Il “me ne frego” dei Siciliani utile solo ai politici

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di Salvo Barbagallo

 

Più che comprensibile la disaffezione dei Siciliani nei confronti della politica, ma se pur “comprensibile” di certo non giustificabile perché, a conti fatti, il disinteresse torna utile soltanto a quanti della politica hanno fatto un “mestiere” che non porta vantaggi alla collettività, ma solo a livello individuale o di parte.

Più che prevedibili i risultati di una indagine condotta dall’Istituto Demopolis a 4 mesi (5 novembre) dalle elezioni Regionali che indica (e dimostra) che su 4 milioni e 600 mila elettori, si recherebbero alle urne soltanto circa 2 milioni di siciliani, cioè meno della metà dei votanti. È un dato significativo del malessere che vive il cittadino Siciliano, anche se è un elemento che ormai (in forma minore) si riscontra in molte regioni del Continente.

Pietro Vento, direttore di Demopolis, sottolinea: Si avverte una chiara compromissione della fiducia dei cittadini nei partiti e nelle istituzioni regionali. Una larga maggioranza dei siciliani appare convinta che la politica, anche per assenza o cattiva gestione delle risorse, non sia più in grado oggi di incidere sulla vita reale delle famiglie e sulle prospettive delle nuove generazioni (…) Il riflesso sui partiti e sulle istituzioni politiche regionali è evidente e si riflette in una grave disaffezione al voto: in assenza di nuovi segnali di fiducia, l’area dell’astensione rischia, il 5 novembre, di andare oltre qualunque quota fisiologica (…) È una regione, la Sicilia, che paga, in modo rilevante, gli effetti della crisi degli ultimi anni: il 53 per cento di chi vive nell’Isola ritiene peggiorata, rispetto a 5 anni fa, la situazione economica della propria famiglia. Le percezioni dell’opinione pubblica siciliana coincidono pienamente con la realtà, con i dati economici, attenuati solo in parte da una solidarietà intergenerazionale che si conferma molto più forte rispetto ad altre aree del Paese (…).

L’analisi di Demopolis è chiara e non può essere equivocata: l’85 per cento dei Siciliani valuta negativamente le Politiche per lo sviluppo e l’occupazione attuate nell’Isola negli ultimi anni dal Governo Regionale. Se si andasse alle urne in questo periodo andrebbero a votare correttamente soltanto un milione e 900 mila aventi diritto, gli altri rimarrebbero a casa a al bar! Dal Barometro Politico Demopolis si evidenzia che la fiducia nei partiti è al suo minimo storico e crolla al 4%: 16 punti in meno rispetto a 10 anni fa.

Pietro Vento rileva che In base alla proiezione odierna con un’astensione al 55 per cento, considerate le schede bianche e nulle, si avrebbero oggi alle Regionali appena 1 milione e 900 mila voti validi. In uno scenario con tre o quattro competitor, il prossimo Presidente della Regione potrebbe essere eletto con 600/700 mila voti: di fatto gli aventi diritto al voto di una sola provincia come Messina, poco più della metà degli elettori chiamati alle urne in provincia di Palermo. A quattro mesi dal voto del 5 novembre  la partita per Palazzo d’Orleans è appena cominciata (…).

Candidati, partiti, movimenti e gruppi politici autonomi conoscono piuttosto bene la situazione, al di là degli incontrovertibili elementi di analisi offerti dall’indagine di Demopolis. Una situazione che, ovviamente e purtroppo, gioca solo e soltanto a loro vantaggio: un bacino ristretto di votanti, infatti, è più “gestibile” di una percentuale più alta di elettori “fluttuanti” e non “legati” a questa o a quell’altra compagine. In questa situazione (come detto in altre circostanze) hanno gioco favorevole le “segreterie” che continuano ad applicare l’infallibile (per loro) metodologia del “clientelismo”, unica sponda rimasta per quanti continuano a cercare un lavoro, un’occupazione qualsiasi che possa consentire loro un minimo di vivibilità in una Terra sempre pronta all’accoglienza degli altri disperati, ma avara, molto avara per i suoi figli (che sono, in ogni modo, più disperati degli altri).

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