Sicilia terra (e cielo) di esercitazioni militari “pre belliche” non stop

Eurofighter 2000 in volo
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di Salvo Barbagallo

 

Che la Sicilia sia una terra “occupata” dai militari (statunitensi e italiani) è cosa nota, così come (purtroppo) è nota l’indifferenza dei politici sull’argomento, e così come (purtroppo) è nota la mancanza di una reale conoscenza della situazione da parte della collettività. Di conseguenza cosa fanno i militari a Stelle Strisce o quelli con il Tricolore sul territorio siciliano passa ignorato, tranne che qualche caso “sporadico” non allarmi la popolazione, come è avvenuto qualche giorno addietro nel Siracusano e nel Ragusano quando sono stati “avvertiti” forti boati provenienti dal cielo. Cittadini allarmati, in un primo momento hanno ritenuto che si trattasse dell’avvisaglia di un terremoto, fortunatamente (?) si trattava d’altro. Qualche ora dopo l’episodio lo Stato maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana provvedeva a tranquillizzare tutti:. “In corso ci sono normali esercitazioni. La missione di oggi prevedeva un profilo supersonico. Tutto è stato autorizzato, in una zona assegnata dall’ente di controllo del volo e in una quota prestabilita. I boati sono stati avvertiti dalla popolazione a causa delle particolari condizioni meteo che hanno propagato il suono”. Niente di particolare, dunque, tutto nella “normalità”. Che poi quei “boati” siano stati determinati dalle evoluzioni “supersoniche” di due Eurofighter 2000 appartenenti al trentasettesimo stormo dell’Aeronautica Militare Italiana, di stanza a Birgi, e non da velivoli stranieri poco importa, sempre sui cieli degli abitati isolani vengono svolte le esercitazioni.

Poligono di Punta Bianca
Poligono di Punta Bianca

E dall’alto al basso. A Drasy, a cavallo tra i territori di Agrigento e Palma di Montechiaro, appena sopra Punta Bianca, si continua a sparare. Qui la brigata Aosta dell’esercito italiano, da oltre mezzo secolo e per otto mesi all’anno trasforma l’area in un campo di guerra. Periodicamente sulla statale 115 sfilano incolonnati carri armati e mezzi corazzati: tutti diretti al poligono militare. A documentarne le attività, da anni, è l’associazione Mareamico di Agrigento che più volte si è riunita con gli ambientalisti di Legambiente, Wwf e Marevivo. Quest’ultima associazione, nel 1996, ha avanzato la proposta alla Regione di trasformare la zona di costa in riserva naturale annettendo anche il perimetro di Drasy con il conseguente trasferimento dei soldati in altra sede.

Poligono Masseria dei Cippi
Poligono Masseria dei Cippi

Innumerevoli gli “appezzamenti” di territorio Siciliano destinati a uso di esercitazioni “pre-belliche”. Oltre Drasy, almeno tre poligoni di tiro siciliani: “San Matteo” in territorio di Erice (Trapani), “Santa Barbara” nei comuni di Tripi e Novara di Sicilia (Messina), e “Masseria dei Cippi” nelle campagne di Montelepre (Palermo). Sono aree di grande valore naturalistico, archeologico ed etnoantropologico, da decenni soggette a servitù militare e seriamente minacciate nella loro sopravvivenza. Addestramenti a fuoco, dalle ore 8 alle ore 17 per otto mesi all’anno, senza contare i “giochi di guerra” svolti nello stesso luogo dalle forze armate statunitensi. Tutto si ripete “normalmente” da oltre 60 anni, nonostante i danni ambientali denunciati dalle associazioni Mare Amico, Mare Vivo e Legambiente. Un destino analogo è toccato anche al parco naturale di San Matteo. Un’area inclusa nel sito d’importanza comunitaria denominato “Monte San Giuliano”, appartenente alla Rete Natura 2000, eppure inspiegabilmente adibita a poligono militare “occasionale. Nel già citato poligono di Tripi l’esercito testa i lanciarazzi anticarro “Panzerfaust 3”, tecnologia di produzione tedesca che ha rimpiazzato i vecchi bazooka. In località Santa Barbara, «i militari sparano nella direzione di una grande roccia e il rumore si avverte sino in paese. In questo poligono le sessioni di tiro coprono l’intero anno – mesi estivi compresi – e si svolgono proprio a ridosso dell’alveo del Torrente Mazzarrà, a poca distanza dalla riserva naturale di “San Cono-Casale-Carnena”. Un’oasi regionale istituita per offrire protezione e rifugio agli animali selvatici, per i quali la presenza di un poligono, con il suo forte impatto acustico e per l’ecosistema, non può, di certo, che rappresentare un pesante deterrente.

Non sono solo quelli elencati, ovviamente, i poligoni in Sicilia, basti pensare a quello “aereo-marittimo” di Marzamemi, ma basti pensare (soprattutto) cosa rappresenta la Sigonella “statunitense”, per la quale poco tempo addietro si è appreso che. la Nato dispiegherà nei prossimi mesi “dei droni di sorveglianza in Sicilia, per controllare quello che succede sul terreno. Li utilizzeremo in diversi posti, ma avranno la loro base in Sicilia. Confermando che Sigonella sarà la base del comando “Global Hawk” Block 40  e dei “Predator”. Sembra (se volete) una solenne presa in giro, dal momento che Sigonella “ospita” ormai da anni i “Global Hawks” e i “Predator”, con l’unica differenza che sono di esclusiva proprietà ed operatività degli USA. Che ora arrivino pure i droni della NATO è un surplus che rende ancora più pericolosa l’installazione “italiana” al cui interno, in piena autonomia, è collocata la Naval Air Station statunitense. L’utilizzo dei droni è diventato regolare prassi grazie ad un accordo Italia-Usa che dal 2008 consente agli americani di utilizzare gli hangar di Sigonella come base per i droni. Negli ultimi cinque anni, il Pentagono ha sborsato altri 31 milioni di dollari per la sola manutenzione dei Global Hawks.

Quindi, Sicilia più che militarizzata e non solo per esercitazioni: un “boato” in più, o uno in meno provocato da un Eurofighter 2000 che importanza ha, quando si sconosce il “numero” dei voli dei droni e dei velivoli USA “controllati” dal radar “unico ed esclusivo” di Sigonella?

 


Fonte: Gianmarco Catalano, “nmenzulastrada

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