La Catalogna non torna indietro, Madrid manda l’esercito

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di Salvo Barbagallo

 

La Catalogna non torna indietro ed è determinata a proclamare la sua Indipendenza. Il Governo di Madrid, e lo stesso re Felipe di Spagna con il suo discorso alla nazione, sono altrettanto decisi a non concedere alcuno spazio a qualsiasi tipo di mediazioni, sostenendo che adotteranno tutte le misure necessarie per impedire la secessione. Il Cup, (Candidatura d’Unitat Popular), il partito della sinistra indipendentista catalana, ha annunciato che alla plenaria del Parlament di Barcellona lunedì prossimo, si “proclamerà l’indipendenza e la Repubblica catalanae dall’altra parte immediatamente risponde il governo spagnolo assicurando che reagirà nei modi opportuni e, intanto, invia due convogli militari in Catalogna, che allo stato attuale avrebbero la funzione di “supporto logistico”, afferma il ministero della Difesa. Quest’ultima decisione a Barcellona viene interpretata come una “invasione” militare del territorio. La situazione da calda potrebbe trasformarsi ben presto in incandescente.

Nel frattempo, tanto per calmare gli animi, incominciano a essere adottate le “misure” contro i “dissidenti”. Josep Lluis Trapero, il capo dei Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, è stato convocato in tribunale con l’accusa di sedizione per non essere intervenuto per controllare nei giorni scorsi una manifestazione di fronte al Dipartimento dell’Economia a Barcellona: Trapero rischia tra i quattro e gli otto anni di carcere. A firmare il mandato di comparizione la giudice dell’Audiencia Nacional, Carmen Lamela, a seguito della denuncia inoltrata dalla Procura generale dello Stato perché i Mossos non avevano affiancato la Guardia Civil. Oltre a Trapero è indagata Teresa Laplana, responsabile della polizia locale che il 20 settembre ha negato alla Guardia Civil assediata nell’edificio il supporto dei suoi uomini. La Corte Nazionale ha mandato un invito a comparire anche a Jordi Sánchez, presidente dell’Assemblea nazionale catalana, e Jordi Cuixart, presidente di Omnium cultural, due associazioni indipendentiste che hanno organizzato il referendum del 1 ottobre.

Oltre a queste prime azioni “repressive” l’intervento del sovrano spagnolo permette l’applicazione da parte del governo di Madrid dell’articolo 155 della Costituzione spagnola, che consente, in caso di via libera da padre del senato di Madrid (controllato dal Pp di Mariano Rajoy), la sospensione parziale o totale delle competenze del governo catalano. Il governo spagnolo, in base all’articolo 155, può prendere il controllo della polizia regionale catalana, convocare elezioni anticipate e anche esautorare il presidente.

Per Madrid non c’è alcun spazio per una mediazione internazionale così come per un dialogo. D’altra parte si mostra ambiguo e di parte l’atteggiamento dell’Unione Europea. il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans ha affermato senza mezzi termini “La violenza non risolve nulla in politica, ma è diritto di ogni Stato difendere lo Stato di diritto e questo a volte richiede un uso sproporzionato della forza”. Che è tutto dire dopo gli incidenti provocati dalla Guardia Civil”.

Come può notarsi all’indomani del discorso del Re Felipe, che ha accusato di slealtà le autorità catalane, la situazione si è ulteriormente aggravata. Il  portavoce della Generalitat Catalana Jordi Turull ha dichiarato che il re si è fatto “portavoce della strategia” del premier Mariano Rajoy, pronunciando parole di “enorme irresponsabilità” non ha neppure pronunciato la parola dialogo e non ha fatto alcun accenno alle cariche della polizia, ignorando inoltre la “enorme mobilitazione” al referendum del primo ottobre.

Ad ogni azione corrisponde una reazione, e azioni e reazioni in questo momento sono cariche di tensione, rendendo lo scenario dei prossimi giorni ancora più cupo.

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