Terrore jihadista assassino: a chi toccherà ora?

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di Salvo Barbagallo

 

Sono un deja vu le immagini che giungono da ieri (17 agosto) dalla Spagna, da quando ieri pomeriggio a Barcellona, dopo un attentato terroristico jihadista si sono incominciati a raccogliere i corpi delle vittime e le decine di feriti sparsi sulla Rambla, dopo essere stati travolti da un furgone omicida. Sono state e sono immagini simili a quelle già viste in precedenza, nei 14 attentati portati a termine in Europa dal 2014 dalla furia assassina dei fanatici del Califfato nero dell’Isis: Manchester (22 maggio 2017), Parigi (20 aprile 2017), Stoccolma (7 aprile 2017), Londra (22 marzo 2017), Berlino (19 dicembre 2016), Nizza (14 luglio 2016). Bruxelles (22 marzo 2016), Parigi (13 novembre 2015), Parigi, (9 gennaio 2015), Parigi (9 gennaio 2015), Parigi (7 gennaio 2015), Parigi (7 gennaio 2015), Bruxelles (24 maggi0 2014), Tolosa (11-19 marzo 2012), Londra (7 luglio 2005), Madrid (11 marzo 2014), tutti attentati che la memoria a volte rimuove, per superare l’orrore che hanno provocato.

Orrore, sdegno, rabbia, dolore, un dolore che spesso non si può controllare dopo gli attacchi che provocano morte in nome di una follia pseudo religiosa. Sono 352 i morti per gli attentati di matrice islamica in Europa a partire dal 2010, da quando il terrorismo è diventato una strategia di destabilizzazione e di guerra anche nel Vecchio continente. Se a questi si sommano i morti degli attentati di Madrid e Londra, rivendicati da Al Qaeda, nel 2004 e 2005, le vittime salgono a 598, alle quali bisognerà aggiungere le tredici persone rimaste travolte ieri nella Rambla di Barcellona. 611 uccisioni, un numero che forse è destinato a salire, viste le gravi condizioni in cui versano molti feriti dell’ultimo attacco nella capitale della Catalogna.

È stato già scritto che L’Europa vive una stagione nuova, una stagione nella quale gli attacchi contro cittadini inermi stanno diventando un fatto sempre meno eccezionale (Geopoliticalcenter), ma le analisi, purtroppo, servono a ben poco quando vanno a cozzare contro avvenimenti che hanno una cadenza periodica, determinata da strategie pianificate e non certo improvvisate.

Gianandrea Gaiani ha ben sottolineato sul quotidiano Il Messaggero il significato dell’attacco a Barcellona: la rambla di Barcellona, affollata di turisti, costituisce un simbolo della città noto in tutto il mondo (colpirla significa ottenere la massima risonanza mediatica) e che ben rappresenta la società occidentale, consumistica e “corrotta nei costumi” secondo la morale islamica cara al Califfato che ha subito celebrato in rete il successo. <HS9>Del resto è dall’inizio dell’anno che la Spagna è entrata ufficialmente nel mirino dello Stato Islamico, prima con intercettazioni di jihadisti che invitavano a colpire il territorio spagnolo mentre in giugno un proclama ufficiale del Califfato ha citato esplicitamente per la prima volta la Spagna tra gli Stati da colpire indicati alle cellule o ai lupi solitari attivi in Europa.

Qualche giorno prima (13 agosto) il settimanale L’Espresso con un approfondito reportage ha ricostruito, con documenti giudiziari e intercettazioni finora inedite, i primi risultati delle indagini internazionali sui più sanguinosi attentati commessi in nome del cosiddetto Stato Islamico, mettendo in evidenza che gli ordini di morte per la strage di Manchester e per altri attacchi terroristici dell’Isis sono passati dall’Italia, e che le indagini stanno delineando una rete del terrore organizzata a sistema: non lupi solitari, non attentatori improvvisati e scollegati, ma un branco di potenziali kamikaze nascosti in Paesi diversi e pronti ad essere attivati a distanza

Si dovrebbe dire, dunque, che tutto rientra nel previsto e nel prevedibile? Prevedibile e previsto rientrano nell’ambito dei compiti degli apparati di sicurezza di un Paese, ma previsto e imprevedibile si scontrano con la realtà, che è tutt’altra cosa in quanto per quanti “allarmi” e “prevenzioni” possano essere messe in campo, il terrorismo jihadista (o qualsiasi altra forma di terrorismo) può contare sulla partecipazione di una gamma vasta di individui fanatici che possono colpire indiscriminatamente nei luoghi più impensabili, forti delle certezza che non tutto può essere tenuto sotto stretto controllo.

È un’amara realtà con la quale bisogna fare i conti.

 

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