Legittima difesa in Italia: giusto parlarne?

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di Luigi Asero

 

È forte, rilanciato dai gravi fatti verificatisi nell’ultimo periodo, il dibattito sull’opportunità di riformare la normativa sulla legittima difesa. 

Le morti atroci di Emanuele ad Alatri, come di Davide a Budrio ucciso per rapina, hanno rilanciato il tam tam mediatico. Si avverte una esigenza di tutela da parte del popolo che non sembra essere soddisfatta dalle Istituzioni preposte. Non certo per mancanza di impegno di forze dell’ordine e magistratura (almeno nella maggior parte dei casi), quanto per un caos legislativo che fa sì che il principio della “certezza della pena” sia venuto a mancare, assieme alle sue vittime.

Oggi difendersi è azione assai improba, lo è addirittura per gli stessi tutori dell’ordine, sin troppo spesso oggetto di indagini per aver dovuto sparare nel corso di un’operazione di polizia. Certo, nessuno si augura ciò che sin troppo spesso è accaduto negli States, dove sono decine le vittime innocenti di agenti dal grilletto facile. Ma nemmeno è immaginabile poter sentirsi tutelati da un corpo che deve temere innanzitutto per la propria incolumità, che deve fronteggiare costantemente il rischio di un’azione che potrebbe avere ripercussioni sulla propria carriera e sulla propria onorabilità.

Le proposte di riforma della normativa non mancano, ma appaiono tutte carenti e lacunose, sia da un punto di vista legislativo e costituzionale, sia da un punto di vista pratico.

Quale che sia la normativa che si dovrà applicare, sembra che non si riesca a focalizzare ciò che per primo elemento sarebbe il deterrente: occorre rendere certe le pene già oggi previste dai Codici vigenti.

E poi la prevenzione. Il crimine, le azioni criminali hanno terreno facile in un periodo di crisi di Valori, ma anche di crisi economica, di mancata applicazione del principio secondo cui “la legge è (sarebbe) uguale per tutti”. La gente comune non percepisce questa equità quando personaggi di rilievo scontano zero per furti e truffe e tangenti, mentre la persona singola rischia il carcere per il “furto della merendina”. E non stiamo certo esagerando, ci raccontano le cronache quotidiane fatti che portano a una sempre crescente indignazione.

Si parla di legittima difesa (e quindi di non punibilità) per chi “ha commesso il fatto costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”. In caso di furto non c’è proporzione fra il pericolo generato da uno sparo e quello di essere derubati. La proporzione c’è, per la legge, se “taluno legittimamente presente” nel proprio domicilio o in un luogo ove venga esercitata attività commerciale, professionale o imprenditoriale usa un’arma “legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria o la altrui incolumità o i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione”. Questa seconda parte (“i beni propri o altrui…”) è stata aggiunta nel 2006.

Può essere un deterrente la legittima difesa? Può esserlo, ma solo in assenza di un’azione di prevenzione da parte dello Stato. Può essere un deterrente ma rischia di diventare una nuova minaccia, come stabilire se il soggetto che legittimamente detiene un’arma è in condizioni psicofisiche idonee al suo uso? Certo, lo sarà stato al momento in cui la licenza viene rilasciata, ma come si controlla in ogni istante successivo che questa condizione persista?

Non è discussione che si può affrontare in un singolo articolo, ma è certo che ciò che manca veramente in Italia è la prevenzione. Certezza della pena, spinta per un benessere più diffuso, necessità di dare rapidamente giustizia ai richiedenti (quindi necessità di velocizzare i tempi giudiziari), ma anche forse una nuova cultura proprio fra la gente. Nelle famiglie, nelle scuole, negli uffici. Ognuno torni a rendersi responsabile dei compiti di cui è investito, ognuno faccia la sua parte. Sembra assurdo, ma anche assegnare in tempo utile un alloggio popolare vuol dire giustizia. Nessuno è escluso dal bisogno di fare la propria parte.

L’Italia ha bisogno di tutti noi, tutti insieme. Giustizia, non giustizieri.

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One Thought to “Legittima difesa in Italia: giusto parlarne?”

  1. antonio

    vale anche per la patente di guida. Chi controlla che abbia ancora i requisiti psico fisici il conducente visto che viene rinnovata ogni 10 anni. E puoi uccidere comunque anche con l’auto sotto effetto dell’alcool e droghe varie. Perciò è inutile demonizzare i possessori di porto d’arma che subiscono una visita anche psichiatrica a differenza della patente di guida.

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