Memoria e sconforto: 17 giugno 1945 – 17 giugno 2017

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di Guido Di Stefano

 

È stato detto e scritto migliaia di volte nei secoli: “gli uomini muoiono, gli ideali sono imperituri”.

L’aforisma è veritiero nell’ipotesi che si verifichi un “accadimento” non trascurabile: la conservazione e trasmissione ai contemporanei e ai posteri della “memoria”. La memoria degli ideali (o aneliti)  e degli eroi e/o martiri  che a essi hanno consacrato e dato la vita.

Non vissero da uomini comuni Antonio Canepa e i suoi seguaci, morti per il grande ideale della Sicilia indipendente e sovrana! Con le doti che possedevano avrebbero potuto vivere alla grande in una Sicilia serva di qualsiasi potere, come erano stati capaci in una Sicilia oppressa dal fascismo partorito al nord. Non era fascista Canepa (e non lo erano i suoi) eppure fu capace di aggirare la censura fascista ed esprimere liberamente il suo pensiero.

Pochi Siciliani hanno nei tempi capito l’importanza e i benefici si una Sicilia nazione sovrana, grande con gli Altavilla (Normanni) e gli Svevi (Federico II),  amata nei secoli dopo l’impero romano da tanti popoli (Ebrei, Arabi, Russi) e variamente predata da tutti i nostri attuali alleati e “pastori”  “ab antiquo”.

È morto in circostanze e modalità mai “indiscutibilmente” chiariti nel fatidico giorno 17 giugno 1945. Le storiografie ufficiali (o di stato), anziché chiarire, aprono le porte a ogni dubbio e sospetto.

Ci si aspettava qualche spunto chiarificatore dalla de-secretazione degli archivi segreti del Regno Unito: ma, ironia della sorte, dopo l’annuncio di accessibilità agli atti gli “amici” Inglesi hanno comunicato che un incendio (mai segnalato prima crediamo) aveva distrutto proprio gli atti relativi alla Sicilia nel 1945.

Esistono (tra le altre)  ben tre pubblicazioni sui fatti di Canepa, corredate dalla documentazione (limitata e non esaustiva di certo) rintracciata: l’angoscia ci avvolge a leggere quei fatti che qualcuno vorrebbe inquadrati e perseguiti come “delitti di stato”. Chiacchiere dirà qualcuno!

In  ogni caso ogni anno si rinnova il rito commemorativo dell’omicidio degli indipendentisti Siciliani a Randazzo in quel di “Murazzo Rotto”, luogo dell’eccidio o in subordine luogo del rinvenimento delle vittime sacrificate al siculo amore. Morti “compensate” con uno Statuto Speciale, ripetutamente violato e anche vilipeso.

Quest’anno la manifestazione si è svolta in due giornate:

  • giorno 17 il cippo funebre è stato “impreziosito” con due fioriere commemorative;
  • giorno 18 si sono registrati gli interventi dei partecipanti.

In questa Sicilia invasa, sottomessa, ceduta come uno straccio alla occupazione armata straniera, devastata anche da tanti ingrati “presunti”  figli suoi, per nulla orgogliosi di “viverla”, ci sarebbe da aspettarsi una partecipazione massiccia (diciamo qualche migliaio almeno) di Siciliani aspiranti al riscatto!

Ma, sconforto supremo, si vedono poche decine di persone, dai “sapientoni facilmente tacciate come “nostalgiche”.

Di contro una nota positiva: sono presenti anche i giovani, quasi a ricercare e stimolare la fede e la speranza di un futuro migliore, tutto siciliano.

Sursum corda” (in alto i cuori) fratelli! E ognuno di noi ricordi “il coraggio è il tuo signore” (AN.TU.DO).

 

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