazione, senza un commento sulla “inidoneità” dell’altra parte. Al che ci sorse un dubbio sulla validità dell’obbligo di legge cui devono sottostare i “pubblici ufficiali”: l’obbligo della denuncia di ogni illegalità e/o illegittimità nella pubblica Amministrazione.

Eppure non successe niente, almeno che si sappia. Non ci stupimmo più di tanto. Ormai da anni era stato dogmatizzato  l’uso incontrollato e incontrollabile del “carismatico” “intuitus personae” , da parte di persone  che accettarono dal mainstream  il riduttivo titolo di “governatore” al posto di “presidente”. Già ai temi dei Romani il “governatore” era subordinato alle direttive di Roma (consoli, senato, imperatori) e nella nostra epoca per esempio possiamo affermare che presso gli yankee esistono oltre 50 governatori ma un solo presidente.

Sarebbe interessante poter disporre del suesposto e supposto ricorso per valutarlo a fondo e accertare eventuali superficialità e/od omissioni a seguire. Magari si metterebbero in luce i limiti della “epocale” riforma della pubblica Amministrazione osannata da tutto il mainstream nazionale e additata come miracolosa “panacea” contro tutti i difetti della burocrazia che “ope legis” diventava solerte, imparziale, servitrice dei cittadini e conseguentemente afficiente, efficace, economica: le responsabilità politiche e amministrative venivano scisse mentre il rapporto fiduciario (alias scelte dei politici) troncava le carriere per anzianità e garantiva meritocrazia, giustizia e libertà.

Ma… il legislatore dimenticò di inserire nel testo di legge i necessari “landmarks” per il contenimento dello “strapotere” che poteva innescarsi in uno con la più ampia fiduciarietà.

Senza nulla togliere al merito di tanti fedeli servitori della pubblica Amministrazione la statistica dei fatti successivi non è certo una  ricca  raccolta di  “miracoli”.

L’intervento  “a posteriori”  non potrà mai ripagare anni di umiliazioni e/o tragedie singole e/o collettive. Ma sorgerà uno statista che ammetterà gli errori del passato e si batterà perché non si ripetano più?

In uno stato veramente sovrano potrebbe succedere (e a volte e/o altrove è successo).

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