Non solo il “clima”. Da Sigonella al Muos, i “pericoli” in casa nostra

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di Salvo Barbagallo

 

Il clima è impazzito grazie alle emissioni di anidride carbonica: il gas serra cresce e cresce anche il riscaldamento globale. C’è ora il “grido d’allarme” lanciato dal Global Carbon Budget nel suo rapporto 2017. Due giorni addietro (11 dicembre) il presidente francesce Emmanuel Macron ha lanciato l’avvertimento alla comunità internazionale: “Stiamo perdendo la battaglia sul clima”. Ma è solo “colpa” dell’anidride carbonica se la situazione è quasi a un punto di non ritorno? Perché in riferimento all’atmosfera del pianeta non sono mai stati messi in conto gli esperimenti nucleari che tanti e tanti Paesi hanno continuato a fare dal 1945 in poi? Macron (come, del resto, gli altri Capi di Stato “nucleari”) ha dimenticato che se oggi la Francia possiede trecento ordigni bellici pronti all’uso, queste armi sono il “frutto” di decine e decine di esperimenti? Sui guai provocati al clima dagli esperimenti nucleari compiuti (principalmente dagli USA e dalla scomparsa Unione Sovietica, ora Russia) difficile trovare rendiconti o “rapporti”. Ma nel novero delle potenze nucleari si potrebbe spaziare tanto: dalla Cina alla Corea del Nord, al Pakistan, eccetera, tutti questi Paesi sono ben provvisti di armi di sterminio di massa che hanno “testato” già nell’atmosfera.

I governanti d’Italia che pensano (giustamente) al gas serra, si sono posti mai l’interrogativo su quale pericolo corre la collettività “ospitando” ordigni nucleari stranieri (quelli made in USA e per uso solo degli USA), pur non essendo “potenza nucleare”?

I governanti della Sicilia si sono mai chiesti se armi atomiche si trovano nei depositi delle installazioni statunitensi nell’Isola, come Sigonella o Augusta? Si sono chiesti (i nostri governanti) fino a che punto può provocare danni al “clima” l’impianto bellico satellitare MUOS di Niscemi? Guardare solo verso una direzione ignorando i rischi che comportano le attività dei diversi impianti bellici sparsi dall’Alaska alla Sicilia è come volere camminare bendati e al buio. Non è di certo sufficiente la nostra “Voce”, o la voce di chi segue con attenzione quanto accade in Sicilia, a mettere in guardia quanti hanno la responsabilità della tutela delle collettività che amministrano. La mancata divulgazione delle necessarie informazioni in merito da parte dei mass media che hanno grande audience, potrebbe apparire “sospetta”, ma spesso si tratta solo (?) di negligenza o di convinzione (?) che alla gente questi argomenti non interessino.

Cadono (purtroppo) nel vuoto le notizie che fornisce Antonio Mazzeo su Sigonella, apparse online su Controinformazione.info: Segretamente, senza che mai il governo italiano abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica, sta per entrare in funzione nella grande stazione siciliana di Sigonella la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di “pronto allarme” USA per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. Una specie di “scudo protettivo” tutt’altro che difensivo: i moderni dottor Stranamore del Pentagono puntano infatti al controllo “preventivo” di ogni eventuale operazione missilistica nemica per poter scatenare il “primo colpo” nucleare evitando qualsiasi ritorsione da parte dell’avversario e dunque i limiti-pericoli della cosiddetta “Mutua distruzione assicurata” che sino ad ora ha impedito l’olocausto nucleare (…).

Il clima del pianeta è stato violentato e continua ad essere violentato, ma nessuno spiega concretamente come sia avvenuto e avviene lo stupro e chi ne è “veramente” responsabile.

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